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“Scusi è lei il primo?” chiede, sorridendo e allungando vistosamente il collo in direzione del finestrino alla mia destra.
La risposta è così scontata che per un attimo ho l’impressione trattarsi dello scherzo di un collega, di cui tuttavia non riconosco il volto.
“Prego, venga pure” e ricambio un mezzo sorriso.
Il tempo di concordare la destinazione, di accendere il motore e il tassametro, di avviare la Cavallona, e il nuovo passeggero, sul finire di un’altra mia serata di lavoro, riprende la parola:
“Che cosa stava leggendo?”
“È un libro di uno scrittore greco, è veramente bello.” Infilo la mano nell’esatto punto della tasca rigida della portiera, estraggo il piccolo volume, e mi giro quanto basta per porgerglielo: “Sono racconti, scritti davvero con una grande intensità; l’amica che me l’ha regalato mi ha detto che l’ha recensito addirittura il direttore di Radio3, Marino Sinibaldi.”
Resto in ascolto un attimo, ma il nome non sembra suscitare alcuna reazione; la curiosità per il libro invece è viva:
“Ah, interessante. Questo me lo segno, come si chiama, Christos?”
“Mah, non mi ricordo, accenda pure la luce, è lassù, bisogna girare la rotella.”
“Ah, ecco. Christos Ikonomou, Qualcosa capiterà vedrai.”
“Sono tutte storie di vita contemporanea, e di miseria.”
“Eh già, inevitabile. E del resto la Grecia è solo la prima della lista…”
“Eh sì, e a ruota subito dopo ci siamo noi.”
“Ecco” mi dice dopo pochi attimi, restituendomi il libro, “tenga pure.”
C’è qualcosa di noto nella sua voce, in quel lieve ma inconfondibile accento romagnolo, in quella garbata e gradevolissima socievolezza, in quel timbro di voce più squillante del consueto. Ma non ci faccio caso.
Dopo alcuni attimi, sono io a riprendere la parola, per chiedere chiarimenti sulla strada di destinazione, che nella parte finale è a senso unico:
“Va bene, poi, se accediamo da Strada Maggiore, o dobbiamo girare per San Vitale?”
“Oh, va benissimo da Strada Maggiore”.
Quindi la conversazione langue, io bado a guidare per le strade del centro, in una tranquilla notte infrasettimanale di gennaio; aumento il volume della carezzevole musica, diffusa, ancora una volta, da Radio Montecarlo.
Siamo già in Strada Maggiore quando cominciano le note di una vecchia canzone in inglese, dal ritmo di una lentezza esasperata e struggente: “Ah…, aah…, I’m calling you!” è il soffocato grido d’amore di una lontana e sconosciuta cantante.
“È bella questa canzone” sente il bisogno di dire il mio ospite.
“Eh sì, è un classico…”
“Sì, è sempre bella” ribatte veloce, aggiungendo quel ‘sempre’ quasi per adeguarsi.
Siamo in dirittura d’arrivo.
“Vado avanti fino al senso vietato?”
“Sì grazie, ma come ha parcheggiato questo? Vi costringono a fare delle manovre proibitive…”
“Eh purtroppo è la norma, comunque dovrei farcela.”
Salda il conto, e mi saluta con la stessa vivace cordialità che ha mantenuto per tutto il tragitto.
Lo vedo scendere, e avviarsi a piedi nel tratto di strada a me interdetto. Mi colpisce una certa agilità giovanile nella sua andatura, del tutto in linea con la particolare vitalità dimostrata fin qui.
Poi, improvvisa, nella mia mente, paf!, l’illuminazione. Anzi, per meglio dire, la perfetta risonanza, trattandosi di un riconoscimento avvenuto sull’eco delle vibrazioni sonore. Samuele Bersani. Sì, era lui.
Il nostro cervello dev’essere molto allenato al riconoscimento dei tratti individuali, e quando lo fa ce lo segnala in modo inequivocabile, o quasi.
Quel tono di voce così colloquiale, con quell’avvolgente accento romagnolo, era il suo: l’avevo già sentito nelle due esibizioni del cantautaore a cui avevo assistito, la prima a Cesena per ‘Woodstock a cinque stelle’, la seconda a Senigallia nell’ultimo Caterraduno.
