Mission: Impossible

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I bagagli sono già quasi pronti: in mattinata alle otto e mezza l’amico Roberto passerà a prendermi come un salvatore dalla morsa di caldo soffocante che, dopo diversi giorni di relativa tregua, si è impossessata nuovamente di queste zone, per portarmi a ritrovare (come sempre per me) i luoghi delle Dolomiti bellunesi, e gli amici, presso cui affondano le radici di molti miei antichi e fondamentali ricordi.
Una settimana di vacanza e di salute, non un giorno di più quest’anno, e domenica sera, al ritorno, subito in sella alla Cavallona per riprendere il lavoro.

Eh già: le settimane estive di transizione fra la fine dell’annata scorsa e l’inizio della prossima, oltre a farsi notare per la brutta sorpresa di un caldo asfissiante e continuo, mi hanno preannunciato senza mezzi termini, relativamente alla prossima, quale ne sarà il registro. Se quella appena archiviata è stata caratterizzata da un cammino solitario e un po’ austero di recupero e introspezione, con grande attenzione al riposo, all’alimentazione e alla salute, mi aspetta ora molto chiaramente un nuovo tuffo nell’attività, anzi, per evitare qualsiasi poetico fraintendimento, nel lavoro.
E sarà una scelta obbligata, per un poderoso crescendo rossiniano di tasse, spese ordinarie e straordinarie, in calendario di qui a gennaio, che mi obbligheranno a un cambio di marcia nella quantità di ore quotidiane di lavoro, se voglio evitare la bancarotta.

L’evidenza di tutto questo si è manifestata piuttosto rapidamente, e insieme ad essa i primi miei prolungamenti di orario lavorativo, abbastanza proficui nonostante le giornate tradizionalmente morte o quasi, quanto a richieste di servizio taxi da parte di una città avvolta da una quiete irreale.
Ma il destino a volte sembra divertirsi a spaventarti, a mettere alla prova la tua calma e controllo dell’ansia.
Dapprima ci si è messa la Cavalla, con strappi in accelerazione, a volte così forti da fare accendere una spia sul cruscotto e, in certi casi, a commutare l’alimentazione da metano a benzina. Era già successo molto tempo fa, come forse qualcuno si ricorderà, e il problema fu risolto con la sostituzione di un iniettore. Ma allora ero ancora in garanzia, mentre questa volta la spesa, ovviamente molto salata, sarebbe a carico mio, proprio ora nel momento meno opportuno e meno desiderato.
Chi la slunga la scampa, diceva il saggio, e le vacanze sono vicine: cerchiamo di resistere. E così ho trovato la strategia per minimizzare il fenomeno: tenere il motore sempre su di giri in seconda e in terza marcia. E sono riuscito a condurre in porto senza guai, soltanto un po’ di apprensione, un paio di giornate di lavoro.
Ma il peggio doveva ancora venire.
Giovedì 16 agosto, primo giorno di apertura della cassa dell’officina Co.Ta.Bo., mi sono presentato per pagare il conto della sostituzione delle quattro gomme, notificatomi via sms, e, già che c’ero, dopo aver aspettato invano la similare segnalazione un paio di mesi , anche quello della riparazione della carrozzeria dopo il tamponamento subito in una disgraziata serata d’aprile.
Aver ricevuto dall’assicurazione un assegno di circa mille euro mi aveva tranquillizzato, ahimè ingenuamente, circa il buon esito di quella brutta storia, con tanto di testimone volontario che dopo aver firmato la sua dichiarazione si era reso irreperibile.
Non avevo letto con sufficiente attenzione le clausole del risarcimento, che parlavano di un rimborso al cinquanta per cento in seguito alla contrastante versione della controparte.
E così mi sono trovato debitore di altrettanto nei confronti dell’officina, e in dubbio, almeno fino al ritorno in ufficio della nostra efficiente, esperta e gentile Barbara (lunedì dopo il mio rientro dalle vacanze), se affrontare la battaglia legale per ottenere giustizia.

Esco amareggiato e suonato come un pugile dopo un uno-due al volto, e riavvio la Cavallona.
Chi ti vuol bene si palesa nei momenti di sconforto: quasi miracolosamente, e nonostante anche un nuovo pieno di metano avesse spento la speranza che all’origine del malfunzionamento fosse solo la cattiva qualità di un rifornimento precedente, il motore si è rimesso a funzionare in maniera pressochè regolare. Grazie, amica mia! Almeno questa l’abbiamo schivata.

