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Cara lettrice, caro lettore,
sono andato a riguardarmi l’incipit del mio tradizionale “messaggio” di un anno fa; mi ha colpito la delicatezza con cui mi rivolgevo a una platea che sapevo composta da persone più o meno vicine alla mia lettura della realtà.
“La polemica,” scrivevo, “non è nelle mie corde, anzi è l’ultima cosa che, caratterialmente, desidero. Dunque, rischiare fortemente di provocarla e di farlo soprattutto con le persone a cui voglio bene (e alle quali è rivolto, in prima battuta, questo mio scritto), è un prezzo molto alto che mi tocca pagare, a fronte del mio amore per la verità e dello spirito di servizio che, credetemi, sono gli unici fattori che stanno animando le mie dita su questi tasti.”
Nel seguito, poi, suddividevo a grandi linee la nostra popolazione in “complottisti” e “conformisti”, giungendo a dichiararmi schierato fra i primi, con un autentico eccesso di bonomia: le parole sono importanti (come gridava Nanni Moretti in un suo film) e dirmi complottista fu un favore gratuito a chi, da posizioni ambigue, dovesse risultare infastidito dalla nettezza delle mie posizioni.
Si chiude un altro anno di profonda trasformazione e transizione, per la società occidentale come per l’intero globo e, come tutto lascia pensare, quello nuovo che sta per cominciare sarà ancora e molto più sconvolgente.
Resta vera la mia avversione nei confronti della polemica e continuerò sicuramente a non cercarla, anche perché mi è sempre più chiaro come costituisca soltanto una perdita di tempo.
Quanto allo spirito di servizio, ancora mi spinge a non derogare da questo annuale compito, nonostante il quadro che vorrei offrire alla tua attenzione sia di una complessità del tutto inusitata.
Peraltro, nei primi sei mesi di questo 2021, dedicai enorme impegno a pubblicare, in questo stesso blog, l’ “Antizuc”, una sorta di rivista periodica (che vedo tuttora a volte consultata), motivata dall’urgenza di diffondere informazioni serie in un mondo di menzogne ipocrite, martellanti, pervasive, a reti unificate.
Così fui “costretto” a mantenere un livello di attenzione molto alto circa l’evolversi degli eventi e i contributi di pensiero critico recepiti in rete, vivendo e manifestando la mia emozione a fronte di rivelazioni di realtà particolarmente forti a cui andai via via incontro.
Tali furono, in particolare, le rivelazioni di Massimo Citro e soprattutto la testimonianza di Mauro Rango (fondatore della benemerita organizzazione Ippocrateorg.org): un gruppo di valorosi medici aveva ormai dimostrato, con migliaia di casi all’attivo, la possibilità di fornire cure domiciliari risolutive ai malati di Covid; in seguito, l’accuratissimo documentario di Massimo Mazzucco “Le cure proibite” confermò il quadro di un sistema di propaganda, volto a indirizzare la globalità della popolazione unicamente verso l’avvento dei salvifici cosiddetti “vaccini”, in realtà farmaci sperimentali che modificano il codice genetico RNA del ricevente.
Tutto ciò aveva due formidabili, sconvolgenti implicazioni.
La prima riguardava lo shock collettivo vissuto nel corso dell’anno precedente, quel 2020 segnato in primavera dalle bare di Bergamo, dalla segregazione in casa, dai patetici canti corali dai balconi, dalle città improvvisamente diventate fiabeschi, stranianti, incantati palcoscenici vuoti, costellati da arcobaleni disegnati dai bambini, dai bollettini televisivi verso sera da parte degli ingessati sacerdoti della scienza ufficiale, dall’ossessiva attenzione, tuttora dilagante, per presìdi come le mascherine e il distanziamento, rivelatisi statisticamente inutili a frenare la diffusione dei contagi.
Ma anche da attività lavorative spesso colpite a morte dalla paralisi economica.
