L’esodo: 4- Lungo la Spagna mediterranea

(Diario di un esule – 6) .

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La notte non è stata delle migliori… per mia assoluta dabbenaggine: ho smaniato per il caldo senza cercare, non ci voleva molto (e c’erano esposte anche le istruzioni!), il termosifone seminascosto e la relativa manopola.
Ma almeno mi sono alzato in anticipo rispetto ai due giorni precedenti.
Mi colpisce la lentezza con cui si fa giorno: sono le sette e mezza quando esco dalla camera e questo è il quadro che mi si presenta

1 alba

poi, ragionando, mi rendo conto di aver viaggiato fin qui sempre verso Ovest e nell’ambito dello stesso fuso orario.

Questa volta la porta principale è aperta sul salone della colazione, animato da alcune cortesi signore che lo sovraintendono e da diversi clienti che, senza fretta, si dedicano al cibo e alle bevande, il tutto, come immaginavo, proposto in grande varietà e senza limiti di consumo.

2 colazione

Questa è la prima versione del mio “petit déjeuner”, a cui si aggiungerà qualche giro supplementare, vuoi per arricchirlo, vuoi per imboscare furtivamente un po’ di merenda dentro il marsupio che, in queste occasioni, svolge egregiamente il suo compito.

Quando è il momento di riaccendere il motore, mi sento piacevolmente carburato, a parziale compenso del riposo non felicissimo.
Pochi chilometri mi separano dal confine spagnolo, che mi si presenta con un imponente slargo della carreggiata:

3 Spagna

Come ieri, nessun controllo di sorta alla frontiera.
L’immagine, fra l’altro, testimonia già i panorami più estesi e pianeggianti che faranno da sfondo all’intero tragitto odierno fino ai dintorni di Valencia.

Mi sento, tutto sommato, in buone condizioni anche oggi, tanto è vero che per la prima volta in questo viaggio decido di accendere l’autoradio, come immortalo in questa fotografia (un po’ mossa…)

4 autoradio

Seleziono musiche con echi locali (testimoniate dalla presenza frequente dell’organetto, anche in arrangiamenti moderni), ma non mi dispiace soffermarmi anche su voci che parlano, tutte esclusivamente e velocemente, la lingua catalana.
Di tale idioma conoscevo soltanto le poche parole d’auguri che, dopo averle tradotte automaticamente, invio solitamente per il suo compleanno a una mia amica di Barcellona, conosciuta camminando lungo la via Francigena. E mi dava la sgradevole impressione, con tutti quei termini tronchi d’accento e come mozzati in fondo, di essere la lingua di Paperino nei cartoni animati.
Invece il relativo ascolto dal vivo mi sorprende e mi affascina: evidente parente dalla lingua spagnola e di quella francese, è come se evitasse gli eccessi di focosità della prima e quelli di sensualità della seconda.
Tre quarti dell’itinerario odierno si svolgono in Catalogna e l’impressione di orgoglio locale che mi suscita è davvero grande: tutte le insegne e anche i pannelli autostradali fanno pensare di non essere affatto in territorio spagnolo.

A un tratto, la colonna sonora propone un brano classico che, a sorpresa, mi emoziona e commuove intensamente. Si tratta di “Penny lane” dei Beatles, cantata e arrangiata con la loro consueta disarmante semplicità, come se si trattasse di una canzonetta senza pretese. Non l’avevo mai considerata fra le grandi, ma devo ricredermi e ancor di più ora, che (poco fa) ne ho voluto leggere la traduzione del nostalgico testocomposto da Paul McCartney.

La compagnia della radio mi fa giungere presto a un bivio importante:

5 bivio

proprio quello per chi deve dirigersi nel capoluogo o, per dirla con loro, nella capitale: Barcellona.

Proseguo ancora, fino a una piacevole area di sosta,

6 panca
in cui decido di accendere per la prima volta il telefono in terra di Spagna.

Poi riparto e, dopo qualche chilometro, gli occhi si posano con sorpresa sulla temperatura esterna segnalata dal cruscotto:

7 18 gradi

Diciotto gradi! Non credo proprio che in questo momento, alle undici e trentacinque del 29 dicembre, nella destinazione finale di questo lungo viaggio fino al Nord di Tenerife, ci sia una temperatura molto diversa.

Sono già sicuramente oltre la metà percorso quando mi concedo la sosta rigeneratrice in un’area di servizio.
E qui, per prima cosa, vado a issarmi su un alto blocco di cemento per riprendere, laggiù, il mare luminescente, che oggi, a differenza di ieri, non si nasconde.

9 mare2

Ecco l’esterno dell’autogrill:

10 autogrill

ed ecco un particolare… scorcio dell’interno (un viaggio è fatto di tante diverse situazioni, no?)

