Strano interludio

(Diario di un esule – 2)

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Un senso d’insolita fatica accompagna la mia pedalata, sotto il sole di mezzogiorno di quest’atroce seconda metà di luglio, fra le stoppie riarse del grano mietuto, accarezzate da una leggera e benedetta ventilazione tiepida.
Consueto, invece, il senso di appagante familiarità nel varcare la soglia della trattoria.

ritrovo

Non mi appare il caro Tonino (e la mancanza della sua irruente presenza in questo momento non mi dispiace), ma una signora insolita alla cassa e poi il giovane cameriere di origine marocchina, di lui stesso cognato.
Mi guarda un po’ con sorpresa poi mi dà il bentornato, dove sei stato?
“A Tenerife, da mio fratello;” poi, alla sua reazione positiva, aggiungo: “eh, là si sta bene tutto l’anno.”
La sala è già quasi piena; mi fa accomodare nell’unico tavolino libero da un solo coperto, vicino all’angolo d’entrata; uno dei vecchi clienti, anche lui solitario, mi riconosce e mi saluta sorridendo.
Una ventola al soffitto svolge egregiamente il suo lavoro: il timore di stare in sofferenza è fugato.
“Mezzo litro di rosso?”
“No, oggi prendo una birra grande.”

Sono già a metà della mia abbondante porzione di maccheroncini al pasticcio (ma anche l’appetito non è il solito…) quando, come in altre occasioni, il primattore fa il suo ingresso in scena.
Noto i suoi lineamenti e i colori scuri nel volto ovale, che mi sembrano più contrastati e vivi del solito, subito prima che lui s’accorga della mia presenza.
“Oh, Francesco, bentornato!” mi fa avvicinandosi con espressione gioiosa: “Mi è arrivata la tua cartolina… Li conosco tutti quei posti! Com’è andata?”
“Ah, dopo pochi giorni ho preso il Covid. Mi è durato quattro giorni, poi per il resto della vacanza ho avuto una fastidiosa tosse secca insistente che mi ha lasciato solo ora, nella calura padana.”
Lui cerca di dimostrare che il Covid non esiste e che si tratta solo di un’influenza dovuta al cambio di clima.
Forse, anzi sicuramente, dovrei controbattere, ma non lo faccio, per sfinitezza.

Invece riesco a dire: “Intanto ci siamo liberati di Draghi, sembrava impossibile.”
Scuote la testa; sono propenso a dargli ragione sul fatto che sia inutile attendersi cambiamenti sostanziali, ma lui mi spiazza ancora una volta: “Non ci lasceranno andare a votare; c’è tutto un piano.”
Poiché anche a me sembrava impossibile, in questa fase di regime, l’ipotesi di una nuova consultazione elettorale, l’argomento scava un solco importante nella mia coscienza. Già, in fondo basterà una dichiarazione formale di guerra per impedire d’esprimersi alla popolazione italiana, nelle variabilità delle sue componenti consapevoli (vedi alla voce: “Uniti per la Costituzione” di Francesco Toscano) e, ahimè, conformiste (vedi alla voce: partiti di regime e finta opposizione di destra).

Comunque vada, sento tuttavia il bisogno di ripetere a me stesso: io me ne andrò, ho deciso di lasciare questo disgraziato Paese e lo farò, non appena mi sia possibile, molto meglio sarebbe prima di un autunno mai stato così minaccioso, dal dopoguerra fino a oggi.
Tonino, prima di raccontarmi dei suoi due anni felici passati in quell’isola canaria, vuole sapere a che punto sia il mio progetto.
“Ah, finché non riesco a vendere casa mi tocca aspettare; ho già avuto cinque visite: l’appartamento piace a tutti ma nessuno si è ancora deciso.”
Poi parliamo dei prezzi là; gli dico che quello acquistato da mio fratello cinque anni fa adesso vale quasi il doppio.
Insiste a lungo col suggerimento di cercare casa in centri minori, senza minimamente scalfire la mia idea di scegliere proprio la vivace Puerto de la Cruz, magari proprio nella stessa, incantata zona periferica pedecollinare dove, ancora una volta, sono appena stato ospite.