Ci avevano raccontato che serviva a protrarre il picco dei contagi per evitare la congestione ospedaliera e noi ci avevamo creduto; non fu così: il passare delle settimane e dei mesi (che vide il proliferare di quelle “cure proibite” che avrebbero potuto salvare migliaia di persone e restituire la libertà perduta alle nostre vite e alle attività lavorative) servì a radicare sempre più convintamente le nuove abitudini nella popolazione.
La seconda implicazione fu ancora più grave: il nostro ministro della salute (con la complicità di giornali, radio e tivù) aveva ostacolato volontariamente le cure efficaci, imponendo un protocollo medico doppiamente, scandalosamente nefasto, “Tachipirina e vigile attesa”, che aveva causato una criminale, abnorme quantità di inutili ospedalizzazioni e decessi.
Quel virus, uscito, forse solo colpevolmente, forse dolosamente, da un laboratorio militare cinese sovvenzionato dagli americani, agli occhi delle persone informate aveva messo definitivamente in luce il manifestarsi di progetti di sopraffazione, stretto controllo personale, spoliazione sistematica di ricchezza, probabile futuro depopolamento; progetti orditi da una banda di psicopatici dotata di un ingegneristico dominio globale della finanza, della politica, dell’informazione e di una parte consistente della magistratura.
Insomma, un piano di “grande reset” sbandierato da essi stessi, tramite una delle organizzazioni più temibili, il “Forum Economico di Davos”, capitanato da Karl Sch wab, l’ottuagenario figlio di un ingegnere che fu vicino al regime nazista.
Iniettare a tutti, a più riprese, quel maledetto siero, scarsamente efficace nel limitare i contagi e anche la stessa malattia, troppo spesso letale e comunque dannoso per la salute e la fertilità delle persone che lo ricevono; dannoso altresì per le collettività che vedono (a causa della campagna di somministrazione generalizzata) un interminabile protrarsi dell’epidemia per le varianti; inventarsi la raccapricciante necessità di sottoporre all’iniezione salvifica anche i bambini; il tutto con la scusa della sanità pubblica. E cominciare, in questo modo, a introdurre limitazioni dei diritti fondamentali, instillando nella popolazione l’abitudine che essi rappresentino soltanto concessioni per buona condotta, alla stregua dell’opprimente modello dei “crediti sociali” attualmente in vigore in Cina.
La nostra Italia, una piccola penisola insinuata nel piccolo mar Mediterraneo, così poco influente, così sottomessa in ambito di politica internazionale, si è rivelata una testa di ponte, una vera e propria avanguardia di quei maledetti piani, come alcuni importanti giornali americani vociferarono non molto tempo fa.
Lo fu (strana coincidenza?) quando nel marzo del 2020 fu il primo paese europeo a essere colpito dall’epidemia; lo è ora che un emissario diretto di quella plutocrazia di pazzi devastanti è stato messo alla guida del governo e a breve, secondo i piani, dovrebbe esserlo nello strategico ruolo di presidente della Repubblica, sostituito nel governo da un primo ministro suo vassallo.
Il settennato di presidenza, 2022/2029, calzerebbe infatti a pennello per proseguire l’attuazione della cosiddetta “agenda 20/30” del grande reset, cominciata col botto quasi due anni fa con la più preannunciata, calcolata e traumatizzante delle epidemie.
Ora, però, secondo vari commentatori fra cui Arnaldo Vitangeli (vedi qui), sembrerebbe che almeno questo nuovo flagello ci venga risparmiato, grazie ai calcoli di bottega di quasi tutti i partiti.
Già ho accennato a un crimine (contro l’umanità) ìnsito nell’editto del ministero della salute; unitamente a quello, primi e quasi unici al mondo, abbiamo subito, per chi si dissocia dall’imposizione multipla del siero transgenico sperimentale, la sostanziale privazione del diritto al lavoro (tralasciandone altri di secondo livello, come quello alla mobilità pubblica). Mi chiedo come avremmo potuto credere, solo fino a un paio d’anni fa, all’attuazione di simili scenari fantascientifici, o meglio, fantapolitici.
Non so se e con che stato d’animo tu abbia seguito fin qui il mio annuale “messaggio”.
