I contrasti del monastero

statua

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Accendo il motore del taxi, faccio manovra e mi avvio, rompendo il silenzio di questa ultima notte, opaca e umida, sulle colline di Alcatraz.
Ho percorso già molte volte, in questi due giorni e mezzo, il chilometro di scoscesa stradina sterrata che separa gli edifici centrali dalla casetta in pietra dove sono alloggiato, e che questa notte troverò disabitata: il corso è terminato con il pranzo e poi sono andati via tutti.
L’idea che sembrava profilarsi, di cenare a tu per tu con Jacopo Fo, mi dava una certa inquietudine, per la mancanza di empatia avvertita da parte sua le altre due volte che, casualmente, lo avevo avuto accanto durante i pasti nella tavolata comune.
Poi, la presenza di altre cinque o sei persone gravitanti a vario titolo sul posto, fra cui sua figlia con due amichette, mi ha tolto l’imbarazzo, e i suoi racconti, di vita vissuta durante i trent’anni appena compiuti di quel vastissimo microcosmo, hanno fatto il resto.
“Quanto ti fermi ?” mi ha chiesto alla fine della cena.
“Vado via domattina, dopo la colazione”.
“Allora ti saluto adesso. Come ti sei trovato ?”
Lo guardo negli occhi: “Molto bene. Spero di tornare”.
“Ho piacere. Sei una persona molto simpatica”, aggiunge, e mi dà la mano, e si allunga per scambiarci due baci sulle guance, cosa piuttosto insolita fra uomini, non so qui nel centro, sicuramente nel Nord Italia.

Giornate piene, come mi aspettavo, ma anche piene di contrasti.
Lo spazio apparentemente sconfinato della tenuta collinare e quello ben delimitato dei locali della condivisione (la palestra, la veranda oblunga con la tavolata, il bar, i cortili, la piccola piscina coperta ad acqua calda).
L’esplosiva giornata di sole di sabato e l’umido grigiore prima e dopo.

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Il silenzio di una natura tenue e trionfante, rotto solo dalla dolcezza di un concerto ininterrotto di cinguettii, o dai nitriti dei cavalli, ovvero quello ricercato durante il corso di rilassamento in acqua (tecnica “Watsu”), e il clamore durante i divertenti giochi di gruppo condotti con irrefrenabile vitalità ed allegria da Eleonora, la luminosa compagna di Jacopo, o dei decibel emessi nella gioiosa festa danzante sabato sera.

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La solitudine più severa, prima e soprattutto, ora, dopo le numerose e varie attività condotte dallo staff, e l’intensità dell’esperienza condivisa, durante le ore di ascolto e di riflessione, di gioco, di benessere fisico, e il fiorire di tante nuove amicizie, in quella magia del ritrovarsi tribù festosa che già sperimentai in altri luoghi e in esperienze passate di diverso genere.

Il senso liberatorio di isolamento, lontanissimi dalla implacabile nevrosi dei motori, e la necessità di muoversi spesso con il proprio automezzo a causa della distanza dei locali.

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E si potrebbe proseguire…

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jacopo-fo.

E’ una persona schietta, Jacopo, è facile volergli bene.
Decisamente più difficile è individuare, per cercare poi di spiegare, qual è il limite che ho avvertito all’ascolto delle sue riflessioni, e nell’osservazione stessa di come è impostato il suo trentennale centro di incontro, di cultura e di natura.
Il suo credo, maturato sicuramente dalla sua stessa esperienza personale, è nella capacità realizzativa del pensiero creativo; in altre parole, nell’importanza di inseguire e coltivare un progetto, personale o collettivo, contrapposta alla sterilità dell’invettiva contro veri o presunti avversari.
Il suo metodo dichiarato è di concentrarsi sulla modalità nell’affrontare i milioni di piccole scelte, abitudini, problemi quotidiani, anzichè cercare di risolvere di petto i pochi “problemi grossi”, di impatto esistenziale, che si presentano sul proprio cammino.
Di conseguenza propone considerazioni e piccoli esperimenti che riguardano la distinzione fra pensiero razionale e irrazionale, fra muscolatura controllata e automatica.

