Una catarsi …virale

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Alla fine, a dispetto di un primo approccio in sordina, quasi innocuo, il tradizionale raffreddore di inizio autunno anche quest’anno ha colpito duro ed ha chiesto il solito tributo: tre notti parzialmente insonni di grande prostrazione fisica, quasi un ramadan alla rovescia.
Non voglio annoiare con il commiserevole racconto dei sintomi più acuti, dolorosi e prolungati, e neppure riaprire discorsi sulla mia contrarietà verso qualsiasi terapia sintomatica; mi tengo le mie sicurezze, ne pago il prezzo, e non m’interessa convincerne nessuno, ma nemmeno discuterne.

“E rilassati che sei stressato”, mi aveva scritto via sms un’amica.

Superato facilmente quel po’ di fastidio per la sua componente autoritaria, avevo lasciato che quel messaggio si facesse strada, e che mi tenesse compagnia durante le tre notti e i tre giorni di passione, accanto ed in parziale opposizione ad ipotesi strane, tipo influenza dei maiali, smentite dalla temperatura costantemente intorno ai trentasei.
E’ stato facile interpretare così il naufragio delle mie energie, della mia efficienza, come una robusta richiesta di maggior attenzione, manifestata con una violenta rappresaglia, da parte del mio organismo a cui avrei chiesto troppo negli ultimi tempi.

Sia vero o no, ora, nel felice termine della convalescenza, nel momento in cui rimetti fuori da casa il naso, finalmente decongestionato, entrambe le narici, e respiri, e riassapori la vita molto più di prima, e hai una nuova voglia di gettarti nel lavoro, e di vivere nuove storie da raccontare, che da un po’ di tempo chissà perché te ne sono capitate così poche, e anche settembre guarda un po’ con le sue luci sfumate nei pomeriggi ritrova il suo intenso fascino, anziché la sola angustia del tempo che passa, e hai un sano appetito di cibo, oltre che di vita, ora, dicevo, appare chiaro più che mai quanto impegno sia ancora necessario per imparare a non avere fretta, per dare il giusto tempo ad ogni cosa, e conquistare la calma, sempre, comunque, profonda, creativa, piena, felice.
E questo a dispetto della cronica guerra contro gli impegni, e della saturazione del tempo a disposizione, che oggettivamente nel mio caso ha diverse origini, non ultime le incombenze quotidiane di vita di un singolo che tiene troppo a cavarsela da solo.

Mi scrive V., uno degli amici magicamente ricomparsi dal passato grazie alla lampada-web di Aladino, riprendendo un tema che gli è caro, cioè l’inquietudine al pensiero, per fortuna ancora lontano, della pensione:

In effetti non si tratta del timore del ‘distacco dal lavoro in quanto tale’, ovvero del non sapere come passare il tempo. No, quello no. E’ sicuramente il dispiacere di invecchiare, ma c’è dell’altro. Ricordo che una mattina di alcuni anni fa mi trovai, al termine della colazione, del passaggio in bagno, ecc., in casa da solo nel silenzio delle 11, con tutta la giornata libera davanti. Non ricordo perché, probabilmente ero a casa malato, ma non poi tanto: per cui non apprezzai quella libertà e quel riposo. Ebbene quel silenzio delle 11 di mattina mi procurò una forte angoscia, che mi colpì.
Insomma il timore che sento è quello di una sorta di squilibrio: quando hai da fare apprezzi moltissimo i momenti liberi, ma quando sei sempre libero come ti senti? So anche che il lavoro è per me l’elemento più terapeutico quando ho dentro di me preoccupazioni forti. Per esempio quando morì mia madre mi tuffai nel lavoro con avidità: era l’unica medicina possibile.

Poi continua citando, con generosa attenzione, due recenti post di questo blog, in cui, secondo lui “gli è parso di avvertire a tratti questa sensazione” anche in me.
Gli risponderò, anzi gli sto già al proposito rispondendo pubblicamente (e spero di questo mi perdoni), che non sono d’accordo.
Perché chi, come nel mio caso, ha passato gran parte della sua vita da solo, lo amerà e lo cercherà sempre, il silenzio, come il migliore fra i possibili alleati; quanto meno fino a che non sia compromessa l’autosufficienza essenziale.

Volevo raccontare tante altre cose dei miei tre giorni di passione: la pastasciutta al sugo preparata sfruttando quel che avevo in casa, l’accensione del computer (con la brevissima sigletta musicale di apertura di ‘windows’ a bassissimo volume) del mio vicino alle quattro e mezza del mattino, l’ennesima interruzione dell’acqua potabile (c’è un cantiere fisso, qui a pochi passi di distanza, ed ormai non avvertono nemmeno più), e tutti gli intensi sogni, belli e brutti, che ho fatto quando finalmente riuscivo a prendere sonno.

