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Mi appresto ad affrontare la classica ora morta, dalle dieci alle undici di sera, di un lunedì di maggio terribilmente tranquillo, indeciso se dedicare la mia attenzione alla radio o alla lettura.
Quando, inattesa e benedetta, sul piccolo videoterminale arriva una chiamata: ‘Via Belmeloro angolo San Leonardo’.
Evviva, si va.
Tempo un minuto o due, sono già in loco; luci di emergenza accese, motore spento, il silenzio avvolge quest’angolo di una città pigra nella notte.
Devono passare almeno altri tre minuti, ma finalmente vedo il mio nuovo ospite dirigersi verso la portiera posteriore destra.
Si tratta, senza ombra di dubbio, di un trans, la faccia oblunga inceronata, capigliatura vistosa, trucco volgare, una minigonna imbarazzante su due coscioni che potrebbe avere un ex-calciatore dedito ormai soprattutto alla birra.
“Ciao, amore”, mi fa, entrando.
Conosco lo stile e non mi scompongo: “Ciao bella, dove si va?”.
“Mmh, portami alla fiera, fra piazza Costituzione e viale Aldo Moro”.
“Okay”.
Per qualche minuto non attacca discorso, e la cosa mi fa solo piacere, visto che spesso si tratta di persone un po’ aggressive nella loro sotterranea disperazione; accompagna la musica della radio canticchiando senza parole a bassa voce.
L’atmosfera è piacevolmente quieta. Poi, a un certo punto, mi fa:
“Io e te ci conosciamo”.
“Può darsi”, ribatto, “ti avrò già trasportato altre volte”.
“No, no, ci conosciamo in un altro senso”.
“No, non credo proprio, sai. Un po’ perché il sesso a pagamento non mi piace, un po’ perché, se proprio dovessi scegliere, con tutto il mio rispetto, la merce che proponi non è proprio del mio genere”.
“Io dico che ci conosciamo”, fa.
Poi tace, maliziosamente, qualche secondo, prima di riprendere la parola:
“Mi è piaciuto, sai, Franz, l’ultimo post, quello sulla gioia”.
Un piccolo inatteso tuffo al cuore:
“Non mi dire che segui il mio blog e che mi hai riconosciuto”.
“Mmh, beh, non solo, non solo”.
“Come non solo?”.
“Ascoltami, blogger, fai una cosa: adesso accendi la luce interna e mi guardi attraverso lo specchietto, e vedrai che ho ragione, che ci conosciamo”.
Un po’ irritato da tanta confidenza, ma soprattutto sorpreso, eseguo l’ordine.
Il tuffo al cuore, questa volta, è molto più forte e quasi doloroso, quando scorgo le sembianze del suo viso completamente trasformate, in un volto di donna bello, sorridente benché un po’ austero, e che conosco bene.
Rimango senza parole.
“Avevo ragione, Francesco?”, mi chiede con una voce trasformata a sua volta, una voce profonda, limpida e dolce, mentre un sorriso furbo, sornione e complice, le illumina il bel viso.
“Fata Leonarda! Sapevo che saresti tornata…”, sussurro con un filo di voce.
“Sì, donna Arcobaleno mi ha detto di averti raccontato di me, là dai campi da golf. Scommetto che neanche le hai cercate, le palline magiche, o mi sbaglio?”.
“No, non ti sbagli”, e taccio, pensoso e turbato, rallentando l’andatura.
“La vogliamo spegnere, questa luce, per favore?”, mi fa con quel tono burbero che pure riconosco, e che mi dà un’utile scossa.
“Certo, certo”, dopodiché do un’altra occhiata allo specchietto e la vedo trasformata nuovamente nel trans.
Ma la voce è ancora quella della mia fata protettrice:
“Sono tornata. E spero, ora, di non combinare più dei guai.”
Tace, anche lei pensosa, poi aggiunge:
“Sono stata più di un anno ad ascoltare i miei maestri del fiume, in una foresta dell’Europa lontana da qui, ma forse neanche tanto.
