Ero sicuro di riuscirci: il denso programma e il significato di quest’ultima giornata esigevano, come già era successo a Sutri, di alzarsi prima dell’alba.
Introdotta la bustina del tè nel bollitore, fotografo il non eccelso panorama notturno dalla mia finestra dell’hotel Cassia.
È proprio lungo la Cassia, in gran parte protetto da un marciapiede, che si dipana un lungo tratto iniziale dell’avvicinamento alla capitale.
Riesco ad avviarmi alle cinque e cinque.
Poche vetture, oggi che è domenica, rompono la quiete della statale, mentre, qua e là, appaiono già segni di attività umana.
Ci sono le condizioni per procedere veloci; posso addirittura attraversare la strada ogni volta che si può tagliare una curva.
Le prime luci dell’alba.
Ho un motivo in più per avanzare veloce: il mio amico Massimo, che spesso in passato condivise dei tratti dei miei viaggi a piedi, quest’anno, non avendolo potuto fare, è comunque giunto ieri a Roma da suo fratello e oggi gestirà (anzi… costituirà) il “comitato di accoglienza e trionfo” al mio arrivo in Vaticano; prima arrivo e più tempo potrò dedicargli, prima di raggiungere l’ostello, che apre alle quindici.
Alle sei e dieci (cinque chilometri già percorsi, quindici mancanti) gli mando, via sms, una prima proiezione sull’orario d’arrivo, che si rivelerà esageratamente ottimistica: le nove e quarantacinque.
Superato il Grande Raccordo Anulare (almeno sulla mappa, perché probabilmente qui scorre interrato), il percorso abbandona la statale Cassia, questa volta per sempre,
e punta verso il parco dell’Insugherata, che la guida ufficiale definisce “un’oasi selvaggia, che s’inserisce come un cuneo nella periferia di Roma”.
In effetti, fa una strana impressione questo approcciare l’immensa area metropolitana attraverso un vastissimo territorio di boscaglia e radure.
Le energie del mattino mi regalano sensazioni e pensieri dolci. Mi viene in mente come anche la gioia necessiti di esercitazione e allenamento, e che tutto questo dev’essersi verificato in questa ventina di giorni così straordinari sotto tutti gli aspetti.
Probabilmente sulla scia di questi pensieri quasi felici, metto in pratica il proposito di lasciare in bella evidenza un nuovo messaggio di incoraggiamento e felicitazioni per i miei nuovi amici Jurgen e Laura, che transiteranno qui sicuramente più tardi; sacrifico, a questo fine, una delle mollette che da sempre vivono nello zaino.
Il sole sorge nel cielo terso, mentre l’aria è già insolitamente calda.
Sono passate due ore e un quarto dalla partenza quando, avvicinandomi al confine del parco, vedo comparire in alto i primi mostri abitativi della periferia romana.
Il terreno si è fatto sabbioso come in una spiaggia e rallenta la mia andatura, quando scorgo una tenda che dà segni di vita interna. Chissà se sono stanziali o viandanti?
Dopo poco sono costretto a ripassarci a ritroso: sono finito nuovamente fuori traccia, ma con effetti certamente non devastanti come ieri.
L’uscita dall’enorme parco dà accesso a una zona periferica indubbiamente di stampo proletario.
Mancano ancora dieci chilometri: con un nuovo sms, aggiusto il tiro sulle proiezioni d’arrivo: le dieci e un quarto.
Poi, subito dopo, avvistato il primo bar, mi concedo la classica sosta-spremuta di metà percorso.
Anche in questo remoto angolo di periferia è domenica, e lo si avverte: una domenica mattina d’agosto.
In breve si accede a una grande strada, la Via Trionfale, che mi dà un’impressione che si rivelerà del tutto errata: quella di puntare ora, finalmente, verso la città storica.
A lato della via, più esteso di quanto non riesca ad abbracciarlo l’obiettivo, scorre un “torrente” di monnezza, come dicono qui.
L’itinerario ora entra in un nuovo enorme parco: la Riserva naturale di Monte Mario,
che sta per regalarmi emozionanti vedute della città dall’alto, chiedendo in cambio un tributo di affaticamento, per le salite e le discese su un selciato antico di pietroni non proprio gradevoli.
Ed ecco i primi scorci sulla città:
Ma la vera emozione me la dà la comparsa, non così lontana, “der Cupolone”.
Un lungo zig-zag in discesa, che mette i piedi a dura prova, mi fa scendere dal trampolino di Monte Mario per poi affrontare, questa volta davvero, le lunghe, estenuanti prospettive di strade e viali che puntano verso il Vaticano, in un ambiente urbano che si anima via via di popolazione, dapprima residente, poi con forte componente turistica.
Un ultimo aggiornamento previsionale di arrivo, che si rivelerà finalmente quello giusto, è per le dieci e quaranta.
Corretta la dimensione delle immagini.
Complimenti ancora Franz, anche se in ritardo!
Grazie di cuore, cara Federica! ☺
I tuoi viaggi, così ben raccontati e documentati, sono vero antidoto a quel che accade nel mondo. Le foto raccontano di un altro mondo e un altro modo di guardare e vivere e so che di questa impresa darà ancora frutti.
Brindo alle tue foto, agli amici incontrati e mi complimento con le forze che hanno sostenuto il lungo viaggio e ringrazio per quanto hai offerto, qui, ogni giorno.
Ben arrivato Franz!
Come non sorridere grato, a chi, esprimendo riconoscenza e ammirazione, dà valore ai miei costanti impegni con le gambe, le spalle e… le dita su questo piccolo schermo.
Il complimento e l’auspicio più bello, tuttavia, è quello di aver portato un importante, e forse efficace, esempio di revisione e ribaltamento della scala di valori supinamente condivisa dai più.
Grazie di cuore a te, mia amica Sari! 😊😊
Evviva evviva! Applausi a non finire per questo traguardo che è sia annuale che triennale!
Dal tuo racconto, l’impressione che dà l’entrata nella megalopoli non è niente male: dai primi chilometri tra i pini di Roma, con il Grande raccordo anulare che non si vede, all’attraversamento di ben due parchi, l’Insugherata e Monte Mario, con emozionanti vedute dall’alto! E anche le strade percorse mi sembrano degne di un ingresso trionfale come il tuo.
Bellissima la foto in piazza San Pietro, sotto un sole pieno!
Congratulazioni, caro Franz, e grazie per questo racconto lungo venti giorni, davvero benfatto e appassionante!
Buona ricreazione, come la chiami tu, insieme con Massimo e buon ritorno a Bologna!
Grazie di cuore, ancora una volta, per la tua presenza quasi fisica lungo le fatiche e le emozioni di questo lungo cammino.
Seguirò con attenzione, più avanti, le tue foto, sempre splendide, dalla ciclo-Provenza!
☺☺
Complimenti!!!
Ben arrivato!!!
Un abbraccio,
Betta
Grazie, Betta.
Anche questa l’abbiam portata a termine!
Abbraccio.
Bellissimo vedere finalmente il soggetto del peregrinare e del relativo resoconto, trionfante vicino al Cupolone!!!!!!! E piacevole anche vedere l’amico Massimo nel momento del riposo davanti a un bicchiere 🙂
Ben arrivato Francesco e complimenti per la doppia impresa che hai portato a termine vivendo e coltivando bellezza, gioia, allegria, impegno e realizzazioni.
Il tuo entusiasmo, cara Gi, mi riempie il cuore e ricarica appieno le “batterie psicofisiche”: ora sarei pronto per tornare a casa a piedi! 😆
Un abbraccio di cuore.
“Mi viene in mente come anche la gioia necessiti di esercitazione e allenamento” è un pensiero profondo dei nostri (a noi due Milan Kundera e Javier Marias non fanno neanche una pippa, ci tiene testa forse soltanto Alessandro Manzoni…). Te l’ho preso e trasferito nel mio profilo in Facebook, ma riconoscendoti i diritti d’autore, e quindi non è un furto. Bentornato alla vita “normale”! Davide
Grazie, caro fratello e Venerabile Omarello! 😀
E grazie per la tua capacità di cogliere i passaggi migliori nei miei scritti.
Un abbraccio.
Prosit ! Anche questa è fatta.
Ero lì pochi giorni fa!
Alla prossima 🙂
Posso testimoniarlo: qui la gente parla ancora con stupore del motopellegrino venuto dal profondo Nord!! 😂
Alle prossime, ciao.