Dagli al lobbista

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Una campagna d’opinione di dimensioni straordinarie ha convinto in questi giorni gran parte della popolazione italiana che il limite dell’aristo-tecnocrate, nonchè messianico salvatore della patria, SuperMario Monti, sia la debolezza nei confronti di alcune ‘lobby’, la liberalizzazione dei cui mercati renderebbe equa e utile la pazzesca manovra economica, anzi l’attuale, pazzesca manovra economica, visto che la recessione che questa causerà costringerà ad un crescendo di altre manovre sempre più autoritarie.

La gente viene efficacemente portata ad assumere a cuor leggero la necessità di costi collettivi assurdi, come per il ‘Treno ad Alta Capacità’ (questa le dizione corretta) della Val di Susa, o di folli spese militari miliardarie, e a individuare invece nei farmacisti, negli edicolanti e nei tassisti i nemici su cui infierire.

Cavalcano questo tema gran parte degli organi di informazione, come pure il Partito Democratico, quello cioé che sembrava candidato ad assumere la guida della nazione, almeno prima che l’effetto suicida di appoggiare questo ‘governo tecnico’ (istituzionalmente e geneticamente nemico della popolazione, con l’alibi dell’inevitabilità), non lo ridimensioni per l’ennesima volta.
In particolare l’argomento è l’attuale cavallo di battaglia dell’impagabile Pier Luigi Bersani, che non si rende conto di darsi da solo del codardo, quando critica di debolezza Mario Monti per non aver osato, a suo dire, certi provvedimenti che in realtà neanche lui prese come ministro qualche anno fa, ai tempi delle indimenticabili ‘lenzuolate’.

Con metodi scientifici di persuasione siamo portati, di questi tempi, a credere ad una serie di paradossali contraddizioni: risolvere il problema della disoccupazione allungando il periodo lavorativo degli occupati, o agevolando il licenziamento di chi fa un mestiere legato alla produzione; risolvere il problema del debito mettendo al governo i rappresentanti dei principali responsabili della sua esplosiva formazione; invocare il totem della crescita indefinita in una società destinata inevitabilmente a una decrescita, sia per l’esaurimento delle risorse planetarie che per l’impossibilità di continuare a produrre immense quantità di beni inutili e dannosi per l’ambiente; risolvere, infine, la crisi del modello capitalista, che sta affrontando il suo storico, formidabile e definitivo collasso, con ricette di liberismo spinto.

Dall’assordante coro di unanimità si distinguono, solo per chi abbia a disposizione canali meno allineati, cioé gli unici veri amici della verità, alcune voci, come quella di Nicola Di Giacobbe, presidente nazionale del sindacato UNICATAXI:
Le liberalizzazioni non sono quelle di cui parlano politici e stampa; in Italia ai contadini che producono vanno circa venti/trenta centesimi per un kg, che noi paghiamo 2 euro. La risposta della politica? E’ liberalizziamo …i fruttivendoli nelle città? Ai quali, il prezzo viene imposto da chi controlla e specula nella grande distribuzione. Il servizio di trasporto locale ha costi ‘politico-economici’ troppo alti e propongono la liberalizzazione dei taxi che sono solo un servizio complementare al servizio di linea
o quella di Giuseppe  Bortolussi, segretario della CGIA di Mestre:
Vuoi vedere che se il Paese rischia il collasso è colpa delle mancate liberalizzazioni dei taxi, dei farmaci di fascia C o delle edicole? In queste ore stiamo assistendo ad un vero e proprio attacco contro queste categorie, ma è possibile che non ci sia nessuno che alzi un dito e chieda conto alle assicurazioni, alle banche, alle ferrovie o alle società del gas o delle autostrade sul fatto che le liberalizzazioni che ci sono state in questi ultimi vent’anni hanno prodotto aumenti esponenziali di prezzi e tariffe, recando vantaggi solo ai grandi potentati economici che stanno dietro a questi settori?

Credo che proprio qui stia il punto: l’interesse vero, oltre all’utilità di fornire comodi capri espiatori a un’opinione pubblica ingenuamente pronta a osannare l’ennesimo deus-ex-machina, e ora delusa e spaventata dalle sue prime mosse antipopolari, è appannaggio di un altro genere di lobby, molto più vera, potente e pericolosa: quella dei grandi gruppi industriali e finanzari, parente stretta di quella dei politici.