Sai, quando il tuo taxi ha un malfunzionamento, lo porti in officina e il giorno dopo è già in ordine; i malfunzionamenti di una fata sono molto più lunghi e difficili da riparare. Serve tanta dedizione, ascolto, un lungo, quotidiano colloquio di parole e silenzi che si instaura con la natura circostante e con i miei maestri che vivono là”.
Ascolto, trasecolato.
“Poi”, soggiunge, “un giorno si sente una voce interiore che ti dice che è ora di rimettersi in cammino, che si possono, si devono riprendere le missioni impresse a fuoco sul copione della tua vita, ed è molto urgente farlo. I maestri lo sanno da prima di te e non fanno niente per fermarti, anzi, se tardassi, sarebbero loro a mandarti via”.
“E quando sei tornata? E come vanno adesso le tue missioni?”
“Ah, tutta un’altra musica, grazie al cielo. Sento una leggerezza che prima non conoscevo, e riesco finalmente a portare il mio contributo con una facilità sorprendente”.
Le sue parole, ma soprattutto la sua voce, mi inebria, mi incanta, mentre riprende ancora:
“In realtà è già un po’ che sono tornata, ma il debito che avevo con te, per quanto grande, non era dei più urgenti, e così ho voluto un po’ metterti alla prova, a vedere come ti barcamenavi senza il mio aiuto”.
Riesco a ritrovare tutto il mio controllo, e ribatto:
“Tutto sommato la mia vita procede bene, amica mia, magari un po’ sotto coperta, come dire, un po’ in fase di prudente basso profilo… Ma che tu abbia un debito nei miei confronti mi lascia quanto meno perplesso”, e mi sento investito da forti vibrazioni affettive, e la commozione farsi strada in me.
“Sì, lo so. Ho voluto anche rispettare un po’ la tua scelta, aspettando. Ma ora, dopo quelle tue considerazioni sulla gioia, ho capito che era giunto il momento di farmi viva, ed avvertirti che presto si riprende a ballare la rumba”.
“Oh mio Dio, è proprio necessario ?”
“Sì”.
La risposta è secca, decisa, non ammette replica.
“La cosa più difficile, poi, sarà parlarne col tuo vecchio amico Andrea, quello che dice di averti visto sereno solo nei tuoi periodi da singolo”, mi fa sorridendo.
“Ah, sai anche questo…”, le dico sorridendo a mia volta, ma un po’ appesantito da quelle rivelazioni, che mi fanno pensare di essere alle porte di nuove vicende di cuore, di un nuovo incontro importante, quando meno me l’aspettavo e desideravo.
“Opperbacco, una Fata che si rispetti deve sempre prendere le dovute informazioni…”
Il silenzio sottolinea il senso di pesantezza, soprattutto nel mio respiro, che ora avverto.
Sento che lei, tranquillamente, tace e ascolta.
Poi mi fa:
“Beh, visto che stiamo arrivando, ti posso dare una piccola anticipazione. Guarda adesso, nello specchietto”.
Immediatamente rivolgo lo sguardo nel piccolo rettangolo oblungo di vetro sopra la mia testa.
Sulle prime è tutto buio.
Poi piano piano compaiono fioche luci, all’interno del cortile di un vecchio palazzo del centro.
Due persone sono abbracciate strette strette, e quello, sì, sono io, e lei è bellissima, e ci stringiamo le mani, e poi ancora ci guardiamo negli occhi, che brillano della luce più intensa, e poi sorridiamo e ridiamo, e ci sembra di tornare bambini, e non ci stanchiamo di guardarci inebriati dell’incredibile corto circuito di sensazioni che ci percorre e ci unisce, come mai abbiamo sperimentato in vita nostra, e non ci stanchiamo di prometterci eterno amore…
Resto incantato; no, non è possibile che quello sia io.
“Che te ne pare?” mi fa Leonarda, ancora con quell’espressione un po’ sorniona nella voce.
“Sono stupefatto, mi sembra impossibile…”.