E anche, molti anni prima, quando abitavo anch’io da queste parti, in un’intervista per radio in cui parlava di un negozietto di alimentari di Piazza Aldrovandi, proprio a due passi da qui.
Un po’ di dispiacere per non averlo riconosciuto in tempo. Ma poi ragiono: con questa stanchezza, a fine serata, mi sarebbe stato impossibile evitare la mia antica sindrome da adorazione compulsiva, nei confronti di personaggi di successo che stimo e che amo, la stessa che mi attanagliò nell’ormai lontano incontro con il grande Francesco Guccini, come qualcuno ricorderà.
E così prendo la strada di casa, confezionando e riponendo con cura, nel baule delle esperienze speciali, un nuovo piccolo ma vitale episodio notturno.
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Immagine da: https://tinamannelli.wordpress.com/author/tinamannelli/page/49/
Nooo, non dirmi che mi toccherà guardare il festival, quest’anno. :))))) Se sarò sicura della vincita del Bersani giusto (e te) farò il sacrificio.
Caspita come piove, viene voglia di uscire. Chiamerò un tassì.
Un caro saluto, Franz, ciao.
A dire il vero, quest’anno il festival dovrebbe essere stranamente interessante, dato che Fabio Fazio ne ha affidato la direzione artistica a Mauro Pagani (della PFM), e poi ci sarà la Littizzetto con le sue parolacce.
Eh sì, è proprio una gran bella giornata, come dicono gli ombrellai, …e anche i tassisti! 😀
Caro Franz,
allora sentiremo parlare o meglio “cantare” di te presto!
Un mega bacio al mio amico tassista!
Giò
Certo, il festival di Sanremo 2013 vedrà come vincitore il brano “La Cavallona” scritto e cantato da Samuele Bersani…
Un giga bacio a te!
Controlleremo sul prossimo cd del Bersani “mi scuso per il cognome” se compare la canzone “Taxista e gentiluomo” e allora sapremo chi l’ha ispirata.
Attendiamo fiduciosi, ma mi risulta che il titolo completo del cd sarà: “Mi scuso per il cognome e per chi per quel cognome ha espresso le proprie intenzioni di voto”
😉
Chissà, potrebbe venirne fuori un’altra storia se per caso l’ospite del taxi
leggesse questo racconto e magari ci salta fuori una canzone come immagini
tu.
E noi diremmo: che bella questa canzone!
Ciao
Ti confesso che un tentativo molto discreto di contatto l’ho fatto, linkando questo post sulla pagina Facebook del cantautore; finora, però, la cosa mi ha fruttato solo molti accessi, qualche “mi piace” e un paio di commenti, da parte delle sue ammiratrici.
Comunque mai dire mai…
Ciao ciao.
Ti confesso che gli avevo mandato una mail perchè leggesse questo post 🙂
Allora c’è più di una speranza: se non legge una mail di una corrispondente così dolce e premurosa non lo ascoltiamo più! 🙂
Loretta, ma nella mail hai fatto presente al Bersani-quello-giusto la fortuna che ha avuto *lui*? E’ stato scorrazzato dal taxista più intellettuale di Bologna, corsa con ottimi spunti di lettura e buona musica all inclusive. Dove ne trova un altro così? 😉
Ecco la zampata felina di una mia cara amica di Facebook. 😀
(Che, a quest’ora della notte, ci ho messo un po’ di tempo per associare al nickname…)
Che bei lettori hai, Franz, i loro commenti paiono un proseguimento naturale del tuo testo, sempre ottimo.
Samuele Bersani mi piace tanto ed è molto più di quel che si percepisce leggendo i trafiletti “specializzati”. Ha ottimi testi, ottima musica e un rispetto del pubblico che non fa fatica a mantenere.
Detto questo, doveroso per amore della vera musica anche se leggera, concordo con chi ha detto che sarebbe bello conoscerti… ma poi penso che i tuoi lettori ti conoscano già perchè l’hanno fatto partendo da quello che è il nocciolo della persona, il dentro.
Questo leggerti sistematicamente è il miglior modo per rimanere in contatto e, con la stima e confidenza che crescono, di mischiarsi, contaminarsi, utilmente e piacevolmente.