A casa faccio e rifaccio i miei conteggi, al computer su un foglio excel (anzi, per la precisione, l’equivalente in ambiente open-office). Fino a ottobre dovrei riuscire a cavarmela, salvo ulteriori accidenti, ma poi novembre e dicembre si presentano come degli autentici killer del mio conto corrente.
La risposta, la reazione, è quasi fisica, di tutto il mio organismo. Una sfida, il senso di energie moltiplicate per far fronte all’emergenza, la voglia di lasciare gli indugi e scendere in battaglia.
E così, venerdì affronto la prima vera giornata di lavoro extra-large quasi elettrizzato da un piacere nuovo, che sa di vita vissuta, strada, tempi lunghi, attività, esperienza, e forse affermazione, soluzione, successo. Mi sento come più vivo e sereno che mai, e anche, stranamente, molto più disponibile a contatti positivi con i colleghi, e sorpreso dalla relativa facilità, dipendente non solo dalle lunghe attese ai posteggi in queste torride giornate, ma evidentemente anche da una mia insolita propensione.

E mi dico che la vita è strana, ma certe regole per affrontarla al meglio mi sembrano ogni giorno più evidenti.
Non siamo noi a costruirci la strada, ma è la strada stessa che sceglie noi, e ci viene indicata, anche quando sembra andare in direzione ostinata e contraria alle normali aspettative.
Nei prossimi mesi una quantità impressionante di mie energie, quelle che andavo inseguendo da parecchio tempo in attesa di un rinnovamento spontaneo, saranno immolate al lavoro, anziché a nuovi orizzonti sorprendenti, gioiosi e creativi; eppure, sento che percorrere questo cammino obbligato sarà quasi un piacere, lo stesso che si prova assecondando le normali pulsioni fisiche, come il sonno o l’appetito.
Imparare a non spaventarsi mai. Ad affrontare ogni giornata, ogni periodo, con attenzione acuta e fiducia totale, e la sicurezza che, seguendo sempre la tua privata stella polare che hai imparato a distinguere, quella che qualcuno chiama karma, nessun male potrà colpirti davvero.

Se verrete a trovarmi su queste pagine anche nei prossimi mesi, resta inteso, non mancherò di tenervi informati.
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Immagine da: http://www.nonsoloprestiti.com/227/chiuse-altre-due-banche-negli-usa/

Informazioni su Franz

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18 risposte a Mission: Impossible

  1. RosaOscura ha detto:

    Sono tempi duri per tutti gli italiani … Si cerca di “sopravvivere”, non più di vivere!
    Forza e coraggio, amico mio!

    Abbracciatona maxi!

    Giò

    • Franz ha detto:

      Sono tempi duri, certo, ed è amareggiante assistere a una spoliazione di ricchezza e diritti finalizzata solo al salvataggio del mondo delle grandi banche, e rovinosa per la società e per l’economia stessa.
      Ma anche in queste condizioni è possibile, e aggiungo doveroso, cercare non di sopravvivere, ma di vivere, ogni giorno più intensamente.

      Abbracciatona iper!

  2. Riri52 ha detto:

    Vivremo in modo diverso. Ormai è chiaro, abbiamo bisogno di tutte le energie per sopravvivere a quello che accade ora, a livello economico. La benzina a 2 euro è già un allarme abbastanza forte per chi , come te, con la benzina ci lavora, anche metano, ma sempre carburante è. Vedrai che ce la farai in ogni caso! Come tutti., come sempre! Un saluto Riri52

    • Franz ha detto:

      Vengono tempi adatti solo a chi ha fatto proprio l’insegnamento della decrescita, cioè la libertà dalla schiavitù del consumismo, l’aver capito che il benessere vero non si compra in un ipermercato. E questo fatto, in fondo, rende interessante anche questa drammatica crisi.
      Grazie per l’augurio personale e la positività del tuo commento, e buona settimana rinfrescata!

  3. Terry ha detto:

    ….. vrommmmmm…… puf pant uffff urgggg ahhhh….. ciao

    • Franz ha detto:

      Rombi, affanni, ruggiti, stridori & co. sempre graditi, soprattutto in funzione di quel ciao in cui sfociano.
      Ovviamente ricambiato, anche se, da parte mia, senza effetti speciali.

  4. TADS ha detto:

    ciao Franz,
    lavoro duro quello del tassista, duro, snervante e insidioso, credo comunque che tra stelle polari reali, virtuali e magari pure il navigatore… riuscirai sicuramente a non perderti… capisciamme 😀

    TADS

    • Franz ha detto:

      Grazie per l’augurio e la quasi-profezia positiva che mi dedichi, caro TADS.
      Il cosiddetto rischio d’impresa, in un lavoro come quello del tassista, a volte regala angustie di vario livello, ma l’altra faccia della medaglia, che si chiama libertà, è un compenso sempre di gran lunga superiore.
      Ciao!