“Mah, ho fatto del mio meglio, e a volte l’impossibile si può un po’, come dire, piegare…”, e nella voce ha ancora un sorriso che mi parla di gioia profonda.
“Sempre che”, aggiunge, “non ti tiri indietro e preferisca rifiutare questo regalo, ma non credo che ti convenga”.
“Non lo so, amica mia buona, non lo so…”
“Vedremo”, fa lei. “E adesso accosta che siamo arrivati”.
Eseguo docilmente; dal vicino posteggio un collega osserva la scena, quella di un trans che regola con me i conti, e che nell’uscire, a voce alta e sgarbatamente sensuale, mi fa: “E visto che ti è piaciuto, amore, quando vuoi tornare con me hai il mio numero.”
Scorgo il mio collega ridere sotto i baffi; io arrossisco e vorrei sprofondare.
Ma definitivamente.
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L’immagine iniziale è tratta da http://ilsatirosaggio.com/?p=207
Questa delicata pagina di “diario” è senz’altro la più bella del tuo splendido blog! Le tue parole mi hanno emozionato… Bravo!!!
Ti stimo tantissimo come scrittore e come caro amico.
Un bacio!
Giovanna
La tua stima e il tuo entusiasmo sono il miglior possibile tipo di remunerazione che io desideri da pagine come questa (scritta, per tua curiosità, in un giorno di intontimento da raffreddore: che sia una buona droga???).
Stima e grande amicizia ricambiate di cuore !
E, perchè no, anche il bacio.
🙂
Ehmm, sono davvero Deviati allora, i tuoi Servizi Segreti ! I – 330 è la protagonista di “Noi” di Zamjatin ( romanzo che ti consiglio sicuramente di leggere) e non una sigla stile Banda Bassotti ! Ho riaperto perchè speravo di leggere un bell’articolo dei tuoi sulla marcia di ieri ad Assisi, ci sei poi andato? Ciao!
Cara e ‘piacente’ 😉 amica, grazie per la precisazione e segnalazione, ma devi ammettere che, benché sicuramente Deviati, i miei investigatori fanno bene il loro lavoro!
Sono stato alla Marcia, e penso che ne riferirò fra oggi e domani in un nuovo post; posso però anticiparti che, rispetto alla precedente, è stata decisamente deludente e le sue indiscutibili luci si sono alternate a diverse ombre (nonché nuvole capricciose che ogni tanto ci davano la benedizione).
Ciao !
Ma come caro Franz, sto via appena una settimana ed ho così sorprendenti novità, o promesse di novità, più portate in modo magico e da una fata, anche se così insolitamente travestita?!?!
Vorrà dire che dovrò assentarmi più spesso…
Un fatato saluto
Silvana
Se vorrai concederti altre vacanze sarò felice per te, cara Silvana, ma purtroppo nè le apparizioni, nè i sortilegi di alcuna Fata si possono influenzare così facilmente…
Spero comunque ti sia divertita e abbia festeggiato come si deve!
🙂
Chiaramente hai ragione tu, non si possono influenzare ma la coincidenza mi è piaciuta.
Le vacanze sono state DECISAMENTE gelide, un clima, a dir poco, polare.
Bacione
Per il prossimo compleanno, allora, meglio un giro in cammello nel Sahara!
Ribacione.
Scrittrice affermata? Magari… Grazie, però, per la considerazione…
Leggo anche nella mia trasferta torinese, non potrei mai lasciare a casa il mio piccolo amico Mac.
E grazie a te, Franz, sei sempre molto gentile.
I taxisti torinesi sono molto ciarlieri, ho notato.
Buona notte, Franz.
Milvia
Se ti capita, allora, prova a informarti se anche a Torino c’è qualche blogger alla guida…
Un caro saluto e ancora buone giornate !
Ho preso un taxi ieri sera, ma eravamo stipati in 4, e avevo il problema che avevo finito le sigarette e il tuo collega torinese è stato gentile e si fermava a ogni distributore che però non riuscivo a far funzionare (un’altra lingua, qui a Torino, c’hanno ‘ste macchinette) e allora ho pensato che non era il caso di chiedergli se era un blogger, o se conosceva colleghi blogger che magari scrivevano di fate o altre cose belle. Insomma, non gli ho chiesto niente, alla fine. E le sigarette, poi, le ho trovate vicino all’albergo, a piedi, le ho trovate.