“Quando chiudete per le ferie?” gli chiedo al volo durante un suo nuovo passaggio fra i tavoli.
“Venerdì, facciamo una festa, con il baccalà, la musica e il rum, mi raccomando, ti aspettiamo!”
“Ah una cosa rinfrescante…”
È il tipo di festa, qui, di ogni sabato sera, da me sempre snobbato, principalmente in virtù della mia abitudine al digiuno intermittente; per questo mi sembra di capire che si tratti di venerdì sera, e tutto sommato mi va bene così.

Intanto tutto è terribilmente difficile, come del resto prevedevo, in questa stagione dominata giorno e notte dalla calura opprimente.
Anche la gioiosità del mio unico ricorrente svago bisettimanale, qui in trattoria, appare come coperta da un velo di foschia.
In un raro momento in cui lo tengo acceso, sento suonare il telefono. È una delle due gentili, giovani signore dell’agenzia immobiliare.
A fatica, nel sottofondo chiassoso di voci della sala, distinguo la sua richiesta, di poter effettuare una nuova visita giovedì pomeriggio. Acconsento senza alcun dubbio, sorpreso da quest’evenienza quasi fuori tempo massimo, relativamente al calendario estivo così avanzato.

Quando infine mi ritrovo alla cassa, Tonino ribadisce l’invito per venerdì, a pranzo.
“Se riesco vengo; devo solo fissare un paio di giorni a Viareggio da un mio amico.”
“Ci vai sabato!”
“Vediamo, cercherò di esserci!” poi, come sempre, una vigorosa stretta di mano sancisce quest’amicizia fra persone coetanee, così diverse e così elettivamente affini.
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Informazioni su Franz

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11 risposte a Strano interludio

  1. Anna ha detto:

    Anche io ho preso il covid a bo…

    • Franz ha detto:

      Spero in forma leggera. Certo quest’ondata anomala in piena estate non può essere che un regalo dell’asfissiante e pervasiva campagna di “vaccinazione”, ai cui promotori non ci resta che essere “grati”.

  2. camu ha detto:

    Un piacevole spaccato di vita quotidiana. Sono certo che saprai ricostruire queste abitudini mondane dall’altra parte del guado canariano, e conserverai queste memorie con piacere. Certo, un pizzico di nostalgia c’è sempre, e parlo per esperienza personale da esule in America 😉

    • Franz ha detto:

      Eh sì, caro amico e (per ora potenziale…) compagno d’esilio: ho messo in cantiere anche la probabile nostalgia, che potrà manifestarsi circa i luoghi e le situazioni di una vita già abbastanza lunga e sicuramente molto variegata nei decenni.
      Non nascondo anche qualche inevitabile inquietudine, sulla scelta così drastica di cambiare vita espatriando.
      Ma la decisione è presa, dunque l’auspicio è di poter realizzare il trasloco molto presto, che significa riuscire a vendere il mio appartamento nei pressi di Bologna.

      Ringraziandoti per l’attenzione che continui a riservare ai miei scritti, ti invio un saluto transoceanico.

      • camu ha detto:

        Non indugiare, non voltarti indietro o il passato e la nostalgia ti trasformeranno in una statua di sale. Io la vedo come quando devo andare dal dentista: so che non mi aspetta una passeggiata piacevole (se c’è una cosa che odio con passione sono le visite dal dentista), ma se voglio stare meglio, devo attraversare quel momento di penitenza. Poi alla fine, sono certo che ti sentirai meglio. Io ad esempio per anni ho procrastinato il mio desiderio di trovare un nuovo lavoro, anche se la mia vita professionale era miserabile nell’ufficio dove mi trovavo. Poi ho deciso di “tirar via quel dente malato”, ed ora rimpiango solo di non averlo fatto prima. Vedrai, sarà lo stesso anche per te, ne sono certo.

  3. Chiara ha detto:

    Ciao Francesco , davvero hai deciso di andare via dall’,Italia? Buona serata
    Chiara

  4. andreabartolotti ha detto:

    Alloraselis wuando ti decidi a votare x toscano

    Inviato da iPhone

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