Una direttiva CEE (per la precisione la 2006/123), purtroppo non strettamente vincolante, esclude il settore taxi dai princìpi di liberalizzazione, prevedendo dunque il modello regolamentato in vigore in Italia, come in quasi tutti gli altri Paesi europei (compresi Francia e Germania).
La direttiva è peraltro coerente con la constatazione degli esiti fallimentari di deregolamentazione avvenuti, ad esempio, in Olanda, dove, dopo un primo calo delle tariffe, l’utenza dovette constatare il rapido degrado del servizio e poi una nuova tendenza all’aumento delle stesse, tanto da costringere ad un ritorno al vecchio regime normativo.
Un parlamentare di Futuro e Libertà addirittura ha esaltato il modello americano, senza spiegare la situazione, ad esempio, di New York, dove, cito la risposta di uno dei nostri sindacati (URITAXI) “le licenze sono gestite da pochi miliardari, mentre gli autisti sono dei poveri immigrati sfruttati (per lo più Senegalesi e Pakistani) i quali, per rabbia di fame, sono costretti a vivere una vita infernale, dominata dallo sfruttamento e dall’illegalità.” (Sulla vita di quei poveracci si può leggere questo libro).

Calando il modello sulla mia esperienza quotidiana, mi chiedo che ne sarebbe, ad esempio, degli attuali obblighi, per alcune particolari licenze, di garantire il servizio, tramite turni alternati, nei comuni dell’interland della città che, per relativa scarsità di richieste, i taxi convenzionali sono portati a non presidiare.
Che ne sarebbe, del traffico nei pressi della stazione, dove in certi momenti nella giornata, di bassa richiesta, già l’attuale flotta di taxi ha seri problemi a trovare il posto fisico dove attendere.
Che ne sarebbe del traffico in generale, quando i taxi trovassero tutte le aree di posteggio piene e fossero costretti a procedere e ad ingolfare ulteriormente le nostre strade, che, a differenza di quelle di New York, conservano la loro antica struttura medievale.
Che ne sarebbe della sicurezza, della pulizia, della dotazione tecnologica, dell’effettiva capacità di vetture e autisti incentivati a fornire servizi a prezzi sempre più bassi, e con turni di lavoro sempre più massacranti, in omaggio alla concorrenza.

Ma c’è un paio di ulteriori aspetti, prettamente finanziari, che rendono la proposta di liberalizzazione del tutto allineata a quella ‘logica dei paradossi’ che si diceva.
Il valore di scambio delle licenze, come si sa, è altissimo (tanto che alcuni nuovi tassisti sono operai o impiegati licenziati che hanno ipotecato la propria casa pur di comprarsi la possibilità di campare); ad ogni scambio commerciale di una licenza, una percentuale significativa viene versata in tasse, dunque contribuisce a decrementare il famoso deficit e debito pubblico. Liberalizzare il servizio comporterebbe dunque, insieme con la distruzione dei capitali investiti, un aggravio del problema per la collettività.
Ma non solo. Le modifiche legali, introdotte dallo stesso ex-ministro Bersani, sancirono la possibilità per i singoli comuni di emettere, in funzione delle effettive necessità nel servizio, bandi per nuove licenze ‘a titolo oneroso’, dunque a pagamento, per chi ne è interessato avendone i requisiti; ebbene anche questa possibile fonte di introiti per i bilanci comunali verrebbe a mancare.

Sono molto amareggiato e indignato, nel vedere il mio futuro lavorativo e pensionistico manovrato da interessi falsi ed ipocriti e di facile presa su una popolazione disorientata e spaventata.
Chiedo a chiunque legga queste righe di formarsi una propria opinione critica autonoma e correttamente informata, prima di accodarsi al coro che superficialmente ha imposto la sua voce, in maniera tanto estesa e capillare, in questi giorni.
Ed esorto, per quanto possibile, a contribuire nel diffondere informazioni e opinioni più serie.
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L’immagine di ‘Bersanator’ è presa da: http://www.piddi.it/?tag=bersani

scientifici

Informazioni su Franz

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25 risposte a Dagli al lobbista

  1. silvanascricci ha detto:

    Scusate se faccio la voce fuori dal coro.
    Non parlo tanto dei taxisti del cui mondo conosco nulla e quindi mi astengo per onestà intellettuale.
    Parlo però delle farmacie.
    E’ vero che le liberalizzazioni nel nostro paese non hanno portato, se non in rarissimi casi, abbassamenti delle tariffe, però non trovo giusto che una persona che voglia laurearsi in farmacia non possa avere la possibilità di esercitare la professione se non ha avuto la “fortuna” di nascere da un genitori farmacista.
    Se proprio la sua passione per la farmacopea o la chimica la vuole esercitare può fare o il commesso oppure lavorare nelle farmacie degli ospedali (che costantemente tagliano il personale).
    E non mi si venga a dire che le cosiddette parafarmacie non possono offrire un servizio uguale a quello delle ufficiali visto che la gestione deve, per legge, essere di un farmacista laureato.
    Per equità e per restare in termini di presunta maggiore professionalità ed un minimo di coerenza bisognerebbe che le farmacie smettessero di vendere giocattoli, latte in polvere, cosmetici e tutti gli ammenicoli che con i farmaci non hanno nulla a che spartire.
    Forse la cosa andrebbe vista anche in questa ottica.
    A presto caro Franz

    • Franz ha detto:

      Cara Silvana, le tue considerazioni mi sembrano convincenti. Resta il fatto, tuttavia, che non potranno essere questi settori a risolvere il problema della stretta economica, che ci renderà (quasi) tutti più poveri, o dell’occupazione, che continuerà a peggiorare, mentre l’argomento viene sbandierato in maniera molto più che sospetta, e con un’unanimità che trovo un tantino disgustosa.
      Mi dispiace, poi, che i miei argomenti non siano stati sufficienti a convincerti sui danni della liberalizzazione dei taxi, drammatici per gli operatori, generatori di nuovo sfruttamento e condizioni di lavoro disumane, ma anche di un grave deteriormento della qualità del servizio per l’utenza.
      Ciao e a presto.

  2. Luca ha detto:

    All’arrivo del professor Monti ho adottato la tattica dilatoria della sospensione del giudizio che, mi rendo conto, presta non solo il fianco ma ogni altra parte del corpo (testicoli compresi) a serrate critiche ed accuse di lassismo, menefreghismo e fin vigliaccheria.

    E sono arrivato perfino a provare qualcosa che sconfinava nella soddisfazione quando il suddetto professore veniva trattato dalla nuova coppia comica della commedia brillante francotedesca con tutti gli onori e la reverenza che all’Ubriaco di Arcore venivano brutalmente negate.

    “Tout le trois…” diceva Monsieur Bruni, e il terzo altri non era che il deus ex machina di nuova generazione, anche se tirato opportunisticamente dentro la centrale di comando continentale più che altro per fare rabbia a quegli spocchiosi di Inglesi, cui se avessero rinunciato alla loro obsoleta sterlina nessuno avrebbe negato un seggio nella triade.

    Ho perfino visto un tratto umano nella ministra Fornero in lacrime nel pronunciare la parola “sacrifici” e mi sono emozionato nel vedere la Dottoressa Cancellieri passare dai Portici del Grano al Viminale.

    Tifare spudoratamente contro questa compagine legislativa è un precipuo interesse della Lega che, per bocca di Borghezio ormai privo di pudore e di Bossi ormai privo di censure e di argini, fa capire che se l’Italia collassa loro eiaculano copiosamente e contano di annettersi alla Germania in una sorta di Anschluss alla rovescia.

    Detto questo, la manovra che è scaturita da tanto po’ po’ di governo autocratico e supertecnocratico è un sorcetto minuscolo quanto pericolosissimo che ci ricorda come la totalità dei parlamentari chiamati a dare o negare fiducia alla razza eletta non guarda al bene del Paese ma solo al proprio tornaconto nelle prossime elezioni (e il simpatico Bersani rischia di non fare nessuna delle due cose).

    Stai vivendo sulla tua pelle l’umiliazione e l’incazzatura di essere additato al pubblico ludibrio come esponente di una subdola casta mentre nel profondo del cuore ti senti e sei un lavoratore al servizio della gente.

    Il tuo vissuto è identico a quello che ho provato io una quindicina di anni fa quando la colpa dello sfascio della sanità è stato propagandisticamente proiettato non sugli immondi vertici (tutti di nomina politica), ma sugli operatori dipinti come inetti, fannulloni e presuntuosi oltre che superprotetti e coccolati dai sindacati. Anch’io nel profondo del cuore mi sentivo un lavoratore al servizio della gente. Ma nessuno era disposto a crederci.