Ciao, Franz.
Milvia
Penso proprio che tu abbia fatto benone, altrimenti, anziché in un blog fatato, saresti probabilmente finita più prosaicamente nei commenti sarcastici da posteggio dei miei colleghi torinesi.
Ciao Milvia, una buona settimana a te !
La lettura dei tuoi articoli mi stimola sempre qualche ricordo: oggi mi è venuta in mente questa. Dedicata a te e a tutti coloro che riescono ancora a sognare (e, soprattutto, a credere nei propri sogni) con l’augurio che possiate vederli diventare splendide realtà.
I – 330
(ex-capra informatica ? sempre riesca l’invio … mi auguro di sì! 😉
La verità, vi prego, sull’amore (W.H.Auden)
Dicono alcuni che amore è un bambino,
e alcuni che è un uccello,
alcuni che manda avanti il mondo,
e alcuni che è un’assurdità,
e quando ho domandato al mio vicino,
che aveva tutta l’aria di sapere,
sua moglie si è seccata e ha detto che
non era il caso, no.
Assomiglia a una coppia di pigiami,
o al salame dove non c’è da bere?
Per l’odore può ricordare i lama,
o avrà un profumo consolante?
E’ pungente a toccarlo, come un pruno,
o lieve come morbido piumino?
E’ tagliente o ben liscio lungo gli orli?
La verità, vi prego, sull’amore.
I manuali di storia ne parlano
in qualche noticina misteriosa,
ma è un argomento assai comune
a bordo delle navi da crociera;
ho trovato che vi si accenna nelle
cronache dei suicidi,
e l’ho visto persino scribacchiato
sul retro degli orari ferroviari.
Ha il latrato di un alsaziano a dieta,
o il bum-bum di una banda militare?
Si può farne una buona imitazione
su una sega o uno Steinway da concerto?
Quando canta alle feste, è un finimondo?
Apprezzerà soltanto roba classica?
Smetterà se si vuole un po’ di pace?
La verità, vi prego, sull’amore.
Sono andato a guardare nel bersò;
lì non c’era mai stato;
ho esplorato il Tamigi a Maidenhead,
e poi l’aria balsamica di Brighton.
Non so che cosa mi cantasse il merlo,
o che cosa dicesse il tulipano,
ma non era nascosto nel pollaio,
e non era nemmeno sotto il letto.
Sa fare delle smorfie straordinarie?
Sull’altalena soffre di vertigini?
Passerà tutto il suo tempo alle corse,
o stimpellando corde sbrindellate?
Avrà idee personali sul denaro?
E’ un buon patriota o mica tanto?
Ne racconta di allegre, anche se spinte?
La verità, vi prego, sull’amore.
Quando viene, verrà senza avvisare,
proprio mentre mi sto frugando il naso?
Busserà la mattina alla mia porta,
o là sul bus mi pesterà un piede?
Accadrà come quando cambia il tempo?
Sarà cortese o spiccio il suo saluto?
Darà una svolta a tutta la mia vita?
La verità, vi prego, sull’amore.
Cara amica I-330 (ma i miei personali Servizi Segreti Deviati hanno già individuato chi si nasconde dentro quella sigla stile-Banda Bassotti 🙂 ), ti ringrazio di cuore per il tuo bellissimo augurio, ma anche per quel testo poetico davvero interessante, nella sua cadenza di ballata popolare e nel suo linguaggio, estroso, ironico e quasi spregiudicato nella ricerca originale di immagini tratte dalla vita vera.
Ciao !
Il sogno di Franz.
Portare a termine un sogno è ,tante volte, raro.
Sei riuscito a finirlo ed ad rendercelo integro, intatto, completo in tutti i suoi particolari, colori, emozioni.
E’ l’inconscio che ti ha guidato ?
