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Molti temi hanno caratterizzato il mio 2 agosto 2010, il giorno del ricordo di quella strage trent’anni dopo.
Forse, passandoli tutti in rassegna, il tema che più mi ha colpito è la reazione all’anniversario da parte della Rete, anzi della mia personale Rete, quella fatta dai blog e dagli altri siti che frequento abitualmente. Una reazione che mi ha ricordato quella causata dal terremoto dell’Aquila: una specie di corrente capace improvvisamente di dominare l’attenzione collettiva, e di provocare considerazioni ed espressioni anche diverse fra loro, ma tutte accomunate da una grande sincerità ed emotività.
Quasi tutti i miei blog amici hanno dedicato un post all’argomento, primo fra tutti, in ordine temporale, quello di Milvia, poi ripreso e diffuso anche da altri, oltre che su Facebook.
Mi piace ora l’idea di pormi all’altro capo della collana, con il mio contributo ad un giorno di distanza dall’anniversario.
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Come due anni fa, avevo dato anche quest’anno a Co.Ta.Bo., la principale cooperativa di taxi bolognese di cui sono socio, la mia disponibilità come volontario nell’organizzazione delle celebrazioni.
I tassisti bolognesi sono da sempre un soggetto particolarmente coinvolto nella commemorazione, come lo furono nella stessa strage, con la perdita di due vite e con un’immediata reazione attiva in quella splendida pagina cittadina di intelligenza e cuore che furono i primi soccorsi.
Due anni fa ebbi l’incarico, insieme ad alcuni colleghi, di trasportare a più riprese i parenti delle vittime, alla fine delle celebrazioni mattutine, da Piazza Medaglie d’Oro al ristorante in Strada Maggiore; quest’anno, invece, mi hanno dato un posto nel corteo di taxi diretto in Co.Ta.Bo., sede di un’ulteriore commemorazione particolare, immediatamente successiva a quella generale, partendo dal parco della Montagnola, punto di ritrovo delle staffette podistiche giunte come sempre a Bologna, da molto lontano, per la circostanza.
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La città è splendida, sembra voler offrire il meglio di sè con le sue luci di una limpida mattinata d’agosto.
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Splendidi sono i colori del cielo, dei palazzi, dei numerosissimi gonfaloni, della gente accorsa ancora una volta per ricordare e per stringere in un segno di presenza, che è un abbraccio di conforto, i parenti delle vittime, a loro volta giunti più che mai numerosi a rinnovare nella memoria qui, negli stessi luoghi, quei momenti di strazio.
Per la prima volta partecipo al corteo in compagnia: ci siamo dati appuntamento con Silvana e con Milvia, a dimostrare che le amicizie cosiddette virtuali, nate in Rete, possono facilmente tramutarsi in tangibile presenza.
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“Ogni anno a Bologna si è riproposto il triste spettacolo di una piazza che invece di ricordo e dolore ha espresso odio e livore per coloro che ritiene avversari politici.
Cos’è successo gli altri anni? I ministri li avete fischiati. E allora avete già la risposta al perché non viene nessuno questa volta“.
Eccolo, questo sarà il famoso contributo alla memoria offerto dal ministro Giovanardi.
Quando lo leggerò sarò quasi contento: ogni volta che la feccia che ci governa, questi rappresentanti di una gentaglia incline prevalentemente alla corruzione, smaschera così evidentemente la propria bassezza morale, è una specie di autogoal, una potenziale vittoria per quella verità tanto efficacemente camuffata e stravolta negli anni dalla rappresentazione televisiva della realtà.
E poi, a ben pensarci, al di là dall’intrinseco scandalo dell’evento, in fondo non mi dispiace che su quel palco non ci sia nessuno di quei rappresentanti, costretto sempre ad ipocrite acrobazie verbali, a note stonate nella sincerità delle altre voci, al contrario appassionate e dolenti nelle invocazioni alla verità, se non alla giustizia.
Prima fra tutte quella di Paolo Bolognesi, presidente dell’associazione dei familiari, sempre incisiva e pragmatica.
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Ma quest’anno non posso ascoltare tutto il suo discorso; non voglio far tardi all’appuntamento per l’impegno preso, e devo andare a recuperare la Cavallona, parcheggiata un po’ più in là, fresca di bucato e agghindata per l’occasione.