    • Franz ha detto:

      Ti dirò, mio caro, che, per quanto fastidiosa sia questa criminalizzazione della categoria, in me prevale l’autentica preoccupazione, non solo di vedere distrutto il capitale investito nella licenza (che avrebbe costituito, a fine carriera, una garanzia economica per la mia vecchiaia), ma le condizioni economiche stesse della mia attività, che in un regime di concorrenza selvaggia potrebbero rendere davvero problematico il mio bilancio mensile. E questa minaccia, così seria, in nome di vantaggi tanto falsi quanto condivisi grazie a una campagna d’opinione diffusa ed efficacissima.
      Per quanto riguarda il nuovo governo, ti lascio, se hai tempo e voglia, al tagliente giudizio di Marino Badiale, negli otto minuti di questo video (clicca qui).

      • Luca ha detto:

        L’accattivante vocina infantile che apre il video, col suo messaggio che è giusto affidare al fanciullino intrepido che anche noi giovani anziani conserviamo fra l’aorta e l’intenzione, mi trova d’accordo. L’alternativa c’è, ma non aspettiamocela come una rivoluzione delimitata nel tempo.

        Il caimano ammaccato ma neanche troppo ferito si prepara a una palingenesi: pur giurando e spergiurando che non si ripresenterà alle future elezioni, ho già argomentato che come il burattinaio che, secondo i King Crimson, does not play but gently pulls tre strings and smiles as the puppets dance in the Court of the Crimson King (e spero che ricorderai questo storico pezzo del 1969) mi fa ancora più paura.

        O come l’ultimo Gaber, non temo il Berlusconi in sè, temo il Berlusconi in me e in ciascuno di noi, su cui l’importatore del bunga-bunga ha fatto leva parte per calcolo astuto e parte per una storica botta di culo.

        Il deus ex machina alla Tino Scotti è stato sostituito da un deus ex machina alla George Orwell. Ma lungi da noi qualunque rimpianto per il modello “Ghe pensi mi”.

        Questa fase per certi versi quasi umiliante della vita italiana (ma non dimentichiamoci che essa ha avuto l’avallo di Giorgio Napolitano che sono sicuro abbia vagliato tutte le opzioni alternative prima di decidere per questa) discende da una gravissima perdita di credibilità a livello internazionale che rischiava di rendere l’Italia un paese extraeuropeo a tutti gli effetti.

        Per Monti non provo una esagerata simpatia, anzi nella mia poesiola natalizia l’ho perfino paragonato, con scherzosa iperbole, al defunto dittatore coreano. Ma provo ancor meno simpatia per un intero parlamento che cavalca astutamente le lacune di un governo “tecnico” che a volte sembra snobisticamente ignorare i fondamentali della politica (come si chiamava quel grande cestista che messosi a giocare a baseball faceva ridere i polli?) pensando esclusivamente al proprio tornaconto elettorale vero o presunto.

        Come Berlusconi ha buon gioco a dire “Ueh tusi, m’han sfiduciato le banche, mica il parlamento…”, anche il Professore ha buono, anzi ottimo gioco nel dire “Ma guardate che mi avete chiamato voi…”.

        Cercare di vedere in questa poco luminosa pagina di storia (che si spera breve) un necessario passaggio verso una democrazia ripristinata e in grado di non spalancare più le cosce al primo millantatore di passaggio è, credimi, il massimo esercizio di ottimismo della volontà che il Natale imminente mi agevola nel fare.

      • Franz ha detto:

        Ben vengano esercizi anche estremi come quello che suggerisci e proponi.
        Vedo tuttavia che anche i miei subdoli messaggi per interposta persona (in questo caso Marino Badiale) non ti inducono ad approdare alle divertenti spiagge del catastrofismo, le cui sabbie mobili mi hanno ormai definitivamente catturato.
        In particolare nutro, sul nostro anziano Capo dello Stato, un giudizio assai meno benevolo del tuo.
        Ma, visto il particolare giorno e orario, per questa volta non affondo la lama della critica.
        Ciao, carissimo.

