(Diario di un esule – 5)
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Ore nove e un quarto: è il momento tanto agognato:
Il cancello si apre e l’avventura può avere inizio.
A dir la verità, come ogni evento prefigurato con grande solennità, la realtà finisce quasi sempre per vestirsi di un abito di normalità e, nella fattispecie, il pensiero si preoccupa soprattutto di affrontare al meglio le incombenze di guida dei primi chilometri cittadini.
La notte di sonno, chissà forse per qualche strascico digestivo del pranzo all’ARCI, non è stata delle migliori: ho la strana impressione di avere il fisico rilassato ma la mente appannata.
Questa sgradevole sensazione mi accompagnerà per tutta la mattinata, in cui la concentrazione alla guida non lascerà posto a stati d’animo più piacevoli.
Google Maps, come già sapevo, mi fa percorrere gran parte del tragitto emiliano dell’Autostrada del Sole, avendo deciso che, per puntare sulla Liguria, è meglio arrivare fino a Piacenza.
Un po’ di foschia sulla Pianura Padana insiste poco tempo, per poi lasciare il campo a una timida e non fredda giornata di sole.
Il traffico è tranquillo e mi permette, mentre guido, di immortalare la situazione.
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Passano i chilometri, passano le ore, senza episodi degni di nota.
A Piacenza l’itinerario si orienta dapprima, per lungo tratto, verso Torino, poi finalmente si decide a dirigersi verso l’Appennino per puntare verso il mare.
Ho in mente di concedermi la pausa-pranzo fuori dall’anonima atmosfera degli autogrill, andando invece a cercare un qualche localino di paese; tengo duro alla guida fino alle prime propaggini, uscendo al casello di Masone, che è già in provincia di Genova.
Un paio di trattorie lungo la strada sono chiuse per le festività; mi addentro allora nel paese di Campo Ligure, dove, oltre alla sorpresa di immergermi
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in uno dei mille borghi semisconosciuti della bella e infelice Italia che mi accingo a lasciare, ho anche la fortuna di trovare un “bar-buffet” aperto.
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Il mio fisico reclama uno dei miei pranzi taumaturgici: insalata iniziale e poi una pastasciutta: ovviamente… ottime trofie al pesto, belìn!
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Birra media e caffé lungo completano l’opera di ricarica psicofisica, in un ambiente un po’ spoglio e frequentato da pochi avventori, educati, così come la gestrice, una giovane mamma un po’ tracagnotta.
All’uscita torno a immortalare un viale di questo paese, finora sconosciuto, che oggi mi ha accolto e nutrito.
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E si riparte, con ben altro tono psicofisico.
Eccolo, laggiù, il mare, che d’ora in avanti costeggerò fino a Valencia:
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Dal lato opposto la collina:
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Le temperature, di tanto in tanto indicate dai pannelli autostradali (fino a diciotto gradi!), sembrano voler competere con quelle delle Canarie, di Tenerife, la meta finale di questo lungo viaggio per terra e per mare.
La meta odierna, quella di Ventimiglia, intanto si avvicina abbastanza rapidamente, ma limiti di velocità molto angusti, in questo lungo tratto appenninico, rendono la guida molto disagevole: non posso assolutamente correre il rischio di farmi impallinare da un autovelox, che nel mio caso significherebbe una lettera raccomandata vagante a un italiano ufficialmente senza fissa dimora…
La deviazione per Ventimiglia, a poche decine di metri dalla barriera di confine con la Francia, mi permette di evitare la coda di autoveicoli su più corsie che ne deriva… Se ne riparlerà domattina!
Grazie al ritrovato stato di grazia (e nonostante le cinque ore già passate alla guida) sopporto con pazienza il caos per le strade del centro storico, poi, in prossimità del mio bed and breakfast, parcheggio l’auto lungo la strada e mi concedo anche di scattare un paio di fotografie.
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Nonostante l’anticipo di quasi due ore sull’orario d’arrivo indicato prudenzialmente nella prenotazione, un signore con la barbetta che avrà la mia età mi viene ad aprire, dandomi ben presto la ferale notizia: non esiste un parcheggio privato, nonostante questo primo alloggio sia di gran lunga il più caro di tutto il mio viaggio.
Come controllerò, una volta in camera, nei siti delle prenotazioni, è proprio così e la cosa è sorprendente, dal momento che mi ero proposto quella come opzione principale. Sto perdendo evidentemente dei colpi.
Mi indica giri complicati per raggiungere un parcheggio pubblico coperto, ma alla fine concordiamo che, là dove l’ho lasciata, dovrebbe riposare tranquilla tutta la notte. Anche ora, mentre scrivo, ne sono intuitivamente convinto.
“Ci sono molti bagagli in vista?”
“No, per fortuna nell’abitacolo c’è solo una scopa elettrica…” (e ringrazio il cielo di essere riuscito a far stare tutto il resto nel bagagliaio coperto).
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Eccola, la mia camera: silenziosa e rilassante, benché in stile un po’ troppo ricercato per i miei gusti.
Ma il panorama dalla finestra, mentre cala la sera, non è niente male…
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Buon viaggio
Grazie carissima!
Il viaggio è iniziato, hai visto posti e panorami bellissimi, goditi ogni istante e stasera fatti un buon sonno e un bel sogno. A domani.
Oggi ancora di più, cara Oriana, come sto lentamente raccontando nella nuova puntata…
Spero che il buon vento continui fino all’Atlantico e poi fino a Tenerife!
Buon riposo e buonanotte a te.
Il viaggio è iniziato!! Come spesso accade il reale e l’immaginato si differenziano. E allora? Avanti con brio!!
Proprio così; pensa che, durante la lunga tappa odierna, mi son sentito stranito, nel ritrovarmi in quella dimensione di viaggio che mi sembrava sempre di là da venire…
Direi che il tuo augurio a posteriori ha funzionato e stamattina son partito davvero con tanto brio.
Ora sono alle prese con il diario di bordo, che spero leggerai con altrettanto interesse!
Forza selis siamo tutti con te quando arrivi facci sa pere
Inviato da iPhone
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Grazie caro Bartolotti!
Potrai seguirmi tutte le sere su questi schermi…