Ma mi sono dilungato anche troppo.
Con l’immagine di uno di quei sogni, però, tengo a terminare questo scritto.
Ho sognato mio padre; abbracciavo la sua testa, che mi sembrava tanto grossa, e insieme avevamo un moto di profondo rimpianto per ciò che se ne è andato per sempre, e per ciò che non è mai stato.
E insieme, con una tenerezza dalle lontanissime radici, profonda e insperatamente ritrovata, ci mettevamo silenziosamente a singhiozzare.
Solo per qualche secondo, prima di risvegliarmi con il batticuore e gli occhi umidi.
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L’immagine, da cui ho ritagliato quella all’inizio del post, è presente su molti siti, fra cui:
http://ilmiodizionario.blogspot.com/

Informazioni su Franz

Per una mia presentazione, clicca sul secondo riquadro ("website") qui sotto la mia immagine...
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14 risposte a Una catarsi …virale

  1. misssss ha detto:

    Quando inizio a starnutire ed a colare di naso prendo trenta gocce tutte le mattine di ribes nigrum e per il resto faccio finta di niente. Continuo ad andare nelle serre a lavorare al mattino (fa un caldo ancora e sapessi quelle stronze di zanzare) poi continuo ad andare a sudare in palestra (quando dico sudare intendo SUDARE ma proprio proprio tipo 40 minuti di tapis come inizio ecc. ecc.) poi continuo ad andare in piscina ecc ecc. per ora ha funzionato, sto abbastanza bene.
    Purtroppo a volte invece che sogni ho gli incubi, ma ormai mi sono leggermente corazzata e riesco a non pensare a quello che non devo pensare ed a dormire abbastanza bene, forse perchè il peggio deve ancora arrivare e non ci voglio credere.
    Ciao e fai il bravo
    Cazzzz che discorsi contorti mi sono spiegata? ah ah ah ah

    • Franz ha detto:

      Devo proprio decidermi anch’io a prendere le gocce di ‘ribes nigrum’, magari come rinforzo preventivo, anche perchè dei super-allenamenti ginnici come i tuoi non credo che li farò mai.
      Quanto alla serenità, sia nei sogni sia ad occhi aperti, in certi periodi bisogna sforzarsi di conservarla, mettendocela tutta, proprio come per la salute fisica. E forse è un allenamento ancora più importante…

      Ciao cara Miss, buona settimana e un bacione.

  2. Riri52 ha detto:

    Io ho avuto gli stessi sintomi ma per allergia alla polvere e al gesso. Eh! Di certo quando mi capita di stare a casa mi godo tutto il silenzio e la pace, se poi fuori è brutto tempo è bellissimo e rigenerante. In ogni caso sei veramnet un poeta! Riri52

    • Franz ha detto:

      Temo che ci sia una forte componente allergica anche nei miei devastanti periodici raffreddori.
      Certo anche la quiete casalinga, sempre preziosa, è comunque godibile appieno quando si sta bene.
      Un grazie per il complimento, particolarmente gradito perchè proveniente da una letterata quasi professionale, e un caro saluto.

  3. Giovanna Amoroso ha detto:

    Ciao Franz… Riguardati!!!

    E non strappazzarti troppo, mi raccomando!

    Dolce notte

    Giovanna

    • Franz ha detto:

      Carissima Gio, il virus …’ndo còje còje, e c’è poco da riguardarsi, visto che porto tanta gente sul mio taxi.
      Apprezzo comunque la raccomandazione affettuosa di una giovane mamma.
      Buon fine settimana a te !

  4. giraffa ha detto:

    Ciao Franz, spero sia tornato completamente in forma! Anche i piccoli flagelli ci aiutano a capire che non siamo macchine e, ogni tanto, abbiamo bisogno di fermarci..in questo caso, ti è anche servito a riabbracciare tuo padre 🙂

    • Franz ha detto:

      Sì, cara Giraffa, a posteriori si apprezzano tutti i piccoli e grandi premi vinti, a prezzo di quel poco o tanto di pena, e sembra davvero che la vita ne sia stata arricchita.
      Per un po’ di tempo, comunque, mi riterrei soddisfatto, al cielo piacendo… 🙄

  5. alanford50 ha detto:

    Che dire della parte finale del tuo post se non che è un pensiero stupendo, mi riferisco al sogno che hai fatto su tuo padre, pensiero che sovente in questi ultimi anni, per via del molto tempo di cui sono tornato ad essere padrone, mi ritorna e mi rimbalza tra la testa ed il cuore e mi ricorda come tra un battere ed un levare del mio cuore quel silenzio, quell’attimo sia così difficile da gestire, perché i pensieri quelli belli e positivi scelgono proprio quel magico momento, anche io ho da tempo preso coscienza delle cose che avrebbero dovute essere e non sono state, semplicemente perché ognuno, me compreso inseguiva il proprio attimo di vita, ed ora quell’attimo a cui ora sono molto grato mi consente di attribuire il giusto tributo al pensiero, che sa molto di rimpianto, per quel che doveva e forse non è stato, ora non passa giorno che non pensi a loro, ora ho tutto il tempo del mondo, forse è così che deve essere, in fondo mi stanno ancora aiutando a vivere quell’attimo tra un battere ed un levare.