  3. annamaria ha detto:

    Leggo che il mio collegamento non è esatto, anche essendo nel web da tre anni, ancora non so come orientarmi. Il mio indirizzo è Annamaria-liberipensieri.blogspot.com e isabel49.iobloggo.com
    grazie

  4. annamaria ha detto:

    Ho letto con molta attenzione questo particolareggiato post e lo devo alla mia amica Milvia che ne ha pubblicato il link. Ora ne so molto di più rispetto alla liberalizzazione che potrebbe sembrare una bella parola: libertà uguale gestione senza vincoli, ed invece qui è subdolamente nascosto il danno che colpirebbe “i soliti noti”, espressione usata da Monti e divenuta ormai di dominio pubblico. Il sistema americano tassista porterebbe la schiavitù nella categoria che offrirebbe un servizio pessimo, e questo è ciò che accade anche negli altri settori. Prendiamo ad esempio le banche, i dipendenti che occupano un posto un tempo ambito, sono ora mal pagati e chi non riceve il giusto compenso è insoddisfatto, e questo accade anche altrove: il lavoratore produce se gli si riconosce il merito in denaro. E’ il sistema politico-italiano che non funziona: va incentivata la produttività con elasticità, va promosso il lavoro fornendo agevolazioni e non opprimendo il lavoratore, se c’è lavoro scevro da vessazioni ingiuste l’economia risale.
    Complimenti per il post.
    un saluto
    annamaria

    • Franz ha detto:

      Mi fa molto piacere raggiungere con i miei argomenti l’intelligenza di persone sensibili ma forzatamente disinformate.
      Condivido il tuo giudizio sull’importanza, anche strategica, della dignità e della giusta remunerazione, sia economica che morale, del lavoro.
      Ancora una volta la ricetta che viene da ‘colà dove si puote’ cerca di curare il male con ciò che l’ha prodotto.
      Un saluto a te, e grazie di cuore dell’attenzione, del contributo e dei complimenti!

  5. Franz ha detto:

    Beppe Grillo ha appena pubblicato sul suo blog un post in qualche modo attinente (clicca qui).

  6. Sara ha detto:

    T’ho rifatto un link perché questo post dice molto anche sul diritto all’informazione…

  7. Carlo ha detto:

    Carissimo Franz, tutto bene? Anzitutto auguri, che poi rischio di dimenticarmene!
    Fai bene ad avere timore delle liberalizzazioni ( tu senz’altro più di molti altri che si riempiono la bocca di paroloni, statistiche ed ipotesi, avrai il polso della situazione essendo tassista) dato che possono scatenare una sorta di corsa al ribasso, come del resto è accaduto nel mercato dei beni nostrano quando è entrato in concorrenza diretta con quello della Cina: i ns prodotti non hanno fatto leva sulla qualità, ma si sono adeguati agli standard -infimi- cinesi per abbattere i costi della produzione. La Fiat stessa è scolara diligente di questa cattiva maestra: per tornare competitiva non pensa affatto ad elevare la qualità delle automobile, preferisce tagliare i diritti dei propri operai.
    Dunque, come paventi, anche in questi settori da liberalizzare potremmo avere come unica conseguenza prezzi più bassi, turni più lunghi ed un servizio via via sempre più scadente.
    Però è anche vero che l’ingresso nel mondo del lavoro, per NOI giovani, è una sorta di collo di bottiglia: vuoi fare il tassista, devi pagarti la licenza, vuoi fare l’avvocato, devi dare un esame tutto interno all’ordine che gestisce questi frangenti come meglio crede, vuoi fare l’architetto idem… Insomma, le lobby ci sono, e sono pure incredibilmente forti. Le loro scelte, molto spesso -se non sempre- sono dovute più al bisogno di tutelare i propri iscritti che non a promuovere l’ingresso nel mondo del lavoro dei più giovani. Anzi, si chiudono a riccio, vedendoci come un nemico, come portatori sani di una malata concorrenza, si inventano licenze, test, esami, tirocini gratuiti e balle varie, costruendo percorsi ad ostacoli interminabili, onerosi e terribilmente inutili, che molto spesso non sfociano nemmeno nel posto fisso.