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..Il veloce corteo di taxi è scortato da diversi vigili in motocicletta, che ci danno la precedenza ad ogni incrocio, anche col semaforo rosso...
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Un altro breve corteo, questa volta a piedi, si svolge all’interno della grande area della cooperativa, alla presenza di diverse autorità.
Grazie alle dimensioni ridotte, questo secondo corteo assume nel silenzio una gravità ed un’intensità non possibile a quello popolare svoltosi un paio d’ore prima lungo via Indipendenza.
Il punto d’arrivo, dove si alterneranno i brevi discorsi delle autorità presenti, è il gazebo presso l’entrata della cooperativa, sotto il quale è conservata, come una terribile statua, un’auto gialla, un taxi di allora orrendamente deformato dall’esplosione, trent’anni e due ore fa.
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Dopo i discorsi, tutti sinceri, tutti veri, significativi, toccanti, degli ospiti ufficiali, viene data la parola ad un terzetto di tassisti in pensione.
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E quello con la maglia bianca (una faccia molto nota in cooperativa) annuncia, nell’emozione generale, che gli altri due erano presenti sul luogo della strage, e in particolare quello con la maglia azzurra, sulla destra nella foto, era il proprietario di quell’auto gialla assurta a monumento del dolore.
E rinuncia a passargli il microfono, perchè lui, il tassista che aspettava il prossimo cliente davanti alla stazione il 2 agosto 1980 alle dieci e venticinque, non parla, non ne è capace: un misto di inebetita commozione, un sorriso strano, un tremito della bocca dicono tutto per lui, e le lacrime sul mio viso questa volta non possono più essere trattenute.
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Potrei finire qui il mio racconto, ma c’è un altro tema che per la prima volta voglio affrontare.
Quasi tutti i post e i commenti sulla strage alla stazione citano il proprio vissuto in occasione di quell’evento; da parte mia, quella mattina, benchè fosse sabato, ero impegnato sul lavoro, come operatore meccanografico alla Henkel Chimica, da pochi giorni il mio primo impiego; dunque non sentii il terribile boato e fui informato dell’esplosione dal passaparola.
Fu solo diversi giorni dopo che venni a sapere della morte, dopo alcuni giorni di agonia, di Sergio Secci.
Eravamo in amicizia, quasi coetanei, c’eravamo conosciuti durante una vacanza al mare dalle parti di Rimini, poi lui, di Terni, s’era iscritto all’università di Bologna, nel mio stesso corso di laurea, D.A.M.S. con indirizzo spettacolo, un anno dopo di me, e c’eravamo frequentati, qualche volta, anche a casa mia.
Era in amicizia anche con mio fratello Davide, benchè lui abbia qualche anno più di me, ed è proprio lui che quest’anno, nel forum di cui è amministratore (e attivo inserzionista), ha voluto ricordare Sergio, dandone ora lo spunto anche a me.
Invito tutti a leggere quelle calde parole di ricordo, a cui non c’è bisogno di aggiungerne altre per onorare la memoria.
Quello che vorrei aggiungere è una breve riflessione personale.
Se non ho mai voluto citare Sergio in questi anni di blog è per un misto di pudore unito a un senso di scandalo della morte.
Sergio aveva un carattere esuberante, egocentrico, molto anticonformista, gli piaceva provocare, era il suo modo, da intellettuale in erba, di dare evidenza alla verità. E così facendo si tirava facilmente addosso anche l’ironia e lo scherno.
C’è, come dicevo, una sorta di scandalo, nella morte, e in quel tipo di morte, che in qualche misura viene enfatizzato dalla sua testimonianza in vita.
Probabilmente non sono immune da quel senso di scandalo, o chiamiamolo di pudore, se non ho voluto mai in questi anni rendere pubblico questo intimo ricordo fissato per sempre da un’epoca ogni anno un po’ più lontana.
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Ciao Franz, per comodità riporto qui la risposta che ti avevo lasciato sul blog di Riri52;
Ho letto l’articolo che hai linkato, ma per certi versi più che l’apoteosi della sconfitta dell’innominabile mi sembra un involontario plauso al comportamento dello stesso, insomma dire che Lui ha rifiutato i diktat esterni non è una cosa di per se così negativa, anzi, è vero che il pensare di poter essere assolutamente autonomi è pura illusione, quindi pensare che una nazione come la nostra uscita dal dopo guerra grazie all’aiuto degli americani potesse prima o poi svincolarsi dal guinzaglio è altrettanta pura illusione.
