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Un giornale di bordo, nel tempo, si rivela prezioso nel fissare le pietre miliari sul divenire del proprio cammino, della propria società e delle stagioni dell’anno.
E’ un concetto che ho scoperto con piacevole sorpresa negli anni di vita di questo blog, tanto da riprenderlo, con qualche accenno più o meno esplicito, già molte volte.
Mi sembra, da quando queste pagine fanno parte delle mie abitudini quotidiane, che ogni evento importante della mia vita personale o sociale abbia una risonanza più piena e definitiva; e mi sembra, allo stesso modo, che l’estate sia più estate, le nevicate più solenni, la vigilia di Natale e la notte di San Silvestro più vere e più vive, che la stagione delle prime fioriture e poi dell’arrivo dei rondoni, e poi ancora quella ‘delle foglie verdi’, come spesso l’ho chiamata, abbiano un’intensità miracolosamente potenziata.
E’ dunque l’intera vita che risulta, appunto, di una risonanza e pienezza particolari.
Una pietra miliare posata nella primavera dell’anno scorso riguardava la colonna sonora offerta dal canto di un merlo innamorato vicino alle mie finestre, ininterrotto dall’alba al tramonto. In questi giorni mi chiedevo se e quando la musica stesse per ricominciare.
E nel quieto pomeriggio domenicale di ieri ho avuto la risposta, affermativa benché un po’ in sordina: il concerto ha avuto nuovamente inizio, l’inconfondibile fischio modulato ha ripreso a farmi compagnia, ma indubbiamente più lontano. Forse un altro merlo, un altro nido.
Spero che a questo si sovrapponga un canto forte e quasi ipnotico come quello che si impose a lungo l’anno scorso, che era bello ascoltare.
Conto di lasciare traccia di tutto ciò, s’intende, anche quest’anno.
L’amico blogger Carlo scrive quasi sempre di politica, e lo fa in modo molto godibile, nei contenuti, circostanziati e mai banali, come nella forma, sempre curata e scorrevole. Nella risposta a un mio commento nel suo ultimo post ha puntualizzato, ma forse anche messo in discussione, il suo proprio principo ispiratore, con queste parole:
“La realtà è ovviamente che la mia vita non offre spunti tanto interessanti da meritarsi addirittura un posto pubblico in questo spazio e, sebbene molti intendano i blog (anche) come un diario personale, sono sempre stato dell’idea che fosse meglio pubblicare argomenti di cui si potesse discutere.”
Come si vede, è un atteggiamento piuttosto lontano dal mio. Ed è sicuramente degno di stima, nella presa di distanze dalle derive egocentriche e narcisistiche che rendono sterili e noiose certe pagine pubblicate nella blogosfera (benché la fuga verso i social network abbia probabilmente innalzato la qualità media degli scritti di chi ancora sente il bisogno di questo ambito, più lento, più ragionato e anche più letterario).
Mi sento di difendere, tuttavia, la posizione più spudoratamente autobiografica e intimistica di cui sono anch’io, sia pure a corrente alternata, un rappresentante.
Penso infatti che un atteggiamento introspettivo, se controllato dalla necessaria dose di maturità, possa suscitare, per consonanza, emozioni e considerazioni anche nei lettori. Per me sicuramente è così, quando mi capita di leggere con grandissimo interesse dei brani altrui in cui la sincerità tende a vestire i panni della poesia. Che poi la poesia, in fondo, altro non è che questa capacità di generare intangibili echi emozionali.
Dunque, dicevo, il concerto di primavera, seppur timidamente, è cominciato, qui nella natura circostante.
E sul piano sociale? Ci sono i segni di una nuova primavera di rinnovamento, come indubbiamente è stata quella dell’anno scorso?
Difficile dirlo, l’orchestra sembra che continui, con un certo disinteresse e stridore di fondo, ad accordare gli strumenti, senza un direttore che imponga il silenzio e poi comandi l’inizio di una nuova avvincente sinfonia.
Mi limito dunque a segnalare, proprio come quelle che a volte si riescono a distinguere, nelle fasi di accordatura che precedono un’esecuzione orchestrale, alcune brevi arie e melodie, un po’ sconnesse e isolate.
La distanza che lamentavo fra la ‘mia verità’ intorno all’operato del nostro governo, e quella professata dalla maggioranza, incline, quest’ultima, al consenso, si è improvvisamente ridotta, se non proprio annullata.