    • Franz ha detto:

      Carissimo Carlo, grazie di questo tuo contributo, e anche degli auguri, che ricambio di cuore.
      Penso che il concetto delle liberalizzazioni non possa essere affrontato genericamente, e che ogni settore abbia le sue problematiche, tanto è vero che, negli esperimenti degli ultimi anni, a fronte di un paio di settori che hanno portato vantaggi alla clientela (farmaci e tariffe telefoniche), ve ne solo molti altri che hanno peggiorato la situazione, primo fra tutti quello delle assicurazioni, le cui tariffe sono cresciute il quadruplo del caro-vita.
      Nel mio scritto mi sono essenzialmente limitato al settore che conosco e che mi sta a cuore, per denunciare dei fatti oggettivi, che credo smascherino a sufficienza la demagogia e ipocrisia di tale ipotesi che lo minaccia.
      Al momento, l’accesso al mestiere di tassista è subordinato al superamento di due esami teorici, non facili, e al rilevamento economico di una licenza che qualcuno vuole cedere, come sappiamo a prezzi altissimi (che compensano, in una sorta di buona uscita, quelli sborsati a inizio carriera).
      E’ sempre stato così, ed è così in quasi tutta Europa; era così anche quando il problema della precarietà dei giovani in Italia non era così drammatico e sistematico; e comunque ci sono molti giovani, tuttora, che affrontano l’acquisto della licenza con l’aiuto di mutui bancari di ingenti proporzioni, che li costringe a lavorare molto sodo per i primi anni della carriera. Questi giovani vedrebbero di colpo vanificati i loro sacrifici, in caso di abbattimento del valore della licenza, e forse non potrebbero più far fronte al pagamento del mutuo a causa della redditività abbattuta dalla concorrenza selvaggia.
      In Irlanda, uno dei soli tre Paesi europei che hanno attuato la liberalizzazione, si contano diversi suicidi di tassisti disperati dalla situazione insostenibile.
      In Italia, pur con tutti i suoi limiti teorici, l’attuale modello di accesso alla professione ha permesso, in questi anni di crisi, in controtendenza su tutti gli altri mestieri, un aumento dell’occupazione (tramite l’emissione di nuove licenze comunali, ma anche il ricorso a doppi turni, conduzioni familiari, e altre soluzioni).
      E ci sarebbero ancora molti argomenti, ma non voglio dilungarmi troppo.

      Un caro saluto

      p.s.: tengo sempre d’occhio il tuo vivacissimo blog, anche se per mancanza di tempo non ho più scritto commenti!

  8. duhangst ha detto:

    Liberalizzazioni:
    1. Liberalizzazioni assicurazioni auto +120% di aumento negli anni
    2. Liberalizzazioni banche +150% di aumento negli anni.
    Questo per dire che liberalizzare non significa nulla è una parola, un mantra per fare il lavaggio del cervello..

    Io sono figlio di un giornalaio, la situazione è più o meno questa, il settore edicole è già liberalizzato da tempo.. Non capisco questa ulteriore apertura, si può liberalizzare un settore dove il prezzo è imposto?

    Inoltre le edicole sono costrette ad acquistare tutte le testate che vengono imposte dalla distribuzione, mentere i grandi centri di distribuzione (supermercati) possono scegliersi le testate che preferiscono..
    Non si liberalizza così.. Così si favoriscono sempre i soliti noti, a danno anche di un informazione di qualità..

    Liberismo economico o dittatura economica?
    Scusa lo sfogo.

    • Franz ha detto:

      Sfogo molto gradito, Du.
      Anche una mia amica edicolante lamenta il rischio di dare ulteriore potere di censura ai gruppi che gestiscono la distribuzione.
      Per fortuna, ai fini di un’informazione corretta, c’è internet, e speriamo che possa diffondersi come dovrebbe; ma comunque dobbiamo contrastare, anche per le edicole, queste manovre demagogiche e pericolose, che recano solo danno, agli operatori e a tutta la nazione.

  9. Sara ha detto:

    Anzi, orati faccio pure un link!

  10. Sara ha detto:

    Io quando dicono che vogliono fare una cosa “per il nostro bene”, ormai tremo per principio. PIù in generale dobbiamo imparare a mangiare la foglia. Mi viene in mente quando girava la storia che gli ogm sarebbero serviti a cancellare la fame in Africa!
    Poi francamente tu com lobbista sei poco credibile…

    • Franz ha detto:

      Fra persone svezzate ci si intende bene.
      L’impressione è che tuttavia ci sia ancora una parte troppo grande della nostra popolazione incapace della responsabilità di scelte informate, e perennemente in attesa di qualcuno che pensi e decida al suo posto.