E’ altrettanto vero che Lui è a dispetto del suo potere, uomo di rara insipienza politica e di nessuna lungimiranza strategica, MA, gode dei benefici di un vizio tutto Italico non andato perduto in questi ultimi 70 anni, mi riferisco al bisogni degli Italiani di avere una persona carismatica da seguire ciecamente, anche contro i propri interessi, questo atavico bisogno Italico è il cavallo di Troia che potrebbe permettergli per qualche anno di continuare a stare seduto dove si trova ora, nonostante i tempi di burrasca e tempesta, il tutto aiutato dal totale vuoto politico ed ideologico di tutto il resto degli Italiani e dei suoi politici, non parlo neppure di opposizione, perché siamo a livello zero se non addirittura sotto zero.
Che gli americani possano fare il bello e brutto tempo qui da noi è ormai assodato da mille piccoli fatti che ai più sono sfuggiti o troppo presto dimenticati, il periodo stragista e golpista degli ultimi decenni della nostra storia ne hanno ormai evidenziato la loro malcelata presenza.
L’unica alternativa a questa politica attuale è il tornare su strade già ampiamente percorse ed onestamente speravo che non dovessero mai più tornare, mi riferisco a quei decenni in cui causa la frammentazione dei partiti politici abbiamo assistito a cadute del governo a cadenza quasi semestrale, onestamente speravo proprio di non rivedere questi accadimenti.
Senza contare che se chiunque in alternativa assuma il potere non si preoccupa nell’immediato di risolvere il problema Ber….ni ci ritroveremo a fare i conti con i suoi potenti mezzi di convincimento popolare, però un sesto senso pessimista mi dice all’orecchio che dopo una sua eventuale caduta nessuno si prenderà il mal di pancia di fare in modo di renderlo innocuo, ossia facendo una buona legge contro il conflitto di interessi , e ponendolo di fronte ai suoi problemi da risolvere con la giustizia, nessuno secondo me approfitterà del decadimento del senso della legge Alfano per chiedergli conto delle sue pendenze con la giustizia, secondo me passeranno gli anni e troppa acqua sotto i ponti.
E’ giusto dire che questo governo per mille motivi è agli sgoccioli, ma nessuno si è messo in moto per preparasi al dopo,dopo c’è il vuoto totale, senza contare che una sua eventuale sconfitta elettorale non è poi così sicura, troppi sono gli interessi di cui lui è sostenitore e oltretutto può contare ancora troppo sul sostegno popolare, forse non nella misura che paventa lui, maaaa…..
E’ vero che Lui nelle dichiarazioni pubbliche, continua ad additare alla comune esecrazione questi feticci puerili, usando e creando mitologici acerrimi nemici di rosso colorati o vestiti, che in effetti non esistono più,ma gli fa molto gioco che la gente comune la massa che lo voto e lo appoggia abbia una ipotetica raffigurazione del nemico, un po’ quello che accade nei riguardi degli sproloqui del buon Bossi verso il suo popolo padano pronto ad accendersi ad ogni cosa che abbia un tono esagerato.
Sicuramente questo grave errore di comunicazione deriva più da un suo limite intellettivo che non dalla paura di ritorsioni, questo è il limite di chi è posseduto dal germe della megalomania, si perde il limite delle cose, ci si sente al di sopra di tutto e di tutti, questo errore è stato commesso da tutti i dittatori e dittatorucoli della storia recente.
Ritengo assolutamente inutile, anzi direi decisamente controproducente da parte sua tentare di spiegare come realmente stiano le cose al suo popolo di sostenitori, non lo comprenderebbero e resterebbero unicamente confusi, in fondo da lui vogliono nulla di più di quello che sta facendo ora, tutto sommato ha sempre ammesso di non essere un politico ma un imprenditore, quindi inutile cimentarsi in quello per cui non è portato e che non sa assolutamente fare.
Secondo me qualora la dipartita politica dovesse avvenire sarà perfettamente simile a quella di Craxi, perché appartiene alle regole non scritte di chi gestisce il potere, finché lo si ha lo si gestisce, poi come in ogni piece teatrale il sipario cala in silenzio senza svelare mai veramente l’arcano, ma lasciando ad ognuno il compito di leggere e tradurre la storia a seconda delle proprie capacità e volontà, tutto il resto è stato detto e fatto .