Fin d’ora, nel buio notturno di un lembo di terra umbra, sento potenziata, da questo incontro, la mia personale capacità di intenzione progettuale e propositiva, così come l’ascolto della parte non controllata della mia mente, anche se quest’ultimo, sia pur in termini un po’ più elaborati, è un insegnamento che ho ricevuto fin da ragazzo e che ha decisamente impostato la mia crescita e tutta la mia vita.
Bilancio positivo dunque, anche a prescindere dai preziosi momenti di allegria, e dalla bellezza ed importanza dei molti nuovi incontri.
E allora dov’è quel limite e perchè avverto così poco entusiasmo ?
E’ solo una mancanza di intuizioni veramente nuove per la mia visione del mondo (come invece avvenne in anni recenti, ad esempio, quando “La Decrescita felice” di Maurizio Pallante mi aprì nuove frontiere di pensiero) o c’è addirittura qualche passo indietro ?
Ripenso al buffet pieno di ogni ben di Dio dove ognuno poteva servirsi a volontà. La generosità è un bel valore, ma forse avrei preferito meno sfarzo, meno trionfo di diverse preparazioni, una generosità sposata a maggiore sobrietà.

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buffet
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Mi sono meravigliato nel vedere anche piatti a base di carne, ma in percentuale sopportabile rispetto al resto. Ciò che invece stride alla mia coscienza ecologica è la cena aperta al pubblico, che parallelamente al nostro corso, è stata organizzata (con miracolosa efficienza) sabato sera, e che comprendeva agnello per tutti.
Ripenso alle ottime insalate e verdure da coltivazioni biologiche, e al viaggio che hanno dovuto compiere dal Nord Italia fin qui. Ci saranno comprensibili ragioni economiche ed organizzative, ma si fa fatica a credere che, a differenza di qualsiasi agriturismo disseminato sul territorio, un posto come questo non ti offra propri prodotti.
Ripenso alla particolare bevanda continuamente assunta da Jacopo, un latte di cocco verde contenuto in confezioni di tetrapak prodotte in Germania, e al suo non disdegnare, accanto alle caraffe di acqua del rubinetto e alle bottiglie di vino buono, anche qualche bicchiere di minerale gasata.

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murales
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Ripenso alle insegne sbiadite all’entrata, alla mancanza di segni che, accanto all’allegria colorata e talvolta un po’ consunta di murales e sculture popolari, ti facciano vivamente sentire che qui si progetta un mondo diverso, e che siamo, secondo una definizione del citato Maurizio Pallante, e particolarmente adatta alla regione di Assisi, in un “monastero del terzo millennio”.
Ripenso alla strategia dichiarata di diffondere solo notizie positive, esempi di creatività applicata ad alto valore etico, e mi chiedo se questo non ostacoli un grido d’allarme ambientale appropriato al nostro tempo.

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pannelli

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Eppure questo è stato uno dei primi posti in Italia a puntare sulle energie rinnovabili, eppure sono appena terminati interventi di bio-edilizia per aumentare l’efficienza energetica, eppure qui si svolgono spesso corsi di progettazione di pannelli solari, eppure, congruentemente con le sue teorie di progettualità, Jacopo farà nascere all’interno di Alcatraz un villaggio ecologico dove sarà possibile acquistare una piccola unità abitativa.

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Riflettendo su tutto questo, intanto, sono giunto alla “Casa bassa”, dove un comodo materasso in lattice cullerà la mia terza notte qui nel monastero dell’ecologia dai mille contrasti.
E qui, senza compagnia, e senza radio, giornali, internet, tv, copertura di telefonia cellulare, qui in questa moderna “sorella povertà”, mi addormenterò comunque felice, per gli incontri e l’esperienza fatta.

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santa-cristina-di-gubbio

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20 risposte a I contrasti del monastero

  1. Franz ha detto:

    In data 7 agosto 2011 Jacopo Fo ha pubblicato un bell’articolo sul ‘Fatto quotidiano on-line’ (vedi qui).