Con grande conforto, nel fiume di informazioni e sollecitazioni varie di Facebook, un paio di giorni fa ho visto scorrere veloce una frasetta tanto breve quanto importante:
ISPO-Mannheimer: due italiani su tre bocciano la riforma del lavoro. La fiducia nel Governo crolla dal 60% al 44%.
Zio Beppe Grillo tace già da diversi giorni sulle scosse telluriche che hanno attraversato il Movimento 5 Stelle, e probabilmente fa bene a non gettare altra benzina sul fuoco.
Un altro mio fraterno amico di blog, dallo sguardo fortemente affine al mio (sul mondo della politica e sull’universo tutto), ha dedicato un lungo articolo all’infelicissima diatriba, molto utile a capirne i veri termini. Sto parlando, ovviamente, di Luca, e di questo suo post.
E’ sempre utile seguire il quotidiano aggiornamento di Beppegrillo.it, il padre di tutti i blog, anche perché può capitare, inaspettata, una pagina che dà un grande impulso alla speranza, come quella pubblicata due giorni fa e che invito caldamente, chi non l’avesse ancora fatto, a leggere con attenzione. Parla di Israeliani e Iraniani, e si trova cliccando qui.
Sabato prossimo, 31 marzo, andrò in pullman a Milano, per partecipare al corteo e manifestazione ‘Occupyamo Piazza Affari’ (vedi qui il breve video di presentazione).
Non so prevedere se il livello di partecipazione sarà adeguato all’importanza dell’evento; a dir la verità non percepisco quel fermento che in altre occasioni ha precorso e garantito la riuscita straordinaria di altri coinvolgimenti popolari.
Ma credo che aderire a quest’appello del ‘Comitato No-debito’ (e in particolare di Giorgio Cremaschi e Giulietto Chiesa) sia comunque un imperativo categorico.
Se poi si tratti dell’inizio di una nuova sinfonia di primavera si vedrà.
Comunque sia, le gemme sui rami annunciano, già da qualche giorno, una nuova stagione delle foglie verdi, ancora una.
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Immagine da: http://it.over-blog.com/Informazioni_e_obiettivi_dei_corsi_di_direzione_dorchestra-1228321789-art224822.html
Io da casa mia sento molto le tortore, dalla finestra della camera vedo un nido, c’erano due piccoli tortorini nei giorni del grande freddo e sono morti. Poi dopo ho visto un piccolo ovetto e anche quello è sparito presumibilmente mangiato dai merli che gironzolano da queste parti.
Notte.
Un insolito carattere dark, o noir, da parte di una Miss Terry che ci ricorda che la primavera non è sempre e solo festa di vita e di rinascita…
Forse vivere in mezzo ai fiori ha acuito, per contrasto, una tua finora sconosciuta impronta horror?
Lo scopriremo solo bloggando.
Buon fine settimana, ma senza delitti!
La natura sa essere bella e sa essere crudele. D’altronde la vita è sopravvivenza e dunque anche la legge del più forte. baci.
E’ vero: l’unico animale che uccide e distrugge per pura avidità è il cosiddetto homo sapiens.
Ciao, saggia Terry, baci.
Sulle finalità dei blog avete detto tutto, quindi a me non resta che aggiungere il mio personale pensiero. Io scrivo sul blog perchè mi diverte, a volte ho delle cose da dire, o meglio da scrivere, mi piace discutere di politica, anche se in questo periodo sono in attesa, aspetto l’evoluzione della mia vita. Digerire il fatto che in questi mesi avrei dovuto presentare i documenti per la pensione e invece devo lavorare ancora almeno quattro anni è dura da digerire, più il resto. Se trovo chi mi legge sono contenta, altrimenti va bene lo stesso. Nel mio blog misto ci sta di tutto. In compenso leggo gli altri, i vostri e rifletto. Ciao Ciao Riri52
Chissà se tenere un blog può avere effetti digestivi così potenti…
Comunque forse un po’ aiuta, soprattutto se qualcuno mostra un po’ di soliderietà e condivisione nei confronti della tua e di tante altre ragioni di blocco allo stomaco.
E aiuta anche i propri amici, che continuano a investire un po’ del loro tempo in questo tipo di attività gratuita e per questo particolarmente preziosa.
Ciao!
Rispetto alla volgare carnalità dei mammiferi, gli uccelli (strettamente imparentati coi rettili e quindi teroricamente genere inferiore) ingentiliscono i loro rituali riproduttivi con armoniose vocalizzazioni (non tutti: i piccioni si limitano ad un ripetitivo patetico verso ingrossando le piume del collo a mimare un certo qual turgore, ma 9 femmine su 10 svolazzano via dopo averli mandati a girare).
