Dal letame nascono i fior (seconda parte ed epilogo)

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Il primo Puliraduno si svolse all’inizio di settembre, per una settimana, nel Parco nazionale d’Abruzzo; una folla festosa, crescente di giorno in giorno, invase Pescasseroli, Villetta Barrea, Civitella Alfedena e tutte le zone abitate circostanti, sguinzagliata di giorno a pulire i suggestivi sentieri dell’orso marsicano, e radunata la sera per bellissime feste collettive. Restò memorabile una gigantesca partita a ‘guardie e ladri’ senza limiti territoriali, in cui le guardie erano armate di pistole ad inchiostro azzurro e i ladri riconoscibili (e protetti…) da giubbotti rifrangenti.

Fu nuovo carburante di vitale entusiasmo, per un movimento sempre più diffuso e, in fondo in fondo, già cosciente della sua forza propulsiva anche in campo politico.
Era il periodo di passaggio fra la seconda e la terza repubblica; una classe politica corrotta e autoreferenziale cercava di conservare i propri privilegi (soprattutto il controllo dell’informazione) nonostante l’esacerbata disillusione del proprio elettorato, e nonostante le difficoltà quotidiane di tutta la popolazione, crescenti a vista d’occhio, per quella che veniva chiamata crisi economica, ma era in realtà il crollo del sistema sociale mondiale fondato sul saccheggio delle risorse ambientali, sociali e umane.
La vicinanza, l’accoglienza, la condivisione, la gratuità, l’allegria, che erano state fin dall’inizio le caratteristiche portanti del movimento dei pulitori, stavano per dimostrare il loro effetto di antidoto al perdurare della vecchia (e ben profondamente radicata) cultura distruttiva. Ognuno aveva modo, almeno due volte alla settimana di persona, e quotidianamente tramite contatti informali, di raccontare e ascoltare le esperienze e il punto di vista circa tante questioni, che i media di regime temevano.
Molti dei componenti, infatti, avevano negli ultimi tempi avuto a che fare con vari altri movimenti, come ad esempio i GPL (Gruppi di Procacciamento Libero), le Città in transito, il Movimento per lo Sgonfiamento Contento, i Giardinieri Battaglieri, e altri ancora; o comunque erano informati su nuove concezioni: dalla dieta di sola frutta semi e alghe, all’agricoltura permanente; dai prodotti a chilogrammo zero, alle banche del pendolo.
Minimiliano capiva, con profonda emozione, che il contagio di una nuova cultura, all’apparenza fragile, ma in realtà capace da sola di sostituire i vecchi e ormai criminali canoni di un’agonizzante organizzazione economico-sociale, stava assumendo una portata di gran lunga superiore alla sua piccola idea iniziale. Ma poi ripensava a quell’immagine, i cerchi nell’acqua, e si rendeva conto che in cuor suo tutto questo era già prefigurato fin dall’inizio.

Ma dicevamo del quadro politico. In quei mesi catalizzava l’attenzione una nuova forza, di rottura rispetto al passato, e attenta a moltissimi temi di quella che abbiamo chiamato la nuova cultura. Si tratta, come ricorderete, del Partito delle Cinque Lune, patrocinato da quel vecchio grande profeta pazzo, Pino Cicala.
Risultava evidente che nelle ormai prossime elezioni politiche questo nuovo partito avrebbe conseguito un risultato prestigioso, ma non sufficiente alla conquista della maggioranza di governo. Diversi fra i partecipanti all’esteso popolo dei pulitori vi erano iscritti, moltissimi ne erano simpatizzanti e potenziali elettori, ma c’erano anche rappresentanti di molti altri movimenti politici, meno popolari ma portatori di idee altrettanto innovative, e in certo modo complementari, come ad esempio ‘Avversativa’ del saggista Romeo Sinagoga, ‘Aurora’ di Stefano Masticotà e Luciano Tacchino, il movimento ‘No-Freccia’, il ‘Forum per il Vapore Acqueo’, il ‘Comitato no-credito’ del sindacalista Giorgio Cioccolaschi, e altri ancora.
Il movimento dei pulitori, fin dall’inizio, mostrò un netto orientamento a non proporsi come ulteriore soggetto politico, ma a limitarsi ad influenzare la scena con forti campagne d’opinione, la più difficile e importante delle quali fu convincere Pino Cicala, e i suoi collaboratori, a partecipare alle elezioni con una lista che accogliesse anche i contributi degli altri movimenti, e a redigere con loro un programma politico di respiro nazionale e internazionale.
Per vincere le resistenze del vecchio patriarca Cicala, arroccato sulla sua splendida ma sterile torre d’avorio, fu necessario ricattarlo, minacciandolo di fare crollare quella torre, cioè di far mancare il sostegno da parte dei tantissimi suoi seguaci presenti fra i pulitori.