    Avendone la possibilità, ho inviato il seguente commento:
    Caro Jacopo, ho conosciuto Alcatraz, e i suoi squisiti padroni di casa, nell’aprile di due anni fa, in occasione di un ‘corso di joga demenziale’ di tre giorni.
    Mi sentii trattato come un amico, e per questo voglio rivolgerti, come solo un vero amico ha il diritto e il dovere di fare, una critica a fronte di questo tuo bellissimo articolo.
    Non sarebbe ora che anche la Libera Repubblica di Alcatraz si rendesse fondamentalmente autonoma negli approvvigionamenti alimentari, senza farli provenire da aziende biologiche del Nord Italia, alla faccia del ‘chilometro zero’?
    Penso che superare tale limite renderebbe molto più efficace e attraente il modello e la proposta della tua oasi in terra umbra.
    Un caloroso saluto.

    La risposta di Jacopo Fo non si è fatta aspettare:
    Caro Franz, grazie per il buon ricordo di alcatraz… Per quanto riguarda gli aprovigionamenti abbiamo fatto un grande orto ma ancora non riusciamo a raggiungere l’autosufficienza, come avviene invece già per l’energia…
    Compriamo quel che possiamo nei dintorni ma non si trova tutto per un ristorante che fa 100 coperti al giorno…
    E comunque facciamo il possibile, tra l’altro pareggiando il conto della Co2 con 3 milioni e mezzo di mq di boschi e con 370 mil mq di rimboschimenti. Quest’anno pianteremo poi altri 120 mila mq di nuovi boschi.
    Saluti e auguri!

  2. Fafabia ha detto:

    CiCiao Francesco :-))) grazie a Susanna che mi ha dato il link ho avuto il piacere di leggere il tuo commento e vedere le tue bellissime foto e mi ero ripromessa di scriverti per dire la mia 🙂 Vedo però che non ho bisogno di impegnarmi troppo per cercare di esprimere le mie sensazioni rispetto alla nostra esperienza comune ad Alcatraz, perchè Susanna ha già detto praticamente quasi tutto.
    Condivido appieno le emozioni e le sensazioni che descrive :-))) come condivido il rispetto che esprime per le tue. Come ha detto Veniero, forse Alcatraz è ciò di cui ognuno di noi aveva bisogno in quel momento della propria vita. Vorrei aggiungere solo, ricollegandomi ai tuoi commenti sul cibo e in genere, credo, sulla ‘coerenza’ degli Acatrazziani, che quello che amo di più dell’impostazione di alcatraz è la leggerezza, la tolleranza, il non essere ‘integralista’ in nessun campo, anche se con un preciso indirizzo di vita e di pensiero che condivido appieno. Un abbraccio a te e agli amici che mi leggeranno. Spero a presto! Fabia

    • Franz ha detto:

      Ciao Fabia !
      Ti ringrazio del tuo contributo: i commenti e le visite a questo post sono stati tanti, a testimonianza, se ce ne fosse bisogno, dell’importanza dell’esperienza vissuta, per noi che c’eravamo, e della curiosità, per chi invece ha solo sentito parlare di Alcatraz.
      Nel prezioso spirito di leggerezza da te giustamente sottolineato, ora non voglio aggiungere altro al dibattito in chiave critica.
      Ti auguro che l’esperienza fatta continui a dare copiosi frutti sul tuo cammino, e, sperando anch’io di ritrovarti presto, dal vivo o comunque telematicamente, ricambio l’abbraccio, che estendo anche a tutti gli altri compagni di un fine settimana da ricordare.
      Ciao ! 🙂

