Scusate l’interruzione

Sono felicemente arrivato nel porto di Huelva e sono già a bordo della nave, che dovrebbe salpare fra meno di un’ora.

Il servizio di wifi libero è praticamente inutilizzabile, per cui riprenderò le pubblicazioni all’arrivo, previsto il 2 gennaio.

Un felicissimo anno nuovo a te lettore, fedele o casuale, di questo blog, e, salvo naufragi nell’oceano 😀 , a rileggerci nel 2023!

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L’esodo: 5- Attraverso la Mancha

(Diario di un esule – 7) .

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Eebbene sì, cari amici, la tappa odierna, abbandonato il Mediterraneo e puntando nell’entroterra in direzione Sud-Ovest, mi ha fatto attraversare completamente la leggendaria regione della Mancha, che fino a oggi non avrei proprio saputo ubicare nella carta geografica spagnola.

Mi sono alzato alle sette e mezza, questa volta ben riposato.
Forti folate di vento freddo mi colpiscono nel breve tratto che mi separa dalla sala delle colazioni.

1 - alba

È piena di gente, per cui evito di scattare fotografie, ma la cosa, allo stesso tempo, mi permette, senza destare interesse alcuno, i miei ripetuti giri dal tavolino ai vari banchi, molto forniti di cibi salati e dolci. E, come ieri, anche di imboscare un panino al formaggio, di dimensioni che sembrano studiate apposta per il mio marsupio, nonché quattro piccoli torroncini.

Preparato lo zaino e la borsa del computer e poi pagato il conto, è il momento di dare la sveglia anche alla mia compagna di viaggio a quattro ruote.

2 Eze
Pochi minuti di navigatore mi bastano per rientrare in autostrada, dopodiché potrò precauzionalmente tenere disattivato il telefono molto a lungo.

3 prime luci grigie
Mentre guido, tento ripetutamente di catturare immagini volanti e, a volte, ci riesco:

4 panorama
Anche questa è la Mancha anche se, invece di cavalieri bizzarri, vedo comparire, fra tranquilli paesaggi campestri, un bosco di pale eoliche

5 pale

e poi un lungo viadotto

7 viadotto
Dopo circa centocinquanta chilometri dalla partenza, è il momento di un’importante biforcazione:

8 -bivio
Abbandonata la “A3” che procede in direzione Nord-Ovest verso la capitale, prendo, verso Sud-Ovest, la deviazione per Ciudad Real.
Di lì a poco mi fermo per fare rifornimento.

9 - benzina
Il servizio è libero e si paga successivamente alla cassa. Già questa fiducia nei confronti di una clientela di sconosciuti mi è congeniale, ma poi il sorriso sincero che mi riserva la cassiera nel congedarmi mi riempie letteralmente il cuore.
Sono piccoli segni di dolcezza che, in situazione di scarsi contatti umani, e per di più in terra straniera, impreziosiscono la giornata e poi, inutile nasconderlo, non sono certo di prassi nel Paese che ho deciso di lasciare.

Lo scarsissimo traffico che c’è dopo la deviazione mi permette di dedicarmi senza rischi alla caccia di immagini volanti.

10 panorama
11 panorama
12 panorama
Con grande contrasto rispetto alla mia carreggiata semideserta, compare improvvisamente, in quella opposta, una lunga coda, probabilmente originata da un incidente.

14 coda
Fin qui (e ormai il porto di Huelva sull’Atlantico comincia a non sembrare più un miraggio), mi posso dire molto fortunato nel non essere incorso, oltre che in inconvenienti più gravi, neanche in sgradevoli situazioni come quella.

Cerco di tener duro alla guida fino alle tre ore di percorrenza, poi, intorno alle undici e mezza, prendo la deviazione per una “via di sevizio”, per concedermi una pausa.
A differenza di ieri, quando le aree di sosta e rifornimento erano rare in modo quasi preoccupante, oggi ogni tre o quattro chilometri ne incontro una.
Credo di averne capito le ragioni, nella differenza fra le cosiddette “autopiste” e le “autovie”.
Benché, rispetto al tipo di circolazione, siano praticamente indistinguibili, queste seconde sono ad accesso libero (in tutto il percorso odierno non spenderò neanche un euro ai caselli); le aree di sosta, poi, sono delle vere e proprie cittadelle, con parchi e parcheggi, officine meccaniche e di rifornimento, stabilimenti, bar ristoranti e addirittura alberghi, peraltro spesso dall’aspetto gradevolmente diffuso e campestre.
Credo che questo dipenda dalla possibilità di essere raggiunte senza pedaggio anche a fronte di brevi spostamenti.