Ciao.
Posso davvero essere orgoglioso dei miei lettori e dei loro contributi; e i tuoi commenti, cara Sari, non sono certo da meno!
Anch’io penso che l’uso quotidiano della parola scritta permetta delle relazioni di amicizia particolarmente ricche di scambi e reciproche contaminazioni, e inoltre, rispetto alle più tradizionali frequentazioni dal vivo, costituisca una modalità di contatto praticamente quotidiana, senza bisogno di appuntamenti. Anche i vituperati social network, in particolare Facebook, si prestano molto bene a questo senso di continuità comunicativa, sia pure con la necessità di sopportare e filtrare il diffuso e superficiale chiacchiericcio che li pervade.
Un salutone.
È bella, questa tua pagina di diario (ma non è una novità, che sia bella). Ed è bella anche la canzone, colonna sonora di un bel film che vidi anni fa, e che è diventata ora colonna sonora di questo incontro notturno, fra te e Bersani, che, per fortuna, di nome di battesimo non fa Pierluigi.
Leggendoti, mi sono trovata a rievocare, in diversi punti, qualche momento del mio vissuto.
Il racconto su un altro tuo incontro, quello con Guccini, me lo ricordo molto bene. Ho anche un ottimo motivo per ricordarmelo 🙂
Mi piace sempre quando ci fai vivere le tue serate che solcano le strade della nostra città, quando ci racconti le storie di un cavaliere (senza macchia e senza paura) e della sua fedele bianca compagna a quattro ruote.
Un abbraccio e buoni incontri
In effetti hai davvero dei riferimenti vivi a molti particolari del mio racconto, a cominciare dalla citazione del bel libro che mi hai regalato.
Ti ringrazio della ormai consueta dose di generosi complimenti; ma sul fatto della mia esenzione da macchie e paure ho più di una perplessità… 🙂
Abbraccio e augurio ricambiati.
in 15 anni di web… lo dico in tutta franchezza,
tu sei una delle rarissime persone che vorrei conoscere nella vita reale.
TADS
Mi fa molto piacere e onore, carissimo TADS.
Se passi per Bologna, giro turistico in Cavallona garantito (a tassametro spento… 🙂 )
voglio venire a sedermi sulla cavallona nell’esatto punto dove si è seduto lui, adoro quell’uomo per interposta canzone
voto a Bersani? a zio Beppe che fine facette?
La Cavallona è sempre felice di ospitarti, anche se le impronte chiappali del tuo adorato sono già state sostituite da molte altre…
Quanto a zio Beppe, la mia fiducia nella sua proposta politica (e anche nella sua persona) ha resistito ai diversi recenti attacchi costituiti da certe sue prese di posizione…
Sicuramente ne parlerò presto molto più a lungo.
Sincronicità junghiane: il destino volle che a quel concerto di Senigallia ci fossi anch’io, in un momento particolare e irripetibile della tua vita in cui, per un paio di giorni, ti sembra che la vita stia prendendo una svolta inaspettata e insospettabile (e infatti non era il caso né di aspettarla né di sospettarla perché sostanzialmente non stava avvenendo ed era una semplice, perniciosa, illusione). Un bel concerto purtroppo condizionato dall’acustica mediocre della piazza (nè si suppone che una piazza possa avere un’acustica men che mediocre) che impediva di cogliere bene le parole, che nella poetica di Bersani, come della quasi totalità dei cantautori, hanno il predominio sulla musica. Anche se poi, avevo chiosato lì sul posto in tempo reale, l’ascoltatore tradito dall’acustica si reinventa le parole e magari gli vengono ancora più belle. E chi lo sa…
Seconda sincronicità: in un post che all’inizio non volevo scrivere poi alla fine mi ha quasi appassionato (quasi, eh, non ci allarghiamo troppo) sulle ormai imminenti elezioni precedute dalla campagna elettorale più volgare e triviale che mente d’uomo possa ricordare, nel decorarlo di un profluvio d’immagini pseudodecorative, arrivato a Bersani mi è venuto spontaneo mettere la faccia arguta e intelligente di Samuele piuttosto che quella (avrebbe detto De André) “usata dal buon senso” dell’omonimo Pierluigi. Cui forse alla fine darò il mio voto (forse, eh, anche qui non ci allarghiamo troppo) ma se al posto di Pierluigi fosse stato Samuele il voto lo avrei dato più volentieri.