  3. Susanna ha detto:

    Ho letto con molto interesse il tuo dettagliato e profondo resoconto del “nostro” week end ad Alcatraz… e mi rendo conto che il termine “nostro” forse stona un po’ in questo contesto, perché quello che hai espresso è frutto del tuo sentire molto personale e molto intimo. Credo che ognuno di noi abbia vissuto prima e metabolizzato poi le ore trascorse alla libera università di Alcatraz in maniera differente. Ho preso atto dei tuoi dubbi e delle tue perplessità, e mi è venuto da pensare che forse è perché avevi delle aspettative, che magari in qualche misura sono rimaste deluse. Io non credo avessi alcuna aspettativa, se non quella di godermi appieno questi tre giorni in un mondo completamente diverso dalla mia quotidianità e con delle fantastiche persone che, se mi capitasse di incontrarle in un altra situazione, magari non saprei riconoscere come così affini a me…. Perché poi l’affinità è data in gran misura dall’empatia che si prova quando, rotolando uno sull’altro in un dolorosissimo gioco che ti aiuta a percepire il corpo tuo e quello degli altri in maniera diversa, gli sguardi si incrociano e non si riesce a trattenersi da una risata che sgorga dal cuore e può solo unire anche chi fino a quel momento, si è scambiato solo il nome!! Oppure quando cercando invano di acchiappare delle finte banconote che scivolano da una mano amica, sai che non sei la sola a pensare “forse vent’anni fa i miei riflessi erano migliori, altro che muscoli incondizionati!!” E che dire poi del gran senso di unione provato in quella serata passata a dimenarsi al suono di musiche di una vita trascorsa, ed ogni volta che il tuffo nel passato si faceva più profondo il desiderio di scatenarsi aumentava sempre di più…. E l’energia nell’aria aumentava, aumentava, fino ad essere quasi tangibile…..
    Mi è spiaciuto un po’ leggere la tua delusione, quella espressa con le parole e quella percepita tra le righe, uno stato d’animo che non corrisponde al mio, che sono tornata entusiasta, carica di energia ed emozionata al pensiero di quante persone si raccolgono intorno ad un progetto di vita che si interseca col mio in così tanti punti. Che nome dare a questa mia sensazione… non so.. direi FIDUCIA!! Fiducia nella coerenza con cui si può scegliere di vivere, fiducia nel mondo che sta cambiando la sua interiorità, fiducia nella certezza che si può star soli ed essere felici e vivere nel gruppo ed esserlo ancora di più!! Fiducia in chi mi circonda, in chi già mi ama ed in chi mi amerà….. fiducia nella leggerezza con cui ho deciso di vivere la mia vita e che mi fa essere molto più profonda di quando affrontavo “seriamente” i problemi della vita.
    Io spero che le nostre strade si incroceranno ancora, perché è nel conoscere persone come te e come molti altri che ho incontrato che la mia fiducia si rafforza ancora di più……. Ciao!!

    • Franz ha detto:

      Cara Susanna, il tuo commento è un inno alla vita, alla possibilità, alla fiducia; in tempi di grande, diffusa e profonda inquietudine mostra un approccio positivo che fa un particolare effetto, e sono convinto che piacerebbe molto a Jacopo, se lo leggesse.
      Ho quasi il timore di offuscarlo, per non dire di danneggiarlo, con lo stesso scetticismo che forse hai percepito nel mio resoconto al di là delle mie intenzioni.
      Senza voler fare inutili difese d’ufficio di quanto ho scritto nel post, in maniera piuttosto meditata, posso comunque aggiungere che è stata anche per me una delle esperienze più belle degli ultimi tempi. Che anch’io mi sono divertito un sacco in quei giochi collettivi di ritrovata fisicità quasi infantile condotti con intelligenza ed allegria da Eleonora, che da tempo non mi capitava di ballare con gioia su un repertorio che spaziava dal reggae all’hully-gully alla tarantella alla macarena a Raffaella Carrà. Per non parlare del rilassamento “Watsu” in piscina, del Tai-Chi, e degli spunti di riflessione di Jacopo.
      E che, al di là delle ore piacevoli, ho vissuto l’estrema facilità e spontaneità del fiorire di nuove amicizie, che forse è l’eredità più bella lasciatami dal “nostro” week-end.
      Ma non togliermi il piacere di fare, anche in un contesto di questo genere, il brontolone incontentabile. Sono fatto così.
      Un saluto affettuoso e un grazie di cuore.