11 cesso

Grazie al grande anticipo rispetto alle abitudini alimentari spagnole, trovo con piacere la grande sala bar-ristorante semivuota.
Posso consumare la mia merenda (l’appetito ovviamente non è molto), accompagnata da un succo di frutta d’uva, in santa pace

12 merenda

e, a seguire, un rigenerante “café solo”, cioè un normale espresso.

Dopo la sosta, anche la guida sembra meno stressante; ogni tanto, senza distrarmi troppo dai comandi, tento degli scatti volanti al paesaggio, con esiti che si riveleranno in gran parte da cestinare.
Ma non in questo caso:

13 panorama

o in questo, dove, ancora una volta, appare lontano il Mediterraneo:

14 mare3

Intanto, la temperatura esterna non finisce di sorprendere, coi suoi

15 21 gradi

ventuno gradi e mezzo!!!

La città di Valencia ormai è raggiunta, ma il mio albergo si trova in prossimità dell’ultima relativa uscita, sulla diramazione autostradale verso Madrid.

Cinque ore e un quarto, alla fine, è il tempo di guida impiegato per percorrere questa terza tappa, fino all’imponente hotel-ristorante che mi ospita, in questa sua attigua dependance:

16 hotel

e questa, come sempre per finire, è la mia comoda e silenziosa stanza,

17 stanza
dotata, come ho immediatamente verificato, di un termosifone comodamente regolabile…!

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L’esodo: 3- Lungo la Francia mediterranea

(Diario di un esule – 5) .

.Il panorama dalla finestra della stanza, con le luci del mattino, è forse ancora più bello.

1 alba

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Ieri sera (è sempre appena mi corico che affiorano i possibili allarmi), mi ero reso conto di dover economizzare, lungo le autostrade, con la batteria del telefono, unico strumento di contatto col mondo e, soprattutto, di navigazione, oltre alle indicazioni stradali. Sono sceso dal letto, ho riacceso il computer e vi ho salvato una serie di immagini tratte dal percorso evidenziato su Google Maps.

A differenza di ieri, comunque oggi mi sono alzato con la sensazione d’aver riposato molto profondamente: un’ottima prerogativa per questa seconda tappa, che mi porterà fino al confine con la Spagna.
Son già quasi le otto e mezza quando vado a far colazione nell’attigua sala; ad accogliermi il proprietario, figlio del signore che mi ha accolto ieri, un tizio dai lineamenti forti e decisi in un bel volto giovanile:
“Si accomodi, oggi c’è solo lei, cosa le preparo?”
“Un tè caldo al limone, grazie.”
Sulla tavola imbandita, ogni ben di Dio, in tema di dolciumi; non mi tiro indietro e, con l’aiuto del tè e del succo di frutta in caraffa, faccio un’insolita scorpacciata di calorie e di gradimento.
In sottofondo, altrettanto piacevoli brani musicali rilassanti, intramezzati, curiosamente, da chiacchiere apparentemente in lingua russa: scoprirò poi che la moglie dell’albergatore è ucraina.

Quando poi vado a pagare il conto, lui mi chiede dove sia diretto e, dopo aver ascoltato con ammirata sorpresa il mio piano di viaggio, m’inonda con le sue considerazioni e ricordi su Tenerife, datati di una decina d’anni fa dunque, concordiamo, solo parzialmente attuali.

Una volta uscito, percorro a piedi i duecento metri che mi separano da Ezechiela, la mia fedele compagna a quattro ruote… nella speranza di ritrovarla integra.
Nuvoloni grigi offuscano una parte del cielo.

2 alba grigia

Poi mi concedo un altro paio di scatti fotografici verso il mare e faccio bene, perché la tappa odierna, pur correndo vicino all’intera costa mediterranea francese, non offrirà più alcuno scorcio marittimo.

3 costa

4 porto

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Ed eccola là, la bianca Ezechiela, tranquilla, allineata

5 Ezechiela

e senza segni di manomissione (ma in fondo non lo temevo).

In breve tempo, con l’aiuto delle sole indicazioni stradali, varco il confine, senza alcun controllo o difficoltà.
Sono espatriato, in Francia (per ora).

6 Francia

L’intera costa provenzale mi concede un crescendo di luce di sole in un cielo ora completamente terso:

7 strada assolata
ne rimango sorpreso, mentre sensazioni di profondo benessere cercano di farsi riconoscere alla mente sempre guardinga e diffidente.
A causa dei miei nuovi propositi di economia della carica, rimando a lungo il momento di accendere il telefono (per verificare anche se si attiva il cosiddetto “roaming”): le indicazioni stradali sono più che sufficienti e mi permetteranno di procedere, molto a lungo e senza problemi, addirittura con la costante indicazione finale di “Barcelona”.