Per me, le cose ora si complicano ulteriormente, perché vorrei ipotizzare l’evolversi dell’attuale situazione nel prossimo anno, o almeno fornire importanti informazioni e linee di tendenza.
Anche a voler prescindere da quei piani di ristrutturazione e controllo sociale su cui mi sono soffermato, a breve ci attendono comunque tempi estremamente complessi, a causa della miscela esplosiva di diversi fattori.
Il più bravo, a leggere gli scenari imminenti, è a mio parere Francesco Carrino, un giovane esperto di gestioni patrimoniali.
L’inflazione, figlia di oceaniche emissioni di denaro per sostenere le economie collassate nel 2020, costringerà la banca centrale europea a una scelta comunque devastante: o lascerà libero campo a un’inflazione selvaggia che colpisca duramente sia tutti noi, sia lo stesso mondo della finanza, oppure alzerà i tassi d’interesse, cosa che rischia di mandare in bancarotta i paesi più indebitati dell’Europa meridionale, primo fra tutti il nostro.
Secondo Carrino, il vicino crollo dell’euro e dell’Unione Europea non è un’ipotesi ma una certezza! (Vedi qui).
Sempre in ambito economico, potremmo assistere al fallimento di alcune nostre banche di grande o media rilevanza, soffocate dai debiti inesigibili, con possibile effetto domino su tutte le altre; il cosiddetto scoppio della bolla borsistisca mondiale, invece, è un’altra quasi certezza: i bilanci dei principali colossi, quotati alla borsa americana, sono gonfiati da titoli di carta straccia emessi per far fronte, ancora una volta, a voragini di debiti; prima o poi, forse già la prossima primavera, dopo il cambio della guardia nella FED (la banca federale statunitense), è opinione generale che il castello collassi.
Poi c’è la crisi delle materie prime e quella delle fonti di energia, che già cominciano a paralizzare gl’ingranaggi della macchina globale di produzione e distribuzione. Le voci di interruzioni alle forniture di gas ed energia elettrica (come peraltro sta avvenendo già da tempo in Cina), ma anche, per conseguenza, di prodotti alimentari, si rincorrono molto frequentemente.
Il nuovo Cancelliere federale tedesco, dopo l’uscita di scena di Angela Merkel, con la sua dichiarata e filoamericana avversione verso la Russia di Putin, rischia di privarci a breve degli approvvigionamenti di gas dalla Russia, come ben spiegato nell’ultimo videogiornale settimanale di Massimo Mazzucco, Roberto Quaglia e Margherita Furlan. Che nello stesso video, giusto per non farci mancar niente, illustrano anche l’attuale grado di surriscaldamento dei rapporti fra la NATO e l’asse russo-cinese, in cui l’Europa e in particolare la nostra Italia (piena di basi militari nucleari) rischiano di diventare il teatro di spaventosi attacchi militari.
Il venir meno di certezze come gas, luce e cibo, ma soprattutto (a causa dell’aumento dei prezzi e delle tasse) la difficoltà crescente a sbarcare il lunario, come c’insegna la storia, potrà portare da noi a quello scontro frontale col potere che, finora, il disagio per la deriva totalitaria del governo (sia pure manifestato nelle piazze, da Trieste in giù, in modalità e numeri quasi sorprendenti) aveva evitato. E a quel punto una stretta autoritaria dittatoriale, questa volta esplicita, potrebbe essere addirittura invocata dalla gente (vedi qui).
Tutti noi, figli del dopoguerra, non ci siamo mai dovuti misurare con un simile concentrato di minacce sulla nostra vita quotidiana.
La nostra patria e il mondo intero sembrano chiamarci a cambiamenti davvero radicali.
Ed ecco che al contempo, quasi per magia, a chi non è offuscato dalla narrazione televisiva, stanno comparendo segnali di rinnovamento e di speranza come mai si erano manifestati.
Una vera e propria rete di gruppi di mutuo aiuto, con forti componenti umanistiche e spirituali, è fiorita quasi dal nulla e trova strumento di interrelazione principalmente in ambiente Telegram; si moltiplicano i progetti di strutture di servizi alternative a quelle ufficiali, così come di ecovillaggi, che possano costituire la galassia di un nuovo modo di abitare e vivere.