  5. lucarinaldoni ha detto:

    Quando penso al buon Ernesto Calindri, uno dei sublimi attori teatrali che negli anni ’60 si prestavano con signorile autoironia ai rituali della pubblicità, col suo tavolino in mezzo al traffico di Piazza Duomo che sorseggiando un Cynar riusciva a combattere il logorio della vita moderna che, allora era (per dirla alla bolognese) “roba da rèdder”, mi chiedo quale cocktail a base di taurina, cocaina, analgesico, ecstasy, anfetamina bisognerebbe sorbire per ottenere lo stesso balsamico effetto.

    Nè mi sfugge che la reprise della suddetta pubblicità, ad opera di Elio e le Storie Tese, si concludeva con il decollo a bordo di un’astronave a forma di carciofone forse, chissà, “verso un paese dove buongiorno vuol dire veramente buon giorno”, che nei suddetti ’60 qualcuno identificava con l’Unione Sovietica con una leggerissima approssimazione per eccesso.

    Più che di “logorio della vita moderna” oggi parlerei senza mezze misure di una corsa ad ostacoli, dove se gli ostacoli sono di misura acconcia l’adrenalina sale e si rilancia costantemente la sfida; se gli ostacoli sono di misura disumana e, come quasi sempre accade, progressivamente spostati verso l’alto, non è più un 400 hs dove, ognuno con i suoi mezzi magari arrivando a pezzi, la quasi totalità dei concorrenti taglia il traguardo; è una competizione di salto con l’asta dove la metà va fuori alla quota d’entrata e viene siglata s.m. (Senza Misura o forse Sostanzialmente Morto).

    Casa, lavoro, assistenza, istruzione, minimo vitale economico (per la mala genìa di burocrati che, con un silenzioso colpo di Stato o quanto meno un bonario commissariamento della BCE governa l’italico stivale da ormai una quasi gravidanza) non sono più diritti ma obiettivi da inseguire.

    Mi sembra che questo tuo nonostante tutto vitale e vitalistico post faccia il paio con la meravigliosa utopia di Minimaliano che parla di ottimismo della volontà anche a rischio di passare da fessacchiotto.

    Ma gli interminati spazi e i sovrumani silenzi delle Dolomiti ti metteranno in condizione di affrontare l’Autunno Caldo con piena cognizione di causa.

    • Franz ha detto:

      Come sempre lucido e ricco di chiavi di lettura della realtà, questo tuo contributo. Belle in particolare le immagini mutuate dall’atletica leggera.
      L’atletica della vita sembra farsi in realtà sempre più pesante, ma accettare la sfida, pur coscienti dell’urgenza di riscrivere le regole del gioco, è una necessità inderogabile e per tutti, che però non vieta di usare le proprie dotazioni di intelletto e fantasia proprio per uscire dal tunnel in cui, personalmente e socialmente, ci stanno cacciando ogni giorno di più.
      Da parte mia spero di caricare al massimo le batterie qui fra i monti, quelli con la m minuscola ma i soli degni di contatto e ammirazione…

      • lucarinaldoni ha detto:

        C’è, implicito ma chiaro nella tua replica, l’invito a tutti (te stesso compreso, e da parte mia lo estenderei ai miei concittadini che pensano che basti cambiare classe dirigente perchè la città all’improvviso e come per magia decolli) a tornare a farsi protagonisti attivi nelle piccole cose, anche le più insignificanti e banali, per ricostruire un “fare politica” che non sia più un Privilegio di Casta ma una competenza condivisa e generalizzata di cui i politici eletti dovrebbero essere i terminali attenti e responsabili.

        Senza lamentazioni, geremiadi e vittimismi. Cerchiamo di ricordare dai racconti dei padri e dei nonni com’era ridotta l’Italia nel 1946 e come in meno di 15 anni sia riuscita a diventare un paese moderno e prospero (e nonostante tutto, faticosissimamente, ancora lo è, o quanto meno lo potrebbe essere). Mio padre e mia madre, eccezionali affabulatori, mi hanno dipinto quegli anni come un’epopea, una saga, un qualcosa a cavallo fra storia e leggenda. Magari esagerando con l’aiuto di un principio di Alzheimer, ma non di tantissimo.

        Per Parma il dopoguerra è già cominciato, ed è un dopoguerra pieno di incognite e di difficoltà perchè non ci sono più i parmigiani di una volta e sarà un’impresa ardua assemblarne una nuova generazione all’altezza delle problematiche cittadine che non sto a ripeterti perchè credo tu le conosca.