Il traffico, qui in Francia, procede in modo evidentemente molto più ordinato e tendenzialmente rispettoso dei limiti che sulle nostre strade. Secondo una regola da noi sistematicamente disattesa, fra l’altro, le vetture tendono a occupare la corsia a destra più libera. Al di là della maggiore o minore simpatia, sulle strade il popolo francese mostra un senso civico a noi, creativi ed egoici, purtroppo ignoto.

L’indicazione che, per le direzioni verso Barcelona, bisogna prendere la prossima deviazione a destra, è chiara; mi aspetterei che l’importanza di tale bivio comporti nuovi avvertimenti; per questo motivo, nonché per la visuale offuscata da un camion che mi precede, manco la deviazione e mi tocca procedere fino alla prossima uscita, dove finalmente sarà il telefonino, ancora a piena carica di batteria, a guidarmi.
Mi farà rientrare in autostrada in senso opposto, ma per la consueta ritrosia di Google verso le inversioni a “U” (anche su strade normali), mi guiderà attraverso stradine sperdute che, altrimenti, mai avrei percorso in vita mia, né mai più, presumibilmente, percorrerò.
È certamente il caso di immortalare questa stranissima situazione!

8 strada improbabile19 strada improbabile2

Le ore passano e, anche se l’appetito non è molto, la necessità di una sosta s’impone.

10 autogrill

L’interno di questo autogrill è un mondo (la foto, effettuata volutamente senza ritrarre persone, non rende l’eterogeneo popolo di frequentatori).
Rispolvero le mie conoscenze di lingua francese per superare diverse difficoltà (apertura della teca con la proposta gastronomica che mi interessava, ricerca delle posate e del forno per riscaldarla, della cassa per pagarla, ricerca vana di una birra e poi di una decente alternativa), finalmente

11 pasta

posso consumare una pasta con le olive assurdamente buona.
Anche il caffé, finita la pastasciutta, bisogna conquistarselo, ma un giovane nero di pelle, in uno dei molti banchi sparsi lungo i bordi dell’edificio, di lì a poco mi servirà un discreto “espressò”.

Le due ore di viaggio che mi separano dall’arrivo saranno contraddistinte da un cielo molto nuvoloso.

12 grigiore
Poche cose degne di nota, salvo un po’ di stanchezza, crescente col passare delle ore di guida (che oggi saranno circa cinque e mezza per cinquecentocinquanta chilometri). Riflessi un po’ meno brillanti e sensazioni, proprio come il cielo, meno luminose.

Il navigatore mi fa evitare la prima uscita verso il centro di Perpignan e, mentre i pannelli autostradali indicano (ora anche in lingua catalana) il rapido avvicinarsi del confine spagnolo, mi fa uscire in una zona piuttosto desolata, dove in breve tempo raggiungo il mio albergo.

13 b&b
Si tratta di una struttura assolutamente non presidiata: in seguito al “check in” telematico effettuato ieri, poche ore prima dell’arrivo mi sono stati inviati il numero e il codice di accesso della stanza.

Il meccanismo funziona e mi ritrovo dentro una camera decisamente più sobria rispetto a ieri, ma la cosa non mi dispiace.

14 camera

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La cosa che invece mi dispiace, anzi che mi preoccupa molto, è che non vi trovo alcuna indicazione per il wi-fi; senza connessione a internet la vita è dura…
Torno immediatamente a uscire (evitando il rischio di lasciare il telefono con i codici di accesso chiuso all’interno!), alla ricerca di una soluzione.
E la trovo, nella fattispecie di uno sportello con operatore telefonico specializzato che, dopo lunghi preamboli automatici in inglese e francese, e dopo una prima caduta della linea, mi concede ascolto, spiegandomi che il numero della porta e il relativo codice sono anche le chiavi d’accesso alla rete.
Così, anche questa sera posso senza intoppi scrivere e pubblicare questa nuova pagina di diario.

E qui, a differenza di ieri, c’è di bello che Ezechiela potrà riposare vicino al suo padrone, proprio al di là della finestra…

15 ez

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L’esodo: 2- Verso il confine

(Diario di un esule – 5)
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Ore nove e un quarto: è il momento tanto agognato:

1 cancello
Il cancello si apre e l’avventura può avere inizio.
A dir la verità, come ogni evento prefigurato con grande solennità, la realtà finisce quasi sempre per vestirsi di un abito di normalità e, nella fattispecie, il pensiero si preoccupa soprattutto di affrontare al meglio le incombenze di guida dei primi chilometri cittadini.

La notte di sonno, chissà forse per qualche strascico digestivo del pranzo all’ARCI, non è stata delle migliori: ho la strana impressione di avere il fisico rilassato ma la mente appannata.
Questa sgradevole sensazione mi accompagnerà per tutta la mattinata, in cui la concentrazione alla guida non lascerà posto a stati d’animo più piacevoli.