Fu così che nacque la ‘Via Lattea’, il partito che, come sappiamo, riuscì miracolosamente, per una sola manciata di voti, a conquistare la maggioranza relativa e il premio di maggioranza, secondo la legge elettorale che le vecchie cariatidi avevano lasciato a propria protezione.
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Venticinque anni più tardi l’ormai ottuagenario Minimiliano cammina col suo passo ancora sicuro e arzillo verso il suo vecchio e amato laghetto. La luce di una dolce mattina di settembre, sotto un cielo limpido e popolato da una fantasmagoria di nuvole bianche, alimenta i tetti fotovoltaici di tutte le case, e le torri degli impianti a concentrazione, disseminate regolarmente nei campi con il loro contorno di specchi riflettenti.
L’anziano si ricorda ancora una volta di tutte le cartacce, e sacchetti, e rifiuti vari, che dal ciglio di quella strada aveva fatto pulire; e ripensa, con orrore e sollievo, al rumore, sia fisico che psicologico, che facevano su quella stessa strada le automobili e le moto tanti anni prima, lanciate a folle velocità verso il nulla di una vita artificiale.
Ora dà quasi fastidio sentire avvicinarsi quella bicicletta, che sembra correre davvero un po’ troppo, per le nuove abitudini di lento vivere che dall’Italia al mondo intero si sono diffuse prepotentemente dopo quelle famose elezioni.
“Ciao nonno!” sente gridare dal ciclista, nel momento in cui lo affianca.
Sentendosi preso in giro, ribatte: “Corri, corri, che se ti prendo ti vernicio!”
Il ciclista reagisce con una risata troppo argentina per essere cattiva.
La stessa bicicletta, un quarto d’ora dopo, è appoggiata, incustodita, a un albero in prossimità del laghetto; ma c’è qualcosa di diverso sulla spianata di ghiaia della riva.
E’ una grande scritta, di un colore azzurro che gli è ben familiare: “Grazie, nonno!” seguita da un grande cuore.
Minimiliano si ferma, un po’ commosso. E osserva il laghetto increspato dalla brezza, e pensa ai giovani, ai ragazzi, ai neonati che popolano un mondo in cui ancora è possibile, e vale la pena, abitare.
“In fondo l’abbiamo fatto per voi” pensa, e vorrebbe scriverlo a sua volta, ma la sua pistola ad inchiostro l’ha regalata ormai da un paio d’anni a Renato, il suo amato, dannatissimo nipotino.
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Immagine da: http://www.fotografieitalia.it/foto.cfm?idfoto=30073

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12 risposte a Dal letame nascono i fior (seconda parte ed epilogo)

  1. Luca ha detto:

    Anche tu ricorderai che, ai paleolitici tempi dei nostri 20 anni, si fronteggiavano due tribù che non potevano non ricordare la non pacifica convivenza del raffinato e perfino un po’ mistico Uomo di Neanderthal con il rozzo, spiccio, minimalistico, bellicoso e perfino un po’ stronzo Homo Sapiens.

    Da una parte l’ala colorata, divertente, edonista del Movimento, quella che aveva la sua punta di diamante negli Indiani Metropolitani; da un’altra parte quella plumbea, incattivita, rigida su una lettura più che integralista ottuso-demenziale del Capitale di Marx, che amava l’odore delle armi e odiava la fine della giornata.

    Chi ha vinto, come ha vinto e quali sono state le conseguenze della sua vittoria resta tristemente sotto gli occhi di tutti come una drammatica occasione mancata.

    In questi anni ’10 (fa un certo effetto chiamarli così, nevvero?) si fronteggiano tre tribù: quella degli Indifferenti come li aveva già etichettati e apostrofati parecchi decenni prima lo stesso Gramsci: indifferenti ottusamente compiaciuti di una società i cui cascami di finto benessere bastano ad appagare le loro purulente voglie, e che non vedono l’ora di rivotare Berlusconi e (potendo) perfino Bossi, che almeno li fanno ridere di cuore con le loro simpatiche smargiassate; quella dei Corvi Profeti di Sventura che si limitano a registrare notarilmente la morte delle utopie di tutto un secolo, e per certi versi un millennio, che come la Community di Leonardo sono ormai morti e sepolti; e una tribù che cresce, che si muove sinuosa negli spazi della fantasia e negli anfratti gioiosi e obliqui della Rete, e ogni tanto porta a casa epocali vittorie, che è quella che Ella, mio insigne Hemingway delle Due Torri ( qui mi ricorda più Tolkien ma va altrettanto bene) ha costì sapidamente dipinto in un affresco di impareggiabile vividezza & nitore.