A noi umani piace equiparare questo incessante richiamo alla nostra esperienza di innamoramento; ma probabilmente ai volatili manca il vissuto del desiderio frustrato e nulla essi sanno delle mille stucchevoli sfumature che l’homo sapiens riversa nella disperata ricerca della mulier sapientissima (che anch’essa spesso e volentieri svolazza via con fare sprezzante).
Esaurito questo excursus etologico, troverei un’occasione persa non dire anch’io la mia sul
dilemma (che Greg Lake ben potrebbe definire “The endless enigma”) fra una sorta di placida autoreferenzialità diaristica del blogger, o il megalomanico desiderio di sentirci giornalisti in sedicesimo, trentaduesimo, sessantaquattresimo o centoventottesimo a seconda del livello di autostima o autocritica.
Devo dire che le parole di Carlo le avrei potute scrivere, identiche, più di una volta. E forse con motivi ancora più stringenti dei suoi. Perchè una vita in perenne zona retrocessione te la vivi continuando a lottare, ma non è che poi tu muoia dalla voglia di raccontarla. Allora la lasci dietro l’orizzonte e le dedichi caste e timide allusioni come per dire che chi guarda il mondo non lo guarda da una turris eburnea totalmente isolata. Ma senza entrare troppo nel merito di come passi le tue giornate e di come occupi il tuo tempo prezioso ed irripetibile.
E’ certo che tenere un blog (oggi che su Facebook e su Twitter puoi gigioneggiare con ridicoli rinunciabilissimi particolari della tua vita privata e con fulminanti sprazzi di imbecillità nei casi peggiori, Oscar Wilde direbbe “Non è obbligatorio però aiuta”) non può più essere un esercizio di tipo prettamente diaristico fine a se stesso.
Quella razza in decremento (qualche fanatico di Facebook la definisce addirittura “in estinzione” e il mio fantozziano edicolante chioserebbe “Pian int’il curvi”) dei bloggers ha una grossa responsabilità nel coltivare ancora la voglia e il gusto di ragionare, argomentare, prendendosi il tempo e la fatica per farlo.
Per sparare opinioni apodittiche istantanee Twitter è perfetto, ma io personalmente su Twitter ci andrei solo sotto minaccia di gravi torture fisiche (e poi non ne sono troppo sicuro)
Preferisco mettermi lì e, come è capitato per il mio post sulla querelle Grillo-Tavolazzi, metterci quasi quattro ore dal desiderio di scriverlo all’edit definitivo, dopo aver letto tutto il leggibile, riflettuto su tutto il riflettibile e trovato un qualche equilibrio fra cronaca ed autorefrenzialità (perchè nel dare parzialmente torto a Tavolazzi debbo dirgli pur sempre “Come somiglia il tuo costume al mio” e quindi darmi torto da solo).
Sulle recenti mosse del tecnogoverno per ora taccio non per rassegnazione, e men che meno per implicita condivisione, e mi riprometto di farne oggetto di un futuribile post altrettanto meditato e documentato, perchè dire “Monti , stai leggerissimamente cominciando ad esagerare” sarebbe un’operazione di grande semplicità e sincerità ma troppo rozza per i miei gusti e le mie abitudini. Prendo comunque atto che Elsa Fornero “non distribuisce caramelle” come riferiscono i giornali di marzo di claudiololliana memoria. Nè qualcuno se n’era mai illuso, neppure quando si commuoveva nel pronunciare la parola “sacrifici”.
C’è qualcosa di eroico, sicuramente di anticonformista, nel dedicare tanto tempo alla preparazione e pubblicazione di uno scritto, solo per il gusto di introdurlo in una bottiglia da gettare nell’oceano della Rete, e con l’unica compensazione del commento di pochi ma fidati amici.
Nella gratuità di tutto questo c’è probabilmente, e indipendentemente dai contenuti, una valenza politica, oltre che estetica. Perché sottintende un fermo rifiuto di ciò che è strumentale a disegni di successo e di potere, e una laboriosa proposta di arricchimento intellettuale, del pensare e del sentire. L’otium che prende le sue rivincite su un negotium di cui è pervasa, spesso subdolamente, tutta la nostra esistenza.
Quanto alla situazione personale, poi, penso che quasi sempre le partite in zona retrocessione siano molto più avvincenti di quelle per lo scudetto, e non parliamo di quelle per la zona UEFA (se esiste ancora).