      Dici che posso candidarmi come ‘testimonial’ diversamente-lobbista di una campagna di controinformazione? 😀

  11. milvia ha detto:

    Hai fatto molto bene, caro Franz, ad affrontare questo spinoso problema. E so, conoscendo la tua onestà, che probabilmente lo avresti affrontato anche se tu non appartenessi alla categoria… capro espiatorio.
    Hai fornito informazioni utili che difficilmente si trovano in rete, e che, anche se ci sono, è tanto grande l’influenza dei media sull’argomento, che si prende tutto quello che blaterano per verità inappellabile rinunciando, così, a ulteriori ricerche.
    Sono in troppi a parlare senza conoscere, a esaltare o condannare, anche in buona fede, senza aver la minima cognizione della questione di cui vanno a trattare. E non conoscere porta sempre all’ingoranza e alla distorsione dei fatti.
    Un po’ di ricerche, in questi giorni, per meglio capire, le ho fatte anch’io, e qualche voce fuori dal coro (poche, in verità), ne ho trovate.
    Anche Radiotre, in “Tutta la città ne parla”, alcuni giorni fa, ha affrontato questo tema e un ospite ha spiegato che se fosse attuata la liberalizzazione che riguarda i taxisti accadrebbe in Italia esattamente quello che tu hai scritto che accade a New York: le grandi società come, ad esempio la Hertz, acquisterebbero taxi, li noleggerebbero ad autisti a prezzo piuttosto elevato, costringendoli così a lavorare molte più ore di quanto la sicurezza di se stessi e dei passeggeri possa tollerare, facendo di loro, in poche parole, altri schiavi del lavoro.
    Accolgo quindi il tuo invito a diffondere le tue informazioni, perché possano controbilanciare, seppur minimamente, una campagna mediatica veramente capziosa.

    Un abbraccio solidale, caro Franz.

    • Franz ha detto:

      Come sempre ti mostri attenta e sensibile, cara Milvia, nei confronti della verità e della giustizia; a persone come te è sicuramente più difficile imporre delle opinioni pilotate.
      E come sempre ti mostri generosa nello schierarti fattivamente, in questo caso dalla parte mia e della categoria lavorativa nell’occhio del ciclone.
      Ricambio con gratitudine il tuo solidale abbraccio!

  12. mirella ha detto:

    La tua analisi dettagliata mi ha del tutto convinta.
    A proposito dell’equità – si fa per dire – della manovra Monti, posso inserire qui una domandina che sto ponendo un po’ dappertutto?
    Perché mai nessuno, in TV, radio, giornali, quando si parla dell’indicizzazione delle pensioni, non dice mai che il tetto massimo per continuare a percepirla è di 1.400 euro LORDE? E che tra i pensionati saranno TAGLIEGGIATI ci sono anche quelli che percepiscono al netto, si e no, mille euro?
    Pensionati d’oro, proprio, che nonostante l’effettiva riduzione della pensione dovranno fronteggiare il forte incremento del costo della vita, dovuto all’aumento dell’IVA, della benzina, dell’aliquota regionale IRPEF al pagamento dell’IMU che sarà assai superiore alla vecchia ICI, anche senza il probabile aumento della aliquota da parte dei Comuni?
    E la chiamavano “equa”…
    Ancora complimenti per la qualità dei tuoi articoli, e, con un ringraziamento per l’ospitalità, ti faccio tutti i miei migliori auguri di buone feste.
    Mirella

    • Franz ha detto:

      Carissima amica, è molto vera e incisiva la tua osservazione, e contribuisce a smascherare la vera repellente natura del nuovo governo.
      Il nostro Super-eroe sta dimostrando nei fatti quello che la maggioranza della nostra popolazione non aveva ben capito: che cioè il suo ruolo è di fedele e accorto Super-esecutore di una volontà oligarchica e sostanzialmente tirannica europea e mondiale.
      Come ha sintetizzato benissimo Giulietto Chiesa, la sua è una missione pedagogica, che riassumerei in una frase:
      “Non è più il tempo dell’abbondanza: scordatevi ricchezza, diritti, democrazia.”

      Grazie della tua visita, dei bei complimenti e degli auguri, che ricambio di cuore!

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