E’ un desiderio covato tutti i giorni a bordo della tua collaboratrice ?
Non so,sei tu che ci devi ,ancora , illuminare sul ruolo della magica amica.
Tu che puoi, non interrompere il sogno, non bruciare le ultime righe perchè irrimediabilmente andrebbero perse.
Solo una cosa mi preme dirti:
Non ”tamponare’ o non ”farti tamponare” durante il sogno.
Le riparazioni sarebbero costose.
Ciao
Carissimo Tonino, mi tocca per ora non rispondere alle tue domande sulla genesi di un sogno: è un segreto fra me e Fata Leonarda.
Come spesso ho cercato di spiegare, però, posso ripetere a te che questo strano personaggio vive nella fantasia ma agisce nella realtà, e per questo è doppiamente magico.
Di solito mi protegge anche alla guida, ma anche in questo campo ha avuto in passato i suoi ‘malfunzionamenti’; speriamo che la sua terapia del fiume abbia riparato anche quelli…
Salutone.
Criptico ,ma mi adeguo e seguo l’evolversi dell’enigma.
”Malfunzionamento”, ”terapia del fiume”…mah !
Mi siedo sulla riva del fiume ed attendo.
Non ho fretta, intanto mi leggo un libro,ma non sul fiume , ma sul molo spirografo.
http://tiffanyestate.blogspot.com/2010/04/solo-un-gabbiano.html
Ciao .
Da nuovo amico di questo blog, ti manca qualche riferimento passato; ma si tratta di ‘enigmi’ di poco conto, e il grande Carlo Lucarelli non ci farà sopra una trasmissione.
Ammiro la tua saggezza, e spero che la corrente del fiume ti porti conoscenza, spirografi e spirometri…
Arisalutone.
Franz, opperdincibacco, so di essere terribilmente indiscreta, ma, da come descrivi le sensazioni delle due persone che si stringono le mani, quasi, quasi mi viene da pensare che la fantasia di fata Leonarda ti abbia portato un nuovo amore, reale 🙂
Giraffa, opperdincibacco, il tuo muso, lungo e curioso, s’intrufola al di qua del mio monitor…
Ma devi avere un attimo di pazienza: in questo diario ci sono pagine di segnalazioni e ragionamenti, altre di racconti fantastici, altre di racconti veri, altre di considerazioni e confessioni intime.
Se continui a buttarci affettuosamente e regolarmente il muso, la tua curiosità sarà prima o poi soddisfatta. 😉
Scusa, scusa, rimetto a posto la tendina del monitor e passerò a trovarti, discretamente 😉
😀
Evviva, sì! Ancora una volta tutti assieme attorno al fuoco ad ascoltare le magiche parole della tua Fatina.
…che bello sapere che – se volessimo – potremmo essere lì, lì per innamorarci…
bacio
E’ bello immaginare la cosiddetta blogosfera come un insieme di accampamenti, dove bambini di tutte le età si riuniscono intorno al fuoco per raccontare, riferire, ragionare, fantasticare, sognare, innamorarsi, e costruire nel gioco un mondo solidale.
Bacio ricambiato.
E come canta Capossela che tu ami tanto…..