    Evviva!!!!

    • Franz ha detto:

      Interessante e saporita carrellata a cavallo del cambio di millennio.
      Rispetto a quelle prove d’orchestra di rivoluzione, più o meno pacifica, ora la situazione planetaria è di gran lunga più drammatica ed esasperata. Non stanchiamoci di alimentare la tribù “che si muove sinuosa negli spazi della fantasia e negli anfratti gioiosi e obliqui della Rete” e di sperare, e di fare in modo, che ottenga sempre più epocali vittorie!

      Dopo Hemingway, Tolkien, la cui trilogia ho molto amato, sia sulle pagine sia sugli schermi… Grazie, mio caro amico!

  2. mirella ha detto:

    Proprio una bella storia, Franz. Bravissimo!

  3. Riri52 ha detto:

    E’ il manifesto del tuo credo, delle tue convinzioni! Bella favola, nell’ultima parte ricorda ” il vecchio e il bambino” di Guccini. Ma questa fine mi piace molto di più!

    • Franz ha detto:

      Che dire? Il paragone non può che inorgoglirmi (…e la vittoria ai punti, sia pur per il solo contenuto narrativo, esaltarmi!).
      In effetti, qui c’è tanto ottimismo che nella famosa canzone non c’è, pur essendo entrambe storie di fantasia.

      Un grazie, Riri, e un caro saluto!

  4. Loretta ha detto:

    Ah! siccome non sono un’aquila, ho faticato ad unire la fantasia con la realtà, e non ce l’ho
    fatta con tutto ( grande ignorante sono), ma tu sei troppo forte. Racconta ancora………

    • Franz ha detto:

      Fra le molte parole chiave (i cosiddetti tag) che ho elencato nell’apposito spazio fra il post e i commenti, ci sono, fra l’altro, quasi tutte le soluzioni degli indovinelli.
      Non ti crucciare comunque di non averle trovate al volo, cosa che penso siano in grado di fare, più o meno, solo i pochi appassionati di questi argomenti.
      Spero di tornare presto a narrare storie, anche se la cosiddetta ispirazione è qualcosa di assolutamente incontrollabile…

  5. Milvia ha detto:

    La favola è bellissima, e meraviglioso sarebbe che si tramutasse in realtà.
    Ma chissà, forse è possibile che questa trasformazione accada. A volte basta crederci, e operare affinché le favole divengano Storia. Siamo in tanti a volerlo, ormai. Bisogna solo avere il coraggio di proseguire per il nuovo gioioso cammino, combattere le delusioni e superare con determinazione gli ostacoli. Non smettere mai di credere che un altro mondo è possibile. Se non ora, quando?

    Sarebbe bello che la favola arrivasse nelle mani, o, meglio, sotto gli occhi, di Pino Cicala…
    (Le trasformazioni dei nomi dei personaggi e dei movimenti sono eccezionali).
    Bravo, Franz! Per come scrivi e, soprattutto per come pensi.

    • Franz ha detto:

      Ho letto più di una volta (ad esempio fra gli scritti di Jacopo Fo), che i messaggi positivi hanno un potenziale di cambiamento molto maggiore di quelli di allarme, poichè infondono energia anziché toglierla nella depressione.
      Penso che sia una buona regola da tener presente, senza ovviamente perdere il senso della realtà, che sappiamo bene quanto sia carica di incognite e di minacce.

      Non credo che la strada che porta all’attenzione del vecchio profeta sia percorribile, comunque “mai dire mai!”

      Grazie delle tue bellissime parole.

  6. amanda ha detto:

    mah non saprei se Pino Cicala sarebbe disposto davvero ad ampliare gli orizzonti (Romeo Sinagoga 😀 proprio piena gemellite acuta)

    • Franz ha detto:

      Stiamo a vedere se il profeta avrà, al momento opportuno, il dono dell’umiltà: finora, a dire il vero, il suo ruolo di primattore è stato agevolato dalla pochezza politica di alcuni, e dallo scarso seguito di altri.
      La gemellite imperversa, sì, e anche l’Amica dei gemelli non ha resistito a lasciare un (sempre gradito) commento anche qui…! 😉

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