Tutto questo però ci porta alla considerazione che non avremo mai il permesso di tirarci su i pantaloni quando lo riterremo giusto noi, saremo sempre costretti a girare con i medesimi sulle caviglie finché l’ordine ed il permesso non ci verrà concesso, la storia non sa che ripetersi, che barba che noia, che barba che noia.
Ciaooo neh!
Che barba, che noia…
Ti dirò, caro Alan, che rimpiango la noia, rimpiango le cadute di governo, rimpiango Forlani e Rumor, come ho scritto alla nostra amica Riri, senza per questo nascondermi l’orrore di certe pagine che abbiamo vissuto durante la Prima Repubblica, come quella che dà spunto a questo post.
Ma non credo che il degrado e la corruzione a qualsiasi livello (etico, sociale, politico, economico, organizzativo, culturale, eccetera, eccetera: nessun ambito ne è immune), raggiunti in una mostruosa progressione con il berlusconismo, abbiano dei precedenti confrontabili.
Ora mi chiedo: se è valida la chiave di lettura offerta dall’articolo in oggetto (la prima delle ‘tre perle’ linkate all’omonimo mio post precedente), che cioè il ‘ribaltone’ sia pilotato da gruppi di pressione di matrice U.S.A., allora quasi tutti gli articoli, le accese discussioni voto o non voto, terzo polo, eccetera eccetera, sono relativamente superflue: il destino del Diversamente Nano sarebbe definitivamente e irrimediabilmente, sottolineo irrimediabilmente, segnato, e probabilmente non gli resterebbe che negoziare la resa con quegli stessi poteri, e magari andare a svernare alla Haway, fra donnine seminude che danzano inghirlandate di fiori.
Altrimenti tutti gli scenari, anche i più tetri, sono possibili.
Come ho detto, a me quell’articolo sembra convincente, per cui seguo con curiosità l’evolversi di un giallo di cui credo di conoscere la fine; e spero di non sbagliarmi, perché la caduta politica del Mostro val bene un ritorno ad un regime di stampo filo-U.S.A., a maggior ragione ora, con la presenza di uno dei più ragionevoli presidenti che gli States abbiano avuto da parecchio tempo in qua.
Sarà inevitabile tornare, anche presto, su questi argomenti.
Ho piacere di averti potuto rispondere qui e non ‘in casa d’altri’, anche se l’argomento non è attinente a questo post, ma a quello precedente a cui accennavo (‘Tre perle’).
In ogni caso ancora grazie per il tuo, come sempre molto articolato, contributo, e un salutoneh.
Caro Franz un grazie sincero e sentito per avermi consentito attraverso le tue parole e ai commenti che ne sono venuti di partecipare alla commemorazione di quel tragico evento e in particolare al ricordo di Sergio Secci. Dal 1973 al ’76 ho vissuto a Terni e anche se non ho conosciuto Sergio ricordo ancora il padre incontrato per diversi motivi in alcune occasioni.Franco
Un grazie a te, caro Franco, di aver voluto lasciare la tua testimonianza: ogni voce che sente l’ugenza di farsi sentire è una spinta in più verso la conquista della verità e di un regime più umano.
Ci sono momenti della storia e nella storia in cui il tempo si ferma.
Ed ognuno di noi si ricorderà per sempre il momento dell’evento e cosa di quel momento ha fatto.
Io trovo giusto che ognuno di noi racconti le storie, la sua storia di quell’attimo.
S.
Anch’io lo trovo giusto.
Anzi, è proprio quell’ondata emotiva così diffusa, fatta dei propri ricordi prima ancora che di riflessioni, che, come dicevo, ha costituito l’aspetto per me più sorprendente di questo trentennale.
io ci sono.
Grazie, amica: è bello ‘fare rete’ con persone consapevoli, su cui poter contare.
I fischi non sono mai stati onorevoli, i silenzi di stato meno che meno. Non dimentichermo, anzi, ricorderemo sempre e faremo ricordare. Ciao riri52
La contraddizione è palese: un governo non può mancare ad una manifestazione così importante, ma nello stesso tempo non se ne trova uno, di ministri, che abbia un livello etico tale da non meritare i fischi, onorevoli o meno che siano.