Che bella e poetica la prima parte di questa tua pagina del giornale di bordo!
Colori, suoni, accenni di emozioni si dispiegano con grande armonia, e l’impressione che il lettore (la lettrice, nel mio caso) ne riceve è di una grande godibilità.
Non mi soffermerò molto sulla seconda parte, se non per ringraziarti per le informazioni e le riflessioni che condividi con noi. Vorrei scrivere di più, ma la stagione delle foglie verdi mi mette addosso una, quasi gioiosa, stanchezza.
Grazie a te per le belle parole che ancora una volta mi rivolgi generosamente.
E altrettanto generoso ti auguro sia il tuo assecondare il fisiologico senso di stanchezza stagionale, con un riposo ancor più gioioso, senza se, senza ma, e soprattutto senza ‘quasi’!
Caspita, sono onorato, e non esagero, di averti dato – inconsapevolmente, ammetto- uno spunto di riflessione così interessente!
Del resto, forse, prima di scrivere tante cose su di un blog, dovremmo domandarci seriamente che cos’è per noi un blog, quali contenuti deve avere e quale linea editoriale, nel suo piccolo, seguire.
Poi magari sono io che sbaglio, e che, al pari di tutti i disordinati cronici, avendo la fissa dell’ordine e della catalogazione, non posso prendere parte ad un progetto che non sia ben definito, almeno nella sua intelaiatura base.
Potremmo di contro dire che un blog è un ‘contenitore’ tanto privato e personale quanto pubblico e aperto, dunque uno ci butta dentro ciò che vuole, senza seguire uno schema ben preciso, perché con i lettori giusti lo spunto per qualche bella chiacchierata lo si trova sempre. Chissà…
Ma… Dì la verità: citandomi addirittura in un tuo post, volevi semplicemente dimostrarmi che godo anche io di una certa importanza e, dunque, volevi implicitamente farmi capire che non è vero che la mia vita sia povera di aspetti meritevoli della pubblicazione. Insomma, che dovrei iniziare a fare articoli di aneddotica con maggior frequenza! 😉
Al di là dell’atteggiamento di critica razionale sull’impostazione del proprio orticello, atteggiamento che fa capo, se non erro, ad un emisfero del cervello dedicato a queste cose, e, sicuramente non erro, più alla mentalità del genere maschile, al di là di questo atteggiamento, dicevo, la cosa veramente importante è la capacità di autocritica, che permette di migliorarsi in qualsiasi campo, e orto.
Circa i contenuti, poi, penso che il diritto alla libertà dell’autore sia una condizione vitale e proficua per l’espressione e la sua qualità, e che ognuno abbia le proprie preferenze, se non vogliamo chiamarle vocazioni.
Preferenze sacrosante e degne del massimo rispetto, e dunque non soggette a sollecitazioni più o meno velate e sicuramente arbitrarie!
🙂
Ed hai ragione!
Credo proprio che alla fine tutto dipenda dalla sensibilità della persona che gestisce il blog (chissà perché ma ‘blogger’ mi sa di rumore onomatopeico di uno che digerisce rumorosamente, o ha un conato di vomito, e allora tento di usarla il meno possibile) e dei suoi lettori. Tu Franz, ad esempio, riesci a descrivere la “tua” visione della primavera in modo tanto coinvolgente che effettivamente merita di essere raccontata; o, ancora, tiri fuori dalle corse a bordo del suo taxi in giro per Bologna veri e propri spaccati di vita vissuta degni di stare in un romanzo…
Personalmente non godo di una simile sensibilità e non saprei mai trasformare “pezzi” di vita quotidiana in un qualcosa che possa essere raccontato in modo da suscitare empatia e, quindi, riscontro di chi legge, o magari addirittura dibattito. E allora, più prosaicamente, mi affido ai dibattiti politici, così irsuti, spigolosi e spinosi che contengono già loro il germe del confronto.
Quanto all’orto: i fagioli borlotti piantati un mesetto fa iniziano ad essere verdi e rigogliose piantine! 🙂
Fermo restando il sacro principio di non ingerenza, ti faccio natare però che nell’ultimo post hai …’osato’ suscitare la conversazione su un fatto della tua vita di tutti i giorni, con esiti altrettanto interessanti.
Dunque non sottovalutare anche questa tua capacità: il blog ne risulterà più vario e ricco.
E, naturalmente, continua la rivoluzione più importante, che è quella dell’orticultura! 🙂