  4. filippo b ha detto:

    grazie della segnalazione Franz, ed approfitto per salutare Susanna ed Antonio, i miei concittadini che t’hanno accompagnato in quest’altra tua corsa.

  5. antonio & susanna ha detto:

    ciao
    amico di una bella esperienza; condividiamo le tue note e speriamo di poter
    migliorare la conoscenza del monastero!!!!!!!
    gli amici salernitani

    • Franz ha detto:

      …e speriamo di farlo ritrovandoci ancora !
      Approfitto della vostra visita per segnalarvi due altri blog, di grandissimo valore, tenuti da vostri concittadini.
      Uno è (clicca qui) quello del mio amico “Filippo B”;
      l’altro, che ho addirittura ufficialmente gemellato con il mio, è (clicca qui) quello di un’altra mia cara amica, “Superfragilistic”, che ho anche conosciuto di persona.
      Ancora un saluto a voi, con l’augurio di nuove splendide esperienze.

  6. veniero ha detto:

    Ciao Franz, vedo con piacere che altri amici comuni conosciuti nella “location Casa Bassa”, hanno lasciato un loro commento…
    Ciaoooo Maria, ciaooo Pietro!
    Scusa Franz, ma ho approfittato del tuo blog per salutarli dato che non sono in possesso del loro indirizzo e-mail….spero che mi leggano (anche nel precedente post nella sezione Break).
    Condivido il loro giudizio sul tuo modo di scrivere.
    Al di là poi di qualsiasi giudizio personale, oggettivo o puramente sentimentale su Alcatraz, è ovvio che ognuno di noi ne ha ricevuto emozioni diverse, Alcatraz è così… e lo è da anni.
    Mi sento di poter suggerire a chi avra’ voglia di andarci per la prima volta, di provare lasciare a casa ogni aspettativa, ogni pensiero di cio’ che immagina di trovare la’….
    E una volta là, ascoltare se stessi, ogni momento, lasciando che le cose accadano…e viverle…con il corpo e con il cuore….
    Capiterà allora a qualcuno, di scoprire ( come è capitato a me), magari dopo essere già rientrato a casa, che Alcatraz, in fondo, è ciò che ognuno di noi vuole che sia ed era ciò di cui si aveva bisogno in quel momento della propria vita.
    A risentirci

    • Franz ha detto:

      Caro Veniero, innanzi tutto grazie per questo nuovo lungo e così vivo commento.
      Mi fa piacere anche lo scambio incrociato di saluti, che testimonia quanto fertili siano stati quei due giorni e mezzo relativamente a nuove belle amicizie.
      Non avrò problemi a comunicarvi in privato i rispettivi indirizzi, comunque, se vorrete.
      Mi piace anche il tuo giudizio così entusiastico e direi quasi messianico, o esoterico, che dai di Alcatraz, anche se mi sembra dettato più dal cuore che dalla ragione: sarebbe proprio fantastico avere a disposizione un luogo capace di indicarti sempre e comunque la tua giusta direzione.
      Ancora un caro saluto.
      p.s.: le hai guardate le immagini ?

  7. Giovanna Amoroso ha detto:

    Grazie Franz,
    per aver inserito a lato il link di ANIMA DONNA!!!

    Buona notte, e a presto!!!

    Giovanna

  8. Giovanna Amoroso ha detto:

    Che bel posto!!!

    Ne avevo sentito parlare, ma grazie a te ho una bella e dettagliata visione.

    La prossima volta vengo anch’io!!!!!

    Saluti

    Giovanna

    • Franz ha detto:

      Sono molto contento di averti invogliato ad andarci, al di là di tutte le mie critiche.
      E sarebbe bello magari incontrarsi davvero un giorno da quelle parti.
      Un salutone.
      p.s.: non mi sono dimenticato della promessa: in giornata conto di pubblicare in home-page il logo del “premio Symbelmine” e il link al tuo blog (così come un altro “premio” ricevuto in passato dalla amica Cassandra).