16 area
15 area
17 area
Sia per l’orario, sia per l’effettiva grande concorrenza, nel bar ristorante (dove mi accingo a ordinare una bevanda con cui accompagnare il mio panino) c’è ben poca gente.

18 ristorante
Scelgo comunque un tavolino il più possibile lontano da possibili sguardi indiscreti, per fare la mia merenda semi-abusiva in santa pace.

20 risto2

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19 spuntino

Terminata la merenda, rubo l’immagine di un dettaglio all’interno…

21 presepe
…poi, dopo aver bevuto al banco il mio fondamentale caffè quotidiano, cerco di immortalare altri scorci di questo piccolo mondo che sorge a lato delle carreggiate autostradali.

23 panorama

24 cittadella
E si riparte, perfettamente ricaricati. La difficoltà, con corsie così sgombre, è stare dentro l’angusto limite costante di centoventi chilometri orari.

25 vuoto

Spesso, per rallentare, stacco la marcia e sfrutto “in folle” l’abbrivio.
Ho riacceso la radio e, per una coincidenza davvero strana (ma gradita) con quanto successo ieri, ho travato una stazione che trasmette, commentandoli, dei brani dei Beatles dai primi loro album.

26 città bianca

Porto via l’immagine anche a questo particolare villaggio collinare tutto bianco.

Ma qualcos’altro sta imponendosi ora alla mia attenzione: il contachilometri generale.
Sì, perché è iniziato il conto alla rovescia per il raggiungimento dei centomila chilometri percorsi da Ezechiela nei suoi sette anni di vita, dapprima come taxi poi come (sottoutilizzata) automobile privata.

Mi dico che sarebbe molto bello poter fermarmi per fotografare l’evento, ma mi sembra un’ipotesi oggettivamente improbabile.

E invece, a suggerire ipotesi che fino a pochi anni fa avrei bollato come superstiziose, la comparsa di una “via di servizio” proprio in coincidenza coi novantanovemilanovecentonovantanove chilometri

27 100km
mi permette, di fronte a questo ristorante, d’immortalare e celebrare come si deve il grande evento!

28 100km

Non ne mancano poi molti altri per concludere, in una periferia della città di Cordova, la tappa odierna.

C’è certamente vegetazione, ma le strade sono molto animate di traffico e pedoni, in quest’ultimo venerdì pomeriggio dell’anno.
 
29 cordova

Il mio albergo non è lontano e ho la fortuna di trovare parcheggio, con una manovra non semplice, proprio di fronte all’entrata, tanto che rinuncerò a chiedere la possibilità di lasciarla in un garage convenzionato.

30 parcheggio
31 hotel
32 di fronte
Dalla camera al secondo piano la visuale non è delle migliori,

34 visuale
ma è pur sempre nobilitata da un giardino, curato, nei balconi del piano di sotto.

35 visuale

E questa è la stanza,

33 camera

.un po’ spartana ma comunque confortevole, dove passerò l’ultima notte in albergo prima di affrontare, domani 31 dicembre dalle quattro e mezza del pomeriggio, la traversata oceanica verso le Canarie.

 
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L’esodo: 4- Lungo la Spagna mediterranea

(Diario di un esule – 6) .

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La notte non è stata delle migliori… per mia assoluta dabbenaggine: ho smaniato per il caldo senza cercare, non ci voleva molto (e c’erano esposte anche le istruzioni!), il termosifone seminascosto e la relativa manopola.
Ma almeno mi sono alzato in anticipo rispetto ai due giorni precedenti.
Mi colpisce la lentezza con cui si fa giorno: sono le sette e mezza quando esco dalla camera e questo è il quadro che mi si presenta

1 alba

poi, ragionando, mi rendo conto di aver viaggiato fin qui sempre verso Ovest e nell’ambito dello stesso fuso orario.

Questa volta la porta principale è aperta sul salone della colazione, animato da alcune cortesi signore che lo sovraintendono e da diversi clienti che, senza fretta, si dedicano al cibo e alle bevande, il tutto, come immaginavo, proposto in grande varietà e senza limiti di consumo.

2 colazione

Questa è la prima versione del mio “petit déjeuner”, a cui si aggiungerà qualche giro supplementare, vuoi per arricchirlo, vuoi per imboscare furtivamente un po’ di merenda dentro il marsupio che, in queste occasioni, svolge egregiamente il suo compito.

Quando è il momento di riaccendere il motore, mi sento piacevolmente carburato, a parziale compenso del riposo non felicissimo.
Pochi chilometri mi separano dal confine spagnolo, che mi si presenta con un imponente slargo della carreggiata:

3 Spagna

Come ieri, nessun controllo di sorta alla frontiera.
L’immagine, fra l’altro, testimonia già i panorami più estesi e pianeggianti che faranno da sfondo all’intero tragitto odierno fino ai dintorni di Valencia.