Tutto il resto è piacere di leggerti.
Ciao.
Il buon Jung mi stava spingendo a pubblicare la stessa immagine del cantautore che hai scelto tu, poi ho preferito cambiare soggetto per non togliere l’effetto di sorpresa quando racconto l’improvviso riconoscimento.
Nel concerto senigalliese, come ricorderai, Samuele Bersani si rivolse spesso al pubblico con brevi monologhi; fu probabilmente soprattutto in quella sera che memorizzai la sua voce colloquiale.
Quanto al tuo eventuale voto al cupo Pierluigi, anche se ne intuisco le ragioni, mi rattrista, soprattutto in considerazione della relativa valenza di riconferma del gelido e odioso professore della Bocconi.
Tutto il resto è piacere di leggerti.
Ariciao.
Fermo restando che, a livello locale, non ho dubbi che voterò ancora per i Pentastellati per il Comune, la Provincia e la Regione, ho molti dubbi sulla possibilità del MoVimento di essere una valida alternativa a livello nazionale. Ne ho già parlato e credo tu conosca i miei dubbi. Un eventuale (non ancora certo) voto al mio quasi concittadino, che in quanto piacentino meglio sopporto rispetto al reggianissimo soporifero Prodi, seppur di poco, arriverebbe (credo tu lo intuisca) dopo un laborioso doloroso processo di esclusione per cui si sceglie il male minore, non so se arrivando a “turarsi il naso” per usare una efficace metafora montanelliana.
La rimonta berlusconiana, per quanto mistificatoriamente amplificata da sondaggisti prezzolati e scodinzolanti, è comunque effettiva e reale e francamente mi terrorizza. Uno scenario eventuale, non dico di vittoria, ma anche solo di pareggio al Senato con ricreazione del quadro politico 2006-2008 sarebbe una tale iattura che considero conditio sine qua non e priorità assoluta fare tutto il possibile per scongiurarla. Augurando ai giovani esordienti in Parlamento sotto la nervosa ala protettiva dello Zio Straparlante (adesso pure coi sindacati se la deve prendere? Ma non gli bastava lo scivolone su Casa Pound del quale si è pentito ma non lo ammetterebbe neppure sotto tortura?) di essere tanti e fare, e indirettamente far fare a tutto il MoVimento, una importante esperienza.
Potevo tacerti questo mio orientamento elettorale, ma come vedi l’onestà intellettuale prevale sull’amicizia.
Un abbraccio.
Ti fa onore la tua sincerità, di cui non dubitavo; d’altra parte le tue motivazioni erano più che intuibili.
Da parte mia penso che questa volta non sia possibile turarsi il naso, perché il fetore è troppo nauseabondo. E’ probabile, ed anche auspicabile, che abbia vita breve qualunque mistura dei tre poli conquisti il governo della nazione, un po’ per le inevitabili reciproche faide, un po’ perché si farà sempre più strada, nella coscienza collettiva, l’esigenza di voltare pagina, affidando la guida politica a persone che davvero la intendano come servizio alla nazione, e non servizio ai potenti e ai potentati.
Per questo darò il mio appoggio incondizionato a chi solo rappresenta proprio questo cambio di approccio, e alludo naturalmente ai pentastellati, sopportando a malincuore le autolesionistiche sparate di zio Beppe, per fortuna stemperate dai suoi consolanti aggiustamenti di tiro (cosa che ha fatto sia sull’antifascismo che sull’antisindacalismo).
Poi è ovvio che il cupo Pierluigi Bersani rappresenti il male minore, ma, come ha già dimostrato, non rappresenterà l’affrancamento dalle politiche liberiste e di macelleria sociale dettate da altrui agende. (E magari riprenderà ancora una volta a fare la guerra santa contro i tassisti…!) 😦
Abbraccio.
E gli hai anche consigliato un libro 😉
Mi piace immaginare che l’episodio, da solo o tramite la lettura di quel libro, gli ispiri una bella canzone. 🙂