  9. filippo b ha detto:

    Son sicuro di poche cose. Ma una è certamente che non 3, ma manco 333 giorni di “prigione” cambierebbero il nostro Franz.
    Bentornato.

    • Franz ha detto:

      Allora spero, caro Filippo, di costituire per te una “sicurezza” gradita, anche solo un poco, più di quella più classica e comune a tutti i mortali… 🙂
      Un salutone.

  10. maria e pietro ha detto:

    Caro Francesco,abbiamo letto le tua nota sulla demenziale esperienza che abbiamo vissuto insieme.
    Complimenti! Scrivi davvero molto bene.
    Condividiamo tutto, eccetto il severo giudizio sugli aspetti culinari; siamo d’accordo sull’osservazione relativa alla provenienza dei cibi; ma non tocchiamo le meravigliose ricette di Angela.
    Io, più che contraddizioni ho trovato armonia, tra le persone e nell’ambiente circostante.
    Forse mi aspettavo molto poco e quindi l’esperienza è maggiormente positiva, anche per gli incontri fatti.
    Si, manca prorio un orto curato e rigoglioso, bisognerebbe proporlo e andare a coltivarlo.
    Questo potrebbe essere il mio sogno. Io e Pietro siamo stai bene, questo viaggio ci ha uniti e ci ha fatto divertire insieme, cosa che non suiccedeva da molto tempo. Per il momento mi accontento e sento che sono un po’ più felice, anche perchè pensiamo di avere un nuovo amico.
    Ti ringraziamo ancora per la tua squisita gentilezza sero di avere tue notizie e di vederti qui a Genova a fare una bella passeggiata.
    Un abbraccio a presto
    Maria e Pietro

    ù

    • Franz ha detto:

      Ciao Maria, ciao Pietro, miei cari e nuovi amici.
      Il vostro commento arricchisce le mie considerazioni con diversi raggi di luce, forte e serena, che rendono il bilancio dell’esperienza ancora più decisamente positivo.
      Vi ringrazio di questo, e anche dei complimenti, che fanno sempre piacere. Spero che continuiate a seguire i miei scritti.
      Anch’io sono contento di aver trovato due …passeggeri del mio taxi che non mi hanno fatto perdere l’allenamento alla guida, ma soprattutto l’allenamento a instaurare nuove sincere amicizie, che conta molto di più.
      Ho recuperato il libro autografato di Pietro, mentre la sciarpa sembrava l’avessero trovata, poi non si sa che fine abbia fatto (magari provate a telefonare).
      Il libro sarà un incentivo a trovarci nuovamente di persona, a Genova, o a Bologna, o in qualche altro posto e occasione.
      Sto pubblicando molte foto fatte ad Alcatraz su un altro mio foto-blog: potrò così evitare di spedire tonnellate di byte a voi e agli altri amici con i quali ho scambiato l’indirizzo email.
      Per consultarle, partite cliccando qui.
      Al momento sono ventiquattro, e sto per pubblicarne altre dieci.
      Un caro saluto, un abbraccio a voi e un arrivederci, sognando fin d’ora un comune futuro da …pensionati ortolani dalle parti di Gubbio.

  11. myrta ha detto:

    Grazie per le tue considerazioni. Ero curiosa diconoscere ciò che avviene ad Alcatraz e non ho mai palato con nessunno che ci sia stato direttamente, ma oslo per interposta persona. Un racconto pieno di tante cose belle e il contrario. Contrasti. Da riflettere. Ciao Myrtawordpress stats plugin

    • Franz ha detto:

      Mi fa piacere esserti stato utile con le mie considerazioni. Ti assicuro che non è stato facile scriverle in modo sincero, spassionato, e nello stesso tempo equilibrato, per poi renderle pubbliche. L’ho fatto comunque con la consueta passione, sorretta come sempre dalle voci amiche come la tua. Ciao !

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