Google Maps, come già sapevo, mi fa percorrere gran parte del tragitto emiliano dell’Autostrada del Sole, avendo deciso che, per puntare sulla Liguria, è meglio arrivare fino a Piacenza.
Un po’ di foschia sulla Pianura Padana insiste poco tempo, per poi lasciare il campo a una timida e non fredda giornata di sole.
Il traffico è tranquillo e mi permette, mentre guido, di immortalare la situazione.
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2 autostrada
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Passano i chilometri, passano le ore, senza episodi degni di nota.
A Piacenza l’itinerario si orienta dapprima, per lungo tratto, verso Torino, poi finalmente si decide a dirigersi verso l’Appennino per puntare verso il mare.

Ho in mente di concedermi la pausa-pranzo fuori dall’anonima atmosfera degli autogrill, andando invece a cercare un qualche localino di paese; tengo duro alla guida fino alle prime propaggini, uscendo al casello di Masone, che è già in provincia di Genova.
Un paio di trattorie lungo la strada sono chiuse per le festività; mi addentro allora nel paese di Campo Ligure, dove, oltre alla sorpresa di immergermi
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3 paese
in uno dei mille borghi semisconosciuti della bella e infelice Italia che mi accingo a lasciare, ho anche la fortuna di trovare un “bar-buffet” aperto.
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4 buffet.
Il mio fisico reclama uno dei miei pranzi taumaturgici: insalata iniziale e poi una pastasciutta: ovviamente… ottime trofie al pesto, belìn!
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5 pranzo.
Birra media e caffé lungo completano l’opera di ricarica psicofisica, in un ambiente un po’ spoglio e frequentato da pochi avventori, educati, così come la gestrice, una giovane mamma un po’ tracagnotta.

All’uscita torno a immortalare un viale di questo paese, finora sconosciuto, che oggi mi ha accolto e nutrito.
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6 paese bis.
E si riparte, con ben altro tono psicofisico.

Eccolo, laggiù, il mare, che d’ora in avanti costeggerò fino a Valencia:
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7 il mare
Dal lato opposto la collina:
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8 la collina
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Le temperature, di tanto in tanto indicate dai pannelli autostradali (fino a diciotto gradi!), sembrano voler competere con quelle delle Canarie, di Tenerife, la meta finale di questo lungo viaggio per terra e per mare.
La meta odierna, quella di Ventimiglia, intanto si avvicina abbastanza rapidamente, ma limiti di velocità molto angusti, in questo lungo tratto appenninico, rendono la guida molto disagevole: non posso assolutamente correre il rischio di farmi impallinare da un autovelox, che nel mio caso significherebbe una lettera raccomandata vagante a un italiano ufficialmente senza fissa dimora…

La deviazione per Ventimiglia, a poche decine di metri dalla barriera di confine con la Francia, mi permette di evitare la coda di autoveicoli su più corsie che ne deriva… Se ne riparlerà domattina!
Grazie al ritrovato stato di grazia (e nonostante le cinque ore già passate alla guida) sopporto con pazienza il caos per le strade del centro storico, poi, in prossimità del mio bed and breakfast, parcheggio l’auto lungo la strada e mi concedo anche di scattare un paio di fotografie.
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9 ventimiglia 1

10 ventimiglia 2
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Nonostante l’anticipo di quasi due ore sull’orario d’arrivo indicato prudenzialmente nella prenotazione, un signore con la barbetta che avrà la mia età mi viene ad aprire, dandomi ben presto la ferale notizia: non esiste un parcheggio privato, nonostante questo primo alloggio sia di gran lunga il più caro di tutto il mio viaggio.
Come controllerò, una volta in camera, nei siti delle prenotazioni, è proprio così e la cosa è sorprendente, dal momento che mi ero proposto quella come opzione principale. Sto perdendo evidentemente dei colpi.
Mi indica giri complicati per raggiungere un parcheggio pubblico coperto, ma alla fine concordiamo che, là dove l’ho lasciata, dovrebbe riposare tranquilla tutta la notte. Anche ora, mentre scrivo, ne sono intuitivamente convinto.
“Ci sono molti bagagli in vista?”
“No, per fortuna nell’abitacolo c’è solo una scopa elettrica…” (e ringrazio il cielo di essere riuscito a far stare tutto il resto nel bagagliaio coperto).
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11 la stanza
Eccola, la mia camera: silenziosa e rilassante, benché in stile un po’ troppo ricercato per i miei gusti.
Ma il panorama dalla finestra, mentre cala la sera, non è niente male…
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12 ventimiglia 3

13 ventimiglia 4
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