        Per l’Italia, bah!!! La metafora più adeguata è quella da me già usata di un “governo Badoglio” con l’unico problema che l’aspirante duce è ancora sulla piazza. Non gli auguro nessun piazzale Loreto, ma una dorata vecchiaia godendosi i suoi meravigliosi nipotini quella sì.

        Il commento potrebbe andare avanti all’infinito quindi lo taglio arbitrariamente qui.

        Buone Dolomiti.

      • Franz ha detto:

        L’epopea di un nuovo dopoguerra che in qualche modo, forse sbiadita, forse incerta, sta conoscendo la tua città, potrà diventare anche quella dell’intero Paese.
        Come ripetutamente dicevo, sarà così se solo lo vogliamo, e se ci crediamo, e se ci lasciano andare a votare, cosa tutt’altro che scontata qualora i sondaggi facciano paura al duce bocconiano.

  6. Nuovo Maestro Poli ha detto:

    “seguendo sempre la tua privata stella polare che hai imparato a distinguere, quella che qualcuno chiama karma, nessun male potrà colpirti davvero” è un passo bellissimo.
    E’ ancora più esaltante per me che leggo, se la “privata stella polare”. alla quale alludi sono io (“polare”, da “Poli”).
    Ciao pargolo
    Poli

    • Franz ha detto:

      In qualche misura l’attribuzione è appropriata, visto che i primi strumenti di navigazione e di individuazione di quella stella provengono, da tempi ormai sempre più lontani, proprio da alcuni dei tuoi insegnamenti!

  7. amanda ha detto:

    giusto ieri salendo sulla tofana di Rozes mi domandavo “Ma Franz quest’anno niente Dolomiti?”
    ecco la risposta, buone camminate

    • Franz ha detto:

      Grazie cara Amanda. Non sono distante dalle Tofane, anche se quest’anno i miei incontri ravvicinati sono stati finora con altri gruppi montuosi.
      Sarebbe bello una volta incontrarsi per sentieri ai piedi di questi plastici giganti rosati…

  8. Milvia ha detto:

    “Vivere una vita non è attraversare un campo”: una citazione che prelevo dall’ultimo articolo che Paolo Nori ha pubblicato su Libero (eh… Libero, lo so, purtroppo) e che Paolo Nori ha a sua volta prelevato da una poesia di Pasternàk. E mi vien da pensare che la vita a volte, e forse sempre, è invece proprio come attraversare un campo: minato, però. Una sfida, quindi, che si può affrontare paralazzindosi, non muovendo un passo, e rinunciare a vivere…senza se e senza ma, o accettandola, e inoltrarsi sul terreno insidioso, con la consapevolezza che, sì, potresti pure saltare per aria, ma che è meglio incamminarsi, piuttosto che rimanere fermi a bordo campo. Affidandosi all’istinto, a un pizzico di fortuna, e, soprattutto, alla positività interiore che dobbiamo sempre, per quanto a volte ci sembri faticoso, continuare ad alimentare.
    Di atteggiamenti ricchi di positività mi sembra tu sia ricco (ricchezza non monetaria, ma ben più preziosa), e questo articolo ne è un’ulteriore testimonianza. Ricchezza che riesce a contagiare chi ti conosce e chi ti legge ( e quanto ce n’è bisogno, di questo contagio…)
    Le “mission impossible” sono sfide che stimolano la crescita personale, e affrontarle con il giusto spirito è già come avere fra le mani una gomma, per trasformare “impossible” in “possible”.
    È questo che ti auguro, caro amico, e sono certa che dalla tua missione uscirai indenne e più forte che mai.
    E mentre in queste ore ti stai avvicinando ai tuoi amati luoghi dolomitici, ti auguro pure che i prossimi giorni siano per te sereni e limpidi, gioiosi e riposanti.
    Un abbraccio di affetto e stima.

    • Franz ha detto:

      E’ molto bella l’immagine del campo minato, cara Milvia, e corretta la ricetta per attraversarlo; vorrei sottolineare però che, fra gli ingredienti che citi, la ‘positività’ e la ‘fortuna’ sono parenti stretti, anzi direi che la prima può in certi casi trasformare la seconda in una forma di ‘normalità’, tuttavia molto particolare, perché foriera di successo (riguardo il proprio cammino più autentico).
      Ti ringrazio del calore e della vicinanza che dimostri ancora una volta nei miei confronti, vicinanza più che mai ricambiata, anche se questa volta scrivo in una notte alpina, dopo aver assistito al tradizionale concerto del locale coro San Vito, capace ogni volta di pizzicare le corde dell’emozione.
      Un saluto e un abbraccio a te!

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