Mi sento, tutto sommato, in buone condizioni anche oggi, tanto è vero che per la prima volta in questo viaggio decido di accendere l’autoradio, come immortalo in questa fotografia (un po’ mossa…)

4 autoradio

Seleziono musiche con echi locali (testimoniate dalla presenza frequente dell’organetto, anche in arrangiamenti moderni), ma non mi dispiace soffermarmi anche su voci che parlano, tutte esclusivamente e velocemente, la lingua catalana.
Di tale idioma conoscevo soltanto le poche parole d’auguri che, dopo averle tradotte automaticamente, invio solitamente per il suo compleanno a una mia amica di Barcellona, conosciuta camminando lungo la via Francigena. E mi dava la sgradevole impressione, con tutti quei termini tronchi d’accento e come mozzati in fondo, di essere la lingua di Paperino nei cartoni animati.
Invece il relativo ascolto dal vivo mi sorprende e mi affascina: evidente parente dalla lingua spagnola e di quella francese, è come se evitasse gli eccessi di focosità della prima e quelli di sensualità della seconda.
Tre quarti dell’itinerario odierno si svolgono in Catalogna e l’impressione di orgoglio locale che mi suscita è davvero grande: tutte le insegne e anche i pannelli autostradali fanno pensare di non essere affatto in territorio spagnolo.

A un tratto, la colonna sonora propone un brano classico che, a sorpresa, mi emoziona e commuove intensamente. Si tratta di “Penny lane” dei Beatles, cantata e arrangiata con la loro consueta disarmante semplicità, come se si trattasse di una canzonetta senza pretese. Non l’avevo mai considerata fra le grandi, ma devo ricredermi e ancor di più ora, che (poco fa) ne ho voluto leggere la traduzione del nostalgico testocomposto da Paul McCartney.

La compagnia della radio mi fa giungere presto a un bivio importante:

5 bivio

proprio quello per chi deve dirigersi nel capoluogo o, per dirla con loro, nella capitale: Barcellona.

Proseguo ancora, fino a una piacevole area di sosta,

6 panca
in cui decido di accendere per la prima volta il telefono in terra di Spagna.

Poi riparto e, dopo qualche chilometro, gli occhi si posano con sorpresa sulla temperatura esterna segnalata dal cruscotto:

7 18 gradi

Diciotto gradi! Non credo proprio che in questo momento, alle undici e trentacinque del 29 dicembre, nella destinazione finale di questo lungo viaggio fino al Nord di Tenerife, ci sia una temperatura molto diversa.

Sono già sicuramente oltre la metà percorso quando mi concedo la sosta rigeneratrice in un’area di servizio.
E qui, per prima cosa, vado a issarmi su un alto blocco di cemento per riprendere, laggiù, il mare luminescente, che oggi, a differenza di ieri, non si nasconde.

9 mare2

Ecco l’esterno dell’autogrill:

10 autogrill

ed ecco un particolare… scorcio dell’interno (un viaggio è fatto di tante diverse situazioni, no?)

11 cesso

Grazie al grande anticipo rispetto alle abitudini alimentari spagnole, trovo con piacere la grande sala bar-ristorante semivuota.
Posso consumare la mia merenda (l’appetito ovviamente non è molto), accompagnata da un succo di frutta d’uva, in santa pace

12 merenda

e, a seguire, un rigenerante “café solo”, cioè un normale espresso.

Dopo la sosta, anche la guida sembra meno stressante; ogni tanto, senza distrarmi troppo dai comandi, tento degli scatti volanti al paesaggio, con esiti che si riveleranno in gran parte da cestinare.
Ma non in questo caso:

13 panorama

o in questo, dove, ancora una volta, appare lontano il Mediterraneo:

14 mare3

Intanto, la temperatura esterna non finisce di sorprendere, coi suoi

15 21 gradi

ventuno gradi e mezzo!!!

La città di Valencia ormai è raggiunta, ma il mio albergo si trova in prossimità dell’ultima relativa uscita, sulla diramazione autostradale verso Madrid.

Cinque ore e un quarto, alla fine, è il tempo di guida impiegato per percorrere questa terza tappa, fino all’imponente hotel-ristorante che mi ospita, in questa sua attigua dependance:

16 hotel

e questa, come sempre per finire, è la mia comoda e silenziosa stanza,

17 stanza
dotata, come ho immediatamente verificato, di un termosifone comodamente regolabile…!

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