Ciao Riri, grazie per le tue belle testimonianze sull’argomento.
Caro Franz, sono stata contenta di essere stata accanto a te e a Silvana.
Inutile dire che condivido tutto quello che hai scritto (e che ho ripreso in piccola parte nel mio post di oggi). E le lacrime sono scese anche sul mio viso, mentre leggevo del tuo collega. Altro non dico, quindi.
Milvia
Cara Milvia, ho appena letto il tuo post di oggi (lo linko qui) che offre molti ulteriori ed importanti spunti di considerazione.
E’ curioso questo nostro rimbalzo dinamico di citazioni e di argomenti, che è un ulteriore valore aggiunto dell’espressione pubblica in Rete rispetto ad altre forme, e che stimola a migliorarsi e ad arricchirsi a vicenda.
Mi ha dato profonda soddisfazione essere riuscito a comunicarti la mia commozione, ma mi ha fatto piacere anche essere smentito (dal tuo ultimo post e da quello che hai promesso circa la manifestazione pomeridiana), nell’immagine di ‘ultima perla della collana’ che spettava a buon diritto ai tuoi scritti.
Un caro saluto e un abbraccio.
Grazie per il link, Franz. La Rete, che è condivisione, sta diventando per me uno strumento sempre più importante, perchè “condivisione” è una fra le parole preferite nel mio vocabolario affettivo.
Grazie per l’amicizia, Franz e buon fine settimana, sia esso lavorativo o ludico.
Milvia
E’ così anche per me, cara Milvia: la Rete, col passare del tempo, sembra ‘avvolgermi’ sempre di più.
Ma è una rete che, paradossalmente, dà l’impressione più di liberare risorse che di immobilizzarne fra le sue maglie.
C’è la preziosa condivisione, è vero, affettiva, intellettuale, emotiva, ma c’è anche una grandissima potenzialità di giungere, sia con il proprio ascolto che con la propria voce, in angoli sconosciuti, vicini o lontanissimi, del mondo.
E ancora, c’è la possibilità di intervenire, sul mondo, perchè mi sembra che proprio il modello reticolare, e solo esso, stia mostrando la sua capacità di far fronte in qualche modo ai giganteschi problemi della nostra epoca.
Il mio fine settimana è piuttosto casalingo: mi godo la quiete un po’ irreale di questo sabato d’agosto.
Ricambio l’augurio, di ore serene, anche a te.
Tralasciando i pensieri e le parole circa l’evento, perché mi opprimono con il loro enorme e doloroso senso di insulsa inutilità, sentimento che mi prende ogni qualvolta si parla di stragi, convengo con te che quest’anno la non presenza di politici ha rappresentato una piacevole novità, come quando ci si libera di un peso insopportabile, mi sono sempre chiesto come osano in questo tipo di circostanza portare le loro facce di fronte alla gente così intimamente colpita e ferita, seppure onesti sono comunque rappresentanti di un’espressione di colpevole omertà, che loro si affrettano ogni volta a chiamare segreto di stato, segreto che racchiude mille verità ed altrettante bugie, ma entrambe assolutamente non condivisibili, ma con quale faccia si sono sempre fatti vedere in queste tristi rievocazioni, bene quest’anno che non si è fatto vedere nessuno, qualunque sia il motivo che li ha trattenuti dall’esporsi.
Ciaooo neh!
Anche il tuo parere, come pure tanti altri che ho letto, condivide il sostanziale senso di sollievo per quella pur gravissima assenza.
Però credo che rinunciare ad usare le parole, benché la cosa possa sembrare inutile, faccia solo il gioco di quei signori.
solo vorrei regalare agli altri il volto sorridente del tuo amico Sergio
E’ un regalo, bello e tristissimo, che hai fatto a me prima che agli altri; grazie, cara Amanda.
A titolo informativo, mi preme solo ricordare che le note in calce di quell’immagine sono piuttosto datate: Torquato Secci, il padre di Sergio, è infatti mancato nel 1996, dopo essere stato fino allora il primo presidente dell’Associazione dei familiari vittime della strage.
le notizie e l’immagine sono quelle del sito dei familiari delle vittime del 2 agosto, ci sono le foto di tutti e poche note biografiche