Che cos’è l’amor
chiedilo al vento
che sferza il suo lamento sulla ghiaia
del viale del tramonto
all’ amaca gelata
che ha perso il suo gazebo
guaire alla stagione andata all’ombra
del lampione san soucì
che cos’è l’amor
chiedilo alla porta
alla guardarobiera nera
e al suo romanzo rosa
che sfoglia senza posa
al saluto riverente
del peruviano dondolante
che china il capo al lustro
della settima Polàr
Ahi, permette signorina
sono il re della cantina
volteggio tutto crocco
sotto i lumi
dell’arco di San Rocco
ma s’appoggi pure volentieri
fino all’alba livida di bruma
che ci asciuga e ci consuma
che cos’è l’amor
è un sasso nella scarpa
che punge il passo lento di bolero
con l’amazzone straniera
stringere per finta
un’estranea cavaliera
è il rito di ogni sera
perso al caldo del pois di san soucì
Che cos’è l’amor
è la Ramona che entra in campo
e come una vaiassa a colpo grosso
te la muove e te la squassa
ha i tacchi alti e il culo basso
la panza nuda e si dimena
scuote la testa da invasata
col consesso
dell’amica sua fidata
Ahi, permette signorina
sono il re della cantina
vampiro nella vigna
sottrattor nella cucina
son monarca e son boemio
se questa è la miseria
mi ci tuffo
con dignità da rey
Che cos’è l’amor
è un indirizzo sul comò
di unposto d’oltremare
che è lontano
solo prima d’arrivare
partita sei partita
e mi trovo ricacciato
mio malgrado
nel girone antico
qui dannato
tra gli inferi dei bar
Ora mi tocca leggere tutti i precedenti della fata Leonarda, non è mica giusto così.
Buon amore Franz!
Non è obbligatorio, cara Amanda, rileggere gli arretrati sulla Fata, protagonista ormai da anni, benché solo ogni tanto, di questo blog e del precedente (appunto sulla piattaforma Leonardo, da cui prese il nome). Un po’ perchè, devo ammetterlo, la ricerca è complessa, quasi impossibile; un po’ perchè, comunque, le conseguenze dei suoi interventi magici sulla mia vita seguono l’avvicendarsi di tanti e tanti altri post e commenti, dalla cui lettura sei ampiamente esonerata.
Grazie per l’intrigante testo di Capossela; a una prima lettura, il linguaggio e il ritmo mi hanno ricordato molto quelli tipici di Paolo Conte.
Infine una piccola nota: qualcosa mi dice che tu abbia capito il mio racconto meglio di tutti…
Ennesima dimostrazione che le persone trans sono persone normali, tra le quali (come in tutto) ci si può imbattere in persone corrette o meno,ma comunque sempre e solo di PERSONE si tratta e che meritano rispetto.
Il giorno che poi la società imparerà a considerarle non per la loro diversità ma per il loro essere sarà stato compiuto un grande passo in avanti in tema di civiltà. Purtroppo però, per ora, questo passo è ancora privilegio di pochi.
A dir la verità, Chit, in questo racconto la presenza del trans è solo un dato della realtà circostante, nella città notturna in cui giro di solito col mio taxi; voglio dire che problemi e drammi di quella condizione sono appena appena accennati.
In qualche modo il tuo commento, che condivido totalmente, completa dunque l’opera.
Ma questa è una favola!
Certo, è una favola, ma Fata Leonarda ha da sempre una stranissima caratteristica: vive nella fantasia ma interagisce con la realtà…
Mai rifiutare un regale, sopratutto se è magico.
Penso proprio che tu abbia ragione, mio caro amico…
Di fronte alla magia della magia (il gioco di parole è d’obbligo) è concesso solo il silenzio, o al massimo, pochissime parole di sano ed assoluto stupore….
Ciaooo neh!
Fata Leonarda è davvero prodigiosa: ha incantato nel silenzio il tuo famoso ‘neurone logorroico’… 😉
A parte gli scherzi, grazie per le tue bellissime parole !
Saluto…neh.
C’è una grande magia, in questo tuo percorso da via Belmeloro (che conosco bene, perchè c’erano le aule della mia facoltà, lì) a via Aldo Moro (che è dalle parti di casa mia) -ma le cose fra parentesi non sono rilevanti-. C’è magia, sospensione del tempo, e malinconia, forse, o rimpianto, forse.
Un bel racconto, come sempre, ma diverso, anche.
Buoni percorsi, Franz.
Milvia
Arriva per primo il commento, e l’apprezzamento, di una scrittrice affermata, ma anche e soprattutto di una nuova e sensibile amica (sia pur solo ‘di tastiera’, attualmente), che, anche senza interventi magici, mi ha regalato questo blog.
Un grazie sincero e, anche se forse leggerai queste righe solo al tuo ritorno, auguri di splendidi momenti al Salone del Libro.