    Qualche tempo fa rapito da questi pensieri, ho scritto queste poche frasi che ricalcano il senso delle nostre parole:

    Mamma, papà, un pensiero, un indelebile ricordo.

    Mamma, papà, parole struggenti, che descrivono un grande sentimento, un dolore, in poche parole l’amore, soggiogato dal vivere il mio quotidiano ed il mio tempo, incapace di comprendere appieno gli eventi ho ceduto al vivere quello che sentivo come a me assolutamente dovuto, quando gli eventi mi hanno concesso e forse obbligato, mi sono fermato, ed ho compreso quanto avevo perduto e quanto mi era stato dato e quanto avevo rubato e perduto, del mio e dell’altrui tempo e vivere, inutile è stato il fermarsi ed il girarsi indietro, ciò che era passato era già stato vissuto, ho lasciato spazio ai rimpianti ed alla comprensione dell’accaduto, che in fondo tutto perdona a tutti, perché coscientemente vissuto, ora unica riparazione concessami è il farli vivere ogni istante della mia esistenza nei miei pensieri come unica forma di prolungamento di vita, un regalo, un sogno un effimero senso di dono di una parte di eterno, finché il tempo mio non sarà scaduto.

    Alanford50

    Ciaooo neh!

    • Franz ha detto:

      Mi sembra che non si debba aggiungere niente, caro Alanford, a questi tuoi pensieri; un contributo di profondità, di meditazione e di poesia di cui ti sono grato.

      Ciao !

  6. silvanascricci ha detto:

    Caro Franz, io (che sono anche del mestiere) sono del parere che spesso il nostro corpo ci invii dei segnali di stop che noi non vogliamo cogliere o non sappiamo più ascoltare perchè, appunto, non abbiamo tempo oppure non vogliamo essere “malati”, o siamo impegnati in altre cose che alla fin fine non sono poi così importanti come sembrano.
    Quando non cogliamo in tempo questi avvisi arriva la mazzata (più o meno grande) che ti costringe a fermarti; se non troppo gravi e se non hai tirato troppo la corda questi fermi sono assolutamente salutari e salubri.
    Penso, inoltre, che la malattia abbia una funzione catartica che spesso rifiutiamo di accettare perchè sconvolge le nostre certezze e le nostre abitudini.
    Per quanto riguarda la “solitudine” e il silenzio non solo chi vive solo riesce ad apprezzarli e a goderli, ma anche chi vive con qualcuno ed in quel caso li ritengo anche più necessari.
    Per quanto riguarda il sogno, peraltro molto bello, il rimpianto per ciò che abbiamo perduto e/o per ciò che non abbiamo avuto fa parte della vita di ognuno di noi ed ognuno di noi ci deve fare i conti.
    Una volta accettato questo tutti quei conti torneranno.
    Un carissimo saluto
    Silvana

    • Franz ha detto:

      Forse, proseguendo il tuo ragionamento sulla malattia, noi figli della cultura capitalistica (e il termine sembra ormai quasi una bestemmia…) siamo tutti affetti dalla sindrome della massima efficienza. E magari tante piccole o grandi malattie che ci capitano ne sono in parte una conseguenza, ed un ‘sano monito’ a rivedere qualcosa, magari aiutati dall’improvvisa ‘caduta di tensione’.
      Il discorso dell’approccio al silenzio meriterebbe molto approfondimento; mi è rimasta anzi l’impressione di aver “tirato un po’ via” sull’argomento; ottima occasione per riprenderlo più avanti.
      Il sogno, infine, con la sua capacità di suggestione, di generare o riscoprire emozioni e sentimenti, è probabilmente uno strumento innato, e fra i più importanti, per quell’indispensabile esercizio di quadratura dei conti di cui parli.

      Un carissimo saluto e un abbraccio a te .

  7. duhangst ha detto:

    odio il raffreddore, oltre che rintontito mi rende anche parecchio scorbutico.
    Buona guarigionewordpress stats plugin

    • Franz ha detto:

      E come non odiarlo ?
      Comunque anche un piccolo flagello di questo genere può servire, poi, a riapprezzare la vita.
      Ciao e grazie !

Commenti:

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