La società neo-liberista, che nei decenni abbiamo visto espandersi a vista d’occhio e che ha fra i suoi fondamenti l’avidità, la sopraffazione, il consumo distruttivo, lo spreco, la competizione, ritmi e segni lontani dalla nostra vera natura, sta morendo di morte improvvisa e un mondo rinnovato, che dovrà forzatamente sposare ideali di sobrietà, di coesione, inclusione e compassione, è già in gestazione, rapida benché sotterranea.
Non sono così ingenuo da pensare che i detentori del potere mondiale, fra cui allignano geniali strateghi del male, cedano facilmente le armi, ma il loro destino è inevitabilmente segnato: sarà solo questione di tempo e di ridurre il più possibile gli ultimi atroci danni che, sentendosi braccati, cercheranno di infliggere.
L’Italia, in questo periodo, è forse uno dei luoghi peggiori dove abitare, sia per quel ruolo di avanguardia del “grande reset” di cui dicevo sopra, sia perché, accanto a una nutrita minoranza libera, illuminata e molto creativa, la maggioranza della popolazione è storicamente molto propensa, come fu durante il fascismo, a chinare la testa con sottomissione ai prepotenti di turno. E, quasi ce ne fosse bisogno, a correre in loro aiuto.
A me, sempre molto infastidito dalla cultura americana, quasi dispiace dover ammettere che, invece, è proprio là, fra gli statunitensi, che si sta verificando, grazie al loro pragmatismo e al coraggio di giudici e giornalisti liberi, un clamoroso capovolgimento degli scenari.
Con il suo incrollabile sorriso e il suo vitale ottimismo ce l’ha spiegato, dalla Florida, il giornalista emigrato Roberto Mazzoni, in questo suo recentissimo video, che mi sembra la maniera migliore per concludere la mia annuale dissertazione.
Ti ringrazio, se l’hai fatto, di avermi seguito fin qui e ti auguro giornate serene in occasione di queste ennesime, pur sempre dolci e gradite, festività di fine anno.
E i miei auguri di cuore, che sicuramente condividerai, vanno soprattutto a chi cerca, col cuore, le vie dell’umanità.
Hai disegnato una panoramica mondiale che non preannuncia niente di buono ma la condivido pienamente e se al quadro italiano aggiungiamo che siamo l’unico paese, che dopo l’entrata in vigore dell’euro, si è visto ridurre le buste paga mentre all’estero sono cresciute dal 30% circa di Francia e Germania, al 200 e rotti% di altri ( salvo errori, mi pare Ungheria), il quadro peggiora ulteriormente.
Siamo sempre i “primi della classe”, almeno agli occhi voraci di chi vuole espropriarci di tutte le ricchezze virtuosamente accumulate nelle ultime generazioni…
Un grazie per il tuo contributo, amico!
Pace e serenita’ anche a te carissimo.
Buone feste,
anche se personalmente,
fatico a distinguerle dagli altri giorni.
A presto.
Nick
Caro Nick,
ricambio ancora, e questa volta… personalmente, i tuoi graditi auguri.
Le festività di fine anno, lungi da quell’aura magica che le contraddistingueva negli anni della nostra infanzia, conservano comunque (complice anche il periodo di luci naturali attenuate), un senso di ammorbidimento delle tensioni abituali, che può essere bello e piacevole assecondare.
Tanto più, come nel tuo caso, al termine di un anno di sfide superate e cambiamenti radicali…
Che il prossimo anno sia per te almeno altrettanto costruttivo!
Come ogni volta che ti leggo mi riprometto di guardare le fonti che citi.
Chissà se questa saprò andare più a fondo.
Sandra
Credo che questa volta, cara Sandra, il tuo proposito sia più importante che mai, data la gravità degli argomenti.
Se posso darti un consiglio, ti suggerirei di dare la massima priorità all’intervista a Mauro Rango; non è recente, ma segna, a mio parere, un punto di svolta incontrovertibile rispetto alla narrazione